L'ARTE A CERCEPICCOLA
 

 

Pur essendo di dimensioni veramente modeste, il paese ha espresso diversi artisti che, nella loro vita, hanno lasciato delle opere, siano esse di arte pittorica letteraria o di altro genere, molto apprezzate (dai compaesani e non).
Ne presentiamo qui alcune, nella speranza di poter ampliare questo spazio con il contributo di chi avesse del materiale da voler mettere a nostra disposizione.

 

Il disegno de
“La madre afflitta”

LA MADRE AFFLITTA

Questo disegno in bianco e nero fu realizzato da un ragazzo all'epoca (1966) appena tredicenne, di nome Antonio Simiele. Esso rappresenta la Madonna in lacrime sul calvario.
Il piccolo artista, pur senza alcuna conoscenza specifica, realizzava dipinti e sculture con una padronanza sorprendente.

 

 

 

 

 

 

 

PAESELLO MOLISANO

 

C'é chi ci vive e chi luntan stà

e chi a Cercepiccola vulesse riturnà.

N'amico me l'ha detto: Non fa il fesso

vienici pure tu più spesso.

 

Ci seme nat e ci seme cresciut

e po nu jurn ce ne seme iut,

ma stu paese non ce ru scurdam,

sempre inda ru cor ru purtam.

 

L'aria pura che sta qua,

ci fa a tutti friccicà

giuvn e vecchi stann a dì

ci vuleme divertì.

Abballenne na tarantella

pe la chiazza e la purtella

d'allegria in quantità

ci vuleme 'mbriacà.

 

Mo r'hann fatt comm a nu giardin,

da ru Castgliucc fino a ru funtanin.

Hanno rifatto bene ogni vicarello

rendendo Corso Umberto ancor più bello.

 

A chi non c'é mai stato faccio un appello:

Andatelo a vedè sto paesello.

A Cercepiccola c'é l'aria bona e la tranquillità,

allora su: andatelo a visità.

 

                                             

                                                   Michele Irano 

 

Roma, dicembre 2000.

 

 

 

 

ALLA CAMPANA DI CERCEPICCOLA

Da quella torre di recente eretta
Che intende far le veci dell'antica,
Suona, suona, Campana benedetta 
Per Cerce ch'è rimasta sempre amica!

Tu più non suoni per la vecchia chiesa
Che a te simile i secoli contava;
Essa era stata in parte molto offesa
Ed il fedel con tema vi pregava!

Nuova magion solenne  ormai s'eleva
Di fronte alla pianura ed al Matese;
Ma il cuore afflitto ancora non solleva 
La prece ch'ei rivoge umil, cortese.

Suona, deh suona ognor, Campana d'oro!
I dolci tuoi rintocchi in aria spandi;
Con le sorelle  intona un lieto coro
Che i pargoli commuova insiem coi grandi.

Se tu non suoni, Cerce è tutta mesta,
Chè molti figli sono in altri lidi;
Sembra che pianga, specie quando è festa
Perchè deserti sono tanti nidi.

Risorgano al tuo suono i cari Morti
A popolare le case ormai deserte,
E poi nel proprio avello ognun si porti
E polve e tele e pianto come offerte!

L'allegria tu porta a chi lavora
Nelle terre straniere assai lontane!
Piangono gli occhi e il viso di scolora
Al tripudiante suon delle campane.

Quei figli chiama e mai non ti stancare!
Infondi in ogni petto per magia
Quel dolce duol che spinge a ritornare
Che amor di Patria sia o nostalgia!

Ricorda lor l'Italia col tuo canto!
Ferisci col tuo suon chi a lei non pensa!
Essa è ricinta di un azzurro manto
E in mente a ognun la rimembranza addensa.

Suona a distesa, o mia Campana santa!
Nel paesel ridesta tu la Fede!
L'indifferenza regna e tale e tanta,
Che poca è quella gente in ver che crede!

