Ornella Cappuccini: infinità del Cosmo e bellezza della Natura in Il risveglio dell’upupa (Joppolo Editore), e in Sulle ali del sole (Poesia “Il grappolo”)

 

Le sillogi di Ornella Cappuccini “Sulle ali del sole” e “Il risveglio dell’upupa” corrono su una tematica di fondo: l’uomo che cerca di avvicinarsi a Dio, vedendo il fulcro dell’Essere Supremo nell’infinità del cosmo e nella bellezza della natura. Quindi la poesia, come afferma Shirley, «diventa figlia della natura: regolata e resa bella dall’arte, si presenta come la più armoniosa di tutte le composizioni». La poesia, «carme divino» secondo l’autrice, narra il viaggio nelle viscere dell’Io, nel quale l’osservatore del bello, che riconosce nell’Infinito l’«universale opera di Dio», è il poeta. Ma l’autrice esalta anche l’impegno sociale. Infatti dedica la silloge “Il risveglio dell’upupa” a coloro che «si adoperano di giorno in giorno alla realizzazione di una Società più equa, civile e meno egoista». L’amore così diventa simbolo della pace e, come direbbe Balzac, poesia dei sensi. Ma la stessa Ornella Cappuccini afferma che bisogna cercare affannosamente questo sentimento sublime, benché «il sole di giorno farà da guida, / la notte un concerto di stelle in piena armonia / indicherà la giusta via». Nella poesia “Il risveglio dell’upupa”, che dà il titolo alla silloge, il comportamento del coraciforme è analogo a quello della natura dinanzi alla potenza divina: «Confusa, smarrita al tintinnar di campana / soffocava ogni tipo di brama / chinando la testa all’apparir del sole / riflesso su campi sperduti di viole». Vediamo quindi un disegno psicologico-descrittivo, rivisitato in poesia attraverso l’esistenzialismo di Sartre e il parallelismo di Joyce. Nell’opera abbondano la presenza di iterazioni e di metafore, un uso frequente della rima, ma anche l’influenza dell’elegia classica come nella poesia “A Cerere”. La realizzazione di un’opera unitaria è uno degli obiettivi di fondo della Cappuccini, tanto che dedica, nella silloge “Sulle ali del sole”, dodici liriche ai mesi.

                              Angelo Manitta