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MIAN MAI FU - LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI
a cura di Corrado Pirovine
Regia di Zhang
Yimou. Con Takeshi Kaneshiro, Andy Lau, Zhang Ziyi, Song Dandan.
Sull'onda del successo di Hero prosegue lungo un filone assai simile la
cinematografia di uno dei registi cinesi di maggior talento, quello Zhang Yimou
che ha saputo sfruttare lo strepitoso consenso di pubblico che ebbe, qualche
anno fa, La Tigre E Il Dragone del rivale Ang Lee.
Neanche il tempo di uscire nelle sale italiane che già si era sparsa la voce su
questo film che appare pensato come pura poesia e che incanta con la bellezza
degli straordinari paesaggi.
Siamo nella Cina dell'859 D.C. governata da un imperatore troppo debole e
corrotto; in un tale contesto, tra i vari gruppi di ribellione che si vengono a
formare spicca quello dei "Pugnali Volanti" che seguendo i principi
alla Robin Hood, ruba ai ricchi per dare ai poveri. Quando ai due capitani Leo e
Jin viene dato l'ordine di catturare il nuovo capo del gruppo di ribelli, essi
architettano un piano molto elaborato che coinvolge la presenza di Mei,
abilissima ballerina cieca e dignitosa.
La sceneggiatura è molto più complessa di quanto non sembri ad una prima
lettura. Il canovaccio della storia che vede le milizie imperiali da una parte e
i ribelli dall'altra si snoda lungo intricatissimi rami conducendo a diversi
colpi di scena che ribaltano più volte le carte in tavola. Dunque una trama
politica, ma soltanto all'apparenza: con il passare dei minuti infatti appare
sempre più chiaro che lo scopo della narrazione sia quello di illustrare un'
intensa storia d'amore che coinvolge i tre protagonisti del racconto. Il termine
"illustrare" non è a caso; la scenografia nei film di Yimou è
fondamentale. I paesaggi sono di una rara bellezza e i colori sono studiati nei
minimi particolari; se da un lato però in Hero essi erano alla base del
significato degli eventi narrati, qui il suono, anzi, i suoni sono la chiave per
entrare nel mondo di Yimou così come egli vuole che vi si entri. Il sibilo del
vento è il sibilo dei pugnali che saettano nella foresta; i colpi della spada
contro la spada rivale sono i colpi dei tamburi; i salti e le danze di Mei, sono
la sfida, l'intensità di Leo e Jin; quell'intensità che si esprime al massimo
nella scena del duello tra la neve, scena girata in Ucraina ed improvvisata dal
regista sotto una vera e propria tempesta che tinge di bianco le sfumature
marroni, verdi e azzurre centrali nella fotografia della pellicola. Curatissimi
infine come sempre i costumi che nei film orientali hanno un vero e proprio
ruolo che va oltre l'apparenza così come l'uso dei colori dei tessuti.
L'amore, la ribellione, il fuoco della passione; e tre personaggi, a loro modo
tutti e tre protagonisti interpretati con efficacia da tre attori, cinesi, tra i
quali spicca la bellezza straordinariamente delicata di Zhang Ziyi che sembra
quasi piegare gli eventi a suo piacimento. Kaneshiro e Lau sono all'altezza dei
loro ruoli a dimostrazione del fatto che l'arte del saper recitare non è
prioritaria di Hollywood o del cinema europeo.
Dunque suoni ed immagini per narrare l'amore, un modo tutto orientale di
guardare al sentimento più istintivo che esista, quel sentimento così intenso
da poter trasformare tutto il resto in gelosia, rabbia e furore, l'unico
sentimento in grado di distruggere il più nobile di tutti: l'amicizia.