Suona a martello quando il sole sorge,
Quando l'astro grandeggia in mezzo al cielo,
Quando al tramonto il suo saluto porge
All'uom che a Dio rivolge un dolce anelo!

All'umile preghiera tutto invita
Il popol che ti crede la più bella;
Digli che Dio tutti in Ciel convita
E che il suo nom quaggiù non si cancella!

Suona pei vivi e suona per i morti!
Tieni lontan dai campi l'uragano,
Perchè nell'arca l'uomo il pane porti
E ch'ei non abbia lavorato invano!

A sant'Antonio suona e a san Donato,
Fondi il tuo suon con quello delle trombe,
Iddio in quell'armonia sia lodato
Insiem con l'artifizio e con le trombe!

Suona a distesa, suona a perdifiato!
Tutto il Molise col tuo suono incanta!
Quando sei stanca, prendi un po' commiato
E nel silenzio ascolta chi ti vanta!

Or suona per Iddio e per Maria,
Dal paesello la mestizia togli,
Puro conserva il suon, Campana pia,
E nell'azzurro cielo il canto sciogli!

Sì, sciogli il canto e il cielo azzurro invadi!
L'agro inegual che intorno a te si stende
Allegra e i monti cupi ed i contadi!
Al vespro chiama l'uom che all'opra attende!

Torni il villan dal proprio campicello
Ché benedetto il frutto mai non perde;
Per l'erta via esorti l'asinello
Che porta legna e un fascio d'erba verde!

Dove è il periglio, tiri la cavezza!
Dai selci vivi sprizzino scintille!
Viva la gente a scalpitii avvezza
Punti il bambin le vivide pupille!

Le villanelle corrano al paese
Con in sul petto un mazzolin di viole;
Vadano in frotte a far le loro spese
Ornin le dita anelli e corniole! 

Ogni artigian riponga i suoi arnesi
E si rivesta d'abito pulito;
Più non tintinni il fabbro e sotto i pesi
Pongasi il legno ancora non finito!

Il ciabattino in piedi lieto sorga
E scarpe e subbie metta in ripostigli;
Al tuo bel suono attento l'aure porga
E contro il seno stringa i cari figli!

Il giorno poi di festa in sul mattino
Sveglia chi ancora in braccio al sonno giace;
Senta giulivo il suono mattutino
Chi del beato giorno si compiace!

Spingan le madri alla gran messa i figli,
Splendan in piazza tanti bei colori
Per cui a un prato in fiore rassomigli
Ch'offre a chi passa i suoi graditi odori!

Apra la chiesa tutti i suoi battenti,
Lucano a cento i ceri sull'altare,
L'ampia navata s'empia di credenti
Che genuflessi vogliano pregare!

Mentre il ministro a Dio Padre intento
Dice: «Introibo», chiama altre sorelle!
Cercemaggiore e il santo e pio Convento
Hanno campane pur sonore e belle.

Poi quelle di Sepino e San Giuliano
Che per le valli intessono concenti
Con voi si rendan sul ridente piano
Del Castelluccio noto a tutti i venti.

E mentre l'Ostia Cristo ver diventa,
Inno potente al ciel levate insieme,
Perché il buon Dio l'umil prece senta
E renda ferte in tutti noi la Speme.

Poi raddolcite il suono e dei devoti
Alla gran Madre accompagnate il canto:
«Bella qual sole» dicon e fan voti,
«Più bianca della luna», o giorno santo!

La mia preghiera ascolta, Iddio potente!
Salva per tempo quella gioventù
Che corre al male e il cuor ti fa dolente,
Ché più non sente amor per la virtù.

La società tu salva per pietà
Che a Sodoma e Gomorra ora somiglia
Per la lussuria e per la vanità
Ma per andar in Ciel non si consiglia!

Della tua mano senta il grave peso
Chi la morale porta alla deriva;
Se a tanto male alcun si sente offeso,
Su Te confidi e qui tranquillo viva.

                                              Venditti Michelangelo

Cercepiccola, 8 dicembre 1958.

 

 

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