Dançar o nome, antologia di tre giovani poeti brasiliani: Fernando Fabio Fiorese, Iacyr Anderson Freitas, Edimilson de Almeida Pereira. 

L’antologia, pubblicata a cura dell’Università federale di Juiz de Fora con traduzione spagnola curata da Miriam Volpe e Prisca Agustoni, presenta tre fra i più impegnati poeti brasiliani, nati tutti nel 1963, con al loro attivo numerose pubblicazioni. Ma nella loro diversità qualcosa li accomuna: la liricità espressiva, la parola quale elemento essenziale della comunicazione e il tentativo di rinnovare la poesia brasiliana, accostandola alla migliore poesia europea.

               Nelle poesie di Iacyr Anderson Freitas, autore di ben undici volumi di liriche, incluse nell’antologia, quel che si evidenzia è un tono elegiaco e quasi mitico, soffuso da elementi cosmici che generano una profonda emozione: «O invierno quer ficar contigo / nesse jardim onde um velho dorme», scrive in “Elegia” poesia-simbolo della raccolta. In essa viene introdotto il tema del tempo che scorre e sembra quasi impassibile alle azioni umane, come riprende in “Sisifo no espelho” dove afferma che «il tempo è il maggior oblio, un quadro in cui si staglia un paesaggio gracile e pesante, un vento che rende rosse le isole». Il concetto è che quasi la memoria si astrae e si assenta («a memória se ausenta»), in attesa di una rivelazione mistica e soprannaturale, in cui si fonde paganesimo e cristianità. La poesia “Ao principio” richiama al noto passo dell’inizio del Vangelo di S. Giovanni, ma il termine “mitologia” va oltre. Si tratta di una penetrazione interiore, di un compromesso: «O teu compromisso com o mundo / com Deus / com os teus semelhantes / com as formas vesgas / da eternidade».

Fernando Fabio Fiorese, autore di saggi, sillogi di poesie e racconti, è professore al Dipartimento di Comunicazione e Arti  dell’Università federale di Juiz de Fora. La sua poesia è plastica, e la parola assume una funzione determinante. La parola – per Fiorese – circola attorno ad ogni cosa. La parola permette di ricostruire il tempo passato e immaginare il futuro, quasi fosse una apologetica visione. Ma ci sono cose che stanno prima delle altre: la bellezza, il silenzio, il diluvio, la memoria. Il silenzio esisteva già quando ogni parola inaugurava qualcosa di meraviglioso. Il silenzio ha trasformato la sete in una sorgente di parole. Il paradiso è un orto di aridi frutti, ma la memoria precede ogni cosa mentre il tempo scava le viscere. Attraverso la poesia di Fiorese si evince che la parola fa quasi da legame tra tempo ed eterno, tra contingenza e immanenza, dove oblio e memoria si fondono, così come appare nella poesia “A primeira dor”: «atravessa distãncias / e sabe lembrar(ricordare) / e sabe esquecer-se (dimenticarsi) / o centro do laberinto».

Edimilson de Almeida Pereira si è laureato in lettere all’Università di Juiz de Fora, dove insegna letteratura brasiliana e portoghese. Ha pubblicato 12 volumi di poesie e numerosi saggi. Anche in questo autore la parola assume una funzione determinante. Scrive infatti in “Santo Antônio dos Crioulos”: «Há palavras reais. / Inútil escrever sem elas. / A poesia entre cãs e bichos / è também palavra». Senza parola è impossibile scrivere e la poesia è parola, parola che danza come un Maconde (indigeno del Mozambico) nella sua casa. Essendo la parola determinante nella poesia di Pereira, come negli altri due autori, possiamo definire filosofico il suo modo di esprimersi, ma di una filosofia particolare, quella della parola.

              Angelo Manitta