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Bollettino telematico mensile |
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Anno I, n. 1, ottobre 1999
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I COMUNI ITALIANI ON LINE In questi ultimi anni, un numero crescente di Comuni italiani ha posizionato sulla rete un proprio sito. Anche se il fenomeno non ha ancora raggiunto la stessa consistenza che ha assunto in Europa e negli Usa, in Italia esiste ormai un circuito di reti civiche con delle caratteristiche proprie e ben strutturate. Iniziamo a dare conto del fenomeno, con il link all' |
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IL TERRITORIO DIGITALE Sulla spinta del fenomeno delle reti civiche, è nato una sorta di territorio digitale. Nel senso che le città, oltre ad avere un loro proprio spazio fisico, grazie alla rete, ne hanno acquisito uno virtuale, attraverso la digitalizzazione progressiva delle loro funzioni e prestazioni. Sono nate così le città digitali. La Rete Urbana delle Rappresentanze dedica una costante attenzione al fenomeno, con un rapporto annuale: |
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RETI CIVICHE E RISORSE LOCALI Il 6 maggio 1997 si è tenuto a Roma il Convegno Internazionale di Municipia sul temaIl reticolo funzionale delle responsabilità locali Il 15 settembre 1999 si è tenuto a Bologna il II Incontro Nazionale delle Reti Civiche La rete come strumento di concertazione Il 4-5 ottobre del 1999 si è tenuta a Bari la V European Digitals Cities Conference Telematics Opportunities for European Peripheral Areas Esiste a livello europeo un Network per la concertazione dello sviluppo urbano attraverso la telematica: TELECITIESUn'iniziativa di telematica al servizio dello sviluppo locale: ACTORES |
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A MARGINE Telematica civica e decisori politici Il 1998 ha visto raddoppiare il numero delle città italiane che si sono collocate in rete. Ciò crea problemi di non poco conto che il sistema politico italiano, a livello centrale e periferico, non pare in grado di affrontare con la necessaria risolutezza. L'allargarsi della rete delle città digitali richiede decisori politici, in grado di apprezzare pienamente il contributo che la telematica può offrire, per il miglioramento della qualità dei servizi delle amministrazioni pubbliche, per l'ottimizzazione della razionalità della loro organizzazione interna, per una migliore interazione tra istituzioni e cittadini. L'alfabetizzazione telematica del decisore politico italiano è largamente insufficiente. Trova qui origine la larga sottoutilizzazione delle tecnologie della informazione e della telecomunicazione da parte delle amministrazioni locali. Basti qui considerare che, a tutto il 1997, i servizi pubblici telematici sono offerti a non più del 2% della popolazione nazionale. L'espansione della telematica civica richiede al decisore politico di mutare radicalmente i modi e mezzi attraverso cui va formando le proprie scelte e le proprie strategie di governo. Le rigidità delle strutture funzionali e burocratiche dell'amministrazione pubblica italiana, orientate alle gerarchie piuttosto che agli obiettivi, sono un ostacolo potente verso un processo di questo genere. La progressiva rimozione integrale di queste rigidità è il primo banco di prova su cui si misura l'effettiva volontà del decisore politico di muovere in questa direzione. Un'opzione di questo tipo dovrebbe essere accompagnata da una permanente strategia dell'attenzione verso le reali esigenze dell'utenza, con degli osservatori telematici interattivi e simili. Rimane, in ogni caso, il fatto che per le amministrazioni locali italiane uscire dalla crisi di inefficienza che le attanaglia è un'imperiosa esigenza. Verso di esse si va incanalando una mole onerosa di compiti, aspettative e bisogni primari, a fronte di un menu di risorse finanziarie che si va paurosamente assottigliando. L'utilizzo degli strumenti tradizionali, per la loro macchinosità e la loro inefficacia ed inefficienza, è del tutto disfunzionale. La telematica civica appare, anche da un punto di vista strumentale, come una soluzione a basso costo di investimenti umani e finanziari e ad alta soglia di rendimento; sempre che, ovviamente, si rimuovano i fattori frenanti di cui si è prima parlato. |
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