Poesia e pittura, espressione di colore e sentimenti in Amelio Bertocchi (Non buttare i ricordi, Pontremoli 1999).

                Che la poesia e la pittura siano collegate tra di loro da un sottile filo conduttore, è un assioma ormai noto a tutti e non suscita meraviglia quando un poeta è anche pittore. Questo avviene anche per Amelio Bertocchi di Pontremoli, in provincia di Torino, il quale nel suo ultimo volume di poesie, “Non buttare i ricordi”, mette insieme poesia, in lingua e dialetto, e pittura. «La luce della terra di Lunigiana, con le vette bianche delle Apuane, col verde della Val di Magra, con la teoria dei tetti di Pontremoli, si trova intatta e rinnovata nella sua produzione artistica» scrive nella bella e dettagliata prefazione Giuseppe Benelli. La poesia di Bertocchi in effetti è una continua ricerca all’insegna della semplicità estetica che si apre però allo stupore del sogno. Il dialetto, in questo movimento espressivo, assume un valore essenziale, esprime la quotidianità senza sfiorare la banalità. L’uomo-Bertocchi, infatti, mostra spesso una sottile ironia, nella quale anche la malinconia diventa vita. L’ironia appare soprattutto nella poesia dialettale, come ad esempio ne “L’anvensiun” (L’invenzione), in cui la borsa di plastica, ritrovato del XX secolo, riporta all’ultima guerra mondiale. «Che se i tëdëschi da la svastica / i gh’ësun avü la bursa d’plastica / cun al cui che l’ültima guèra / a l’avrës vinta l’Inghilterra» (che se i tedeschi al posto della svastica avessero avuto la borsa di plastica durante l’ultima guerra avrebbero certo vinto l’Inghilterra). L’ironia appare anche nella poesia “An Africa”, in cui due re cannibali parlano tra di loro e quando l’uno dice all’altro di avere due generi, l’altro risponde: “Sono generi alimentari?”. Spesso la poesia di Amelio Bertocchi assume un tono favolistico, soprattutto quella dialettale, anche quando parla di cose serie. I morti? «Tüti bun / tüti bravi… / Ma i cativi? / I’en tüti vivi!». La poesia del Bertocchi non è però solo favola ed ironia, è anche sentimento. L’amore, nelle sue più delicate sfumature, fa la parte del leone, soprattutto nella poesia in lingua. Il poeta ha sentito battere a lungo il suo cuore «a lungo, tanto a lungo / che quando mi sono svegliato / avevo ottant’anni». L’amore è anche poesia «…con un po’ di cielo / un pizzico di cuore… / parla di nostalgia / racimola i ricordi / e avrai la poesia». Il Bertocchi sa porsi però anche davanti ai grandi temi dell’umanità: la felicità, la morte, la vita, la società.  «Felicità l’è na nüvlëta rosa / an funda al cèl! / Felicità iè ‘n gril / che a primavera / i cant la sera d’avril! / Felicità ièn i oci d’na ragasa / che t’ved pasèr an piasa!».

                              Angelo Manitta