NOTE CONCLUSIVE

 

 

Dopo aver delineato, nei due capitoli precedenti, la trama essenziale dei complessi rapporti storico-istituzionali che si sono venuti istituendo in Italia tra sistema amministrativo, cultura e governo locale, spostiamo conclusivamente e sinteticamente la nostra attenzione sulle politiche locali in senso stretto.

Come ha osservato ultimamente Donatella della Porta, per un lungo periodo iniziale, in Europa, l'approccio prevalente allo studio delle politiche locali è stato di tipo giuridico-amministrativo; mentre, invece, negli Usa da tempo se ne andava formalizzando uno tipicamente politologico (1).

Con lo sviluppo anche in Europa di un approccio politologico al tema, la definizione unanimemente accettata di politiche locali insiste su un triplice raggio di azione:

a) il campo specifico del comportamento elettorale e della competizione politica in ambito locale;

b) le relazioni specifiche tra politici, amministratori e burocrati locali con l'insieme delle domande politiche formulate in vista dell'ottenimento di benefici particolari;

c) il grado di influenza esercitato dalle strutture dei governi locali sugli organi di governo nazionali, in vista dell'ottenimento degli interessi collettivi della comunità locale (2).

A questi tre, la della Porta aggiunge un ulteriore livello di partizione:

d) la struttura degli interessi (conflittuali) e la loro politicizzazione (conflittuale) in ambito locale (3).

Qui non faremo direttamente i conti con queste ed altre concettualizzazioni affini. Parimenti, rimarrà sullo sfondo tutto il copioso e intrecciato dibattito sul potere locale, inaugurato dagli "studi di comunità" (4) e proseguito dalle "teorie elitiste" (5), dalle "teorie pluraliste" (6), dalle "teorie comparatiste" (7) e dalle "teorie neo-elitiste (8).

Alle problematiche di tipo teorico abbiamo dedicato buona parte dell'introduzione e dei primi due capitoli. Approfondiremo le linee di analisi tracciate, attraverso altri progetti di ricerca, attraverso cui cercheremo di analizzare l'incidenza reale, i potenziali inibiti e i limiti delle politiche locali, all'interno della crisi del processo di formazione delle decisioni politiche nella concreta situazione italiana di questi ultimi due decenni.

  

Note

(1) Donatella della Porta, La politica locale, Bologna, Il Mulino, 1999.

(2) Come informa la stessa della Porta (pp.13-14), la definizione si deve a V. Bogdanor (a cura di), The Blackwell Encyclopedia of Political Institutions, Oxford, Blackwell, 1987.

(3) della Porta, op. cit.. p. 14.

(4) Come è noto, i precursori degli "studi di comunità" furono i coniugi Robert ed Helen Lynd, con le loro due ricerche su una città-media dell'Indiana (Muncie), assurta a paradigma sociologico di middletown: a) Middletown, Milano, Comunità, 1970 (ma 1929); b) Middletown dieci anni dopo (titolo originale: "Middletown in Transition"), Milano, Comunità, 1974 (ma 1937)

(5) Il principale esponente dell'approccio elitista allo studio del potere locale è F. Hunter, Community Power Structure. A Study od Decision Makers, Chapel Hill, The University of North Carolina Press, 1953.

(6) Il più rappresentativo esponente della scuola pluralista è R. Dahl, Who Governs? Democracy and Power in an American City, New Haven, Conn., Yale University Press, 1961. Una traduzione parziale del lavoro di Dahl col titolo "Chi detiene il potere?" è reperibile in G. Sartori (a cura di), Antologia di scienza politica, Bologna, Il Mulino, Bologna, 1970.

(7) I "comparatisti" più rappresentativi sono: E. G. Banfield-J. O Wilson, City Politics, Cambridge, Mass., Harward University Press, 1967; T. N. Clark, Community Structure and Decision-Making: Comparative Analiysis, San Francisco, Chandler, 1968; P. H. Rossi, Power and Community Structures, "Midweat Journal of Political Sciences", novembre 1960 .

(8) I "neoelitisti" più importanti sono P. Bachrach-M. S. Baratz, Power and Poverty. Theory and Practice, New York, Oxford University Press, 1970; trad. it.: Le due facce del potere, Padova, Liviana, 1986. Per chi volesse seguire l'articolato dibattito sul potere locale, il libro dianzi citato di D. della Porta rappresenta un ottimo punto di partenza.