La duchessa Margherita Branciforti di Mondragone e altri saggi critici di Pinella Musmeci (Diafore dimenticate, Acireale, aprile 2001) 

Il volume “Diafore dimenticate” della nostra collaboratrice Pinella Musmeci è un insieme di saggi. Esso è la nona fatica dell’autrice, poetessa, saggista e critico di Acireale in provincia di Catania, dopo la pubblicazione di Il ponte d’argento, Autunno isolano, Ad un fior di bugia, Antiheroides, Verso la parità, L’orma del diavolo, Anà tòn potamòn, De Roberto e Catania, Storia di Aci, De Roberto uomo e giornalista. I vari saggi del volume comunque sono collegati da un filo conduttore: l’amore per la Sicilia e il legame affettivo dell’autrice verso il territorio che va da Acireale fino a Niscemi in provincia di Caltanissetta. Si tratta di sei saggi di varia lunghezza, ma il principale è la rivisitazione storica della duchessa Margherita Branciforti di Mondragone, vissuta tra 1775 e il 1830, e che occupa oltre 50 pagine delle 118. Il saggio, puntuale e preciso, frutto di un’approfondita e lunga ricerca condotta in alcuni archivi storici ed ecclesiastici di Napoli, Palermo, Caltanissetta e Simancas in Spagna, presenta la figura della duchessa nelle sue giuste dimensioni rispetto a quella che viene tramandata da uno dei pochissimi lavori che sono giunti sul personaggio, una storia romanzata pubblicata agli inizi del Novecento da un sacerdote di Niscemi, Rosario Disca. Ma il Disca, oltre a romanzare la vicenda, ha alterato anche alcuni dati storici,  presentando una donna frivola e lasciva. Dal saggio della Musmeci invece ne viene fuori una donna con tutti i suoi problemi, legata al suo tempo e alla sua famiglia, una donna che, sposatasi una prima volta, dopo la morte del primo marito Filippo Agapito Grillo si risposa con Guglielmo Gout, finché per ragioni familiari non è costretta da Napoli a fare ritorno in Sicilia, la terra d’origine della madre.

Tra gli altri saggi, oltre a quello sul palazzo Carcaci di Aci S. Antonio (sempre in provincia di Catania) ve ne è uno su Mario Gori, poeta di Niscemi sia in lingua e che in dialetto e di raffinato intuito, ed un altro sulla donna in Europa. Quest’ultimo traccia un profilo della figura femminile a partire dal mondo classico per giungere al mondo contemporaneo. «Oggi il modello idilliaco della ‘moglie-madre-regina della casa’, che non svolge un lavoro esterno alla famiglia, torna prepotentemente alla carica, abbellito e arricchito da tutti i fronzoli della modernità» scrive ad un tratto la Musmeci e in questo le diamo pienamente ragione. In effetti la donna, della pubblicità soprattutto, non è una donna reale e vera, ma una «falsa principessa e molto Cenerentola». Si tratta, quindi, di una presa di coscienza su certe distorsioni sociali e familiari che riguardano la donna.

Gli ultimi due saggi, anch’essi molto interessanti, si riferiscono invece a Federico De Roberto, l’autore de “I Viceré”. In essi viene presentato un De Roberto sotto l’aspetto umano, prima che letterario, con i suoi problemi personali e di salute, ma soprattutto l’uomo e il giornalista, l’animatore culturale e l’organizzatore. «Un filo invisibile, ma fortissimo tiene legati insieme tutti i saggi: è la ricerca della memoria, della verità, della bellezza, nella storia, nei fatti quotidiani, nella trasfigurazione della poesia» conclude la saggista Pinella Musmeci.

              Angelo Manitta