EYES WIDE SHUT (1999)

Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura:Stanley Kubrick, Frederick Raphael
Fotografia: Larry Smith
Montaggio:Nigel Galt
Scenografia: Les Tomkins, Roy Walker
Interpreti: Nicole Kidman (Alice Harford), Tom Cruise (Dr. William Harford), Sidney Pollack (Victor Ziegler), Marie Richardson (Marion), Todd Field (Nick Nightingale), Rade Sherbedgia (Milich), Vinessa Shaw (Domino), Leelee Sobieski (Milich's daugher), Fay Masterson (Sally).


TRAMA

La coppia formata dal medico William Hartford (Tom Cruise) e da sua moglie Alice (Nicole Kidman) trascorre una vita sfarzosa solo in apparenza. Una vita fatta di rapporti di alta borghesia, di belle case, di bella gente. Ad un party, la coppia corteggia e si fa corteggiare e al ritorno a casa, Alice si lascia sfuggire una confessione: ella ammette di aver provato tempo prima un' attrazione irresistibile per un ufficiale: la frase è terribile: "Se avesse tentato non avrei resistito".

William sembra sorriderci ma la rivelazione lavora sulla sua coscienza e nei suoi incubi. Cambia il suo rapporto con il sesso, cede alla corte della figlia di un suo paziente, esce nella notte e incontra una prostituta, non resiste alla tentazione di partecipare ad un' orgia, tutto in una notte.

Anche il sesso con sua moglie si trasforma. E anche la sua vita si trasforma, fino a tornare quasi quella di prima, quando lui chiede a cua moglie quale sarebbe la cosa migliore da fare lei risponde: "Scopare!"


Si sono dovuti attendere oltre quarantacinque anni affinchè la parola "occhio" venisse finalmente inserita in un titolo di una sua opera dal regista stesso. "Eyes Wide Shut" tratta delle zone più intime dell'individuo, problemi di coppia, crisi di identità e sembra quasi che Stanley abbia ritardato apposta il momento in cui affrontare tali problematiche, presentendo forse che avrebbero potuto dar luogo alla sua opera conclusiva. La coppia del film si discosta nettamente dalle coppie finora illustrate dal regista: si tratta di un uomo e una donna "normali", psicologicamente adulti, naturalmente psicanalizzati per mostrare tutte le possibili tentazioni nel viaggio verso l'ignoto che secondo Kubrick è la vita stessa.

Come tutti i personaggi di Stanley però, il dottor Hartford dovrà presto fare i conti con quegli imprevisti contro i quali inevitabilmente va a scontrarsi la logica così statica della sua esistenza. In questa confusione mentale in cui si verrà a trovare, ancora una volta rilevanti appaiono le irrazionali forze oscure che minacciano le certezze di ogni individuo.

E la psicanalisi è effettuata da Kubrick attraverso il consueto confronto tra Eros e Thanatos, amore e morte, i cui collegamenti nello scorrere degli eventi sono evidentissimi. Pulsioni di vita e di morte sottolineate da un aspetto cromatico mai così brillante in Kubrick, aspetto in cui predomina in tutto e per tutto il rosso, che prevale su uno sfondo di cromatismi neri, marroni e grigi che richiamano in qualche modo le tenebre.

 

Il film inoltre coinvolge Kubrick ad un livello decisamente profondo; anche perchè egli sceglie New York, la sua città natale per la seconda volta (la prima volta era stata in "Killer's kiss"). E qui New York è rappresentata come un incubo, una specie di labirinto (tra le altre cose ricreato in un teatro di posa inglese), una città fuori dal tempo dalle molte peculiarità europee, come la Vienna del "Doppio Sogno" di Schnitzler, racconto dal quale è tratto il film.

Dunque Kubrick termina la sua carriera citando l' "occhio" nel titolo di un suo film; quegli occhi che sono