IL PAESE | ||
Collocazione
geografica
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Cercepiccola è uno dei tanti piccoli comuni della Regione Molise situato negli Appennini dell’Italia centro-meridionale e più precisamente nel massiccio del Matese. E’ situato su una collina dell'Appenino Sannita a circa 680 metri sul livello del mare e domina la piana del fiume Tammaro. Ha un’esposizione a sud-est, sempre illuminato dal sole e ricco di aria incontaminata. |
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Storia e leggenda intorno alle origini e denominazioni di Cercepiccola |
Dalle lapidi dissepolte nell’agro dell’attuale comune, raccolte ed illustrate dal CARABA, dal DRESSEL e da altri archeologi, si desume che Cercepiccola era senza dubbio abitato nell’epoca romana. Probabilmente accoglieva numerose ville dei patrizi della vicina Saepinum (Altilia), tanto più che il nome del comune indica il carattere campestre e silvano del sito. |
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Le tre lapidi trascritte dalla Biblioteca Nazionale |
2515 – Lapis magnus, Celsa ( imno Cerce ) piccola LVD – in principio vici in pariete medium quarumdam Dressel – grypus fedem imponeus in lucastra vasculum.
L.
Neratio L. Prothymo sic Corona Anterus
tertius Liberti P.F. Hic situs est
Ora
si noti che la famiglia NERAZIO era di Sepino. Si conoscono due celebri: Lucio
Nerazio Prisco che fu console nell’anno 83 d.C. e fu
giure-consulto, tanto che nel digesto è ricordato 170 volte. Lucio Nerazio Marcello che fu anch’egli console e legato nella Bretagna sotto Traiano, poscia questore ed infine senatore. ___________________ 2501
– Quinto lapide a Sepino Antiquo – Cercepiccola fondo Lombardi,
contrada “ Vicende dell’incontro “.
C.
Erenuius Evidentemente, si tratta di un monumento sepolcrale. ________________________ 2530 – Propre Cercepiccola versus Cercemaggiore, contrada Vicende dell’incontro Questa
iscrizione consta di due pezzi, il primo dei quali, copiato dal Caraba
nel fondo Lombardi, non fu ritrovato dal Dressel; il secondo fu copiato
nel fondo di Giovanni La Vecchi, ove ancora si trovava, quando fu
redatto il volume IX del “Libri inscriptionum latinorum” della
Biblioteca Nazionale, ed ora esposto nel Museo Provinciale Sannitico,
sotto il numero 988 del catalogo n° 22 delle iscrizioni latine. Si tratta di un monumento sepolcrale elevato a Caio Ponzio Longa, figlio di Gaio della tribù Voltine, nella quale erano iscritti i cittadini di Sepino, sotto la dizione di Lucio Accio Tauro, figlio di Lucio della tribù Voltinia, il quale era evidentemente l’esecutore testamentario. Si noti che questa famiglia era insigne per virtù e per valore. Dall’esame dunque di queste lapidi dobbiamo dedurre col Masciotta ( vol. II p. 152 ) che l’agro dell’attuale Cercepiccola, accoglieva intorno ai primi anni d. C. numerose ville dei patrizi della vicino Sepino. Intorno
alle origini di Cercepiccola, soltanto questo noi possiamo stabilire
storicamente, il resto è leggenda o congettura. |
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Le Guerre Sannitiche |
E’ convinzione comune che lungo le sponde del torrente ora detto dell’incontro (affluente del Tammaro) sorgesse, quattro o cinque secoli prima di Cristo, una grande città, estendentesi sulle colline denominate ora Padulatta, Filoseta, Veticaro, Piscine di Fabio, Padulo la Corte, Validea, Citerna e Vicende dell’incontro. Nelle suddette colline, si sono rinvenuti spesso oggetti antichi di varie specie, urne mortuarie ecc. La città sopra accennata è ora indicata comunemente col nome di città dell’incontro. Vedremo fra poco il perché di tale denominazione. Affermano taluni, che il vero nome di questa città fosse Cornificia (i Sanniti Peutri apponevano corna sull’elmo e fregiavano di corni d’oro e d’argento i loro prodi soldati). L’ipotesi non sembra tanto sostenibile in quanto il nome è troppo latino per essere usato dai Sanniti. Assurdo sarebbe addirittura voler sostenere il nome di Cornificia, nel senso di città di Cornelio (Silla), poiché il famoso dittatore morì nel 78 a. C. e qui si tratta del nome di una città sannitica, prima della conquista romana. Con maggiore probabilità è da ritenersi che la città si chiamasse Celsa (0 alta, elevata, sublime). Ciò è solo un’ipotesi e non abbiamo nessun elemento valevole per accertarci del nome dell’antica città. Sappiamo intanto che, nel 295 a. C. la celebre città di Sepino veniva espugnata, dal console Lucio Papirio Cursore, Tito Livio enumera con compiacenza le vittime di Sepino in 7400 e non meno di 3000 prigionieri (storia romana libro X). Verso quel tempo il generale di cavalleria Fabio Rulliano dovette conquistare l’antica città, la quale era alleata di Sepino. Fu probabilmente questo Fabio, che lasciò il nome alla contrada ancor oggi denominata “Piscine di Fabio” e “Citerna di Fabio”. E' più probabile che si tratti di questo Fabio Rulliano, il quale certamente si aggirò in questi dintorni, anziché del console Fabio Gurge o del celebre Fabio Massimo, dei quali non si può stabilire con certezza che si siano trovati in questa regione. Ad ogni modo è certo che, nel 295 a. C. la nostra città cadde, in potere ai romani e cinque anni dopo, il Sannio, esausto chiedeva la pace.
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Le Guerre
Puniche
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Vuole
la tradizione che, durante la seconda guerra punica, gli abitanti della
nostra antica città, chiamati dai romani, si fossero recati a
guerreggiare nelle Puglie e che i nemici ne avessero approfittato per
devastare l’intera regione. Aggiunge la tradizione che, l’esercito
sannitico romano, comandato da Numerio Decimo, ebbe uno scontro con
l’esercito di Annibale, vicino alla città e al vallone che in seguito
a questo fatto, venne appunto denominato dell’incontro. I superstiti
si rifugiarono una parte sulla montagna più elevata e fondarono
l’attuale paese di Cercemaggiore e una parte su di una collina
rocciosa più vicina (oggi Coste di S. Angelo) e fondarono l’attuale
Cercepiccola; senonchè, assediati da una quantità straordinaria di
formiche, fabbricarono dall’altra parte del torrente, sulla collina
ove oggi sorge il paese. Al tempo dei romani Cercepiccola era un piccolo
paese detto “Quercus minor”, come si legge nel catalogo del Borrelli.
Nel periodo angioino “ Cerula Piccola”, a quanto è dato rilevare
dal Minieri Riccio; mentre in un documento diplomatico del 1444 (e cioè
del periodo aragonese) viene indicata all’ambasciatore di Modena a
Napoli con la dicitura “Zercha Pizola”. Fu detta poi, “Celsa” e “Cerza” ed in
un atto del 1608 “Cercia Picciola” che è molto prossima alla
denominazione attuale.
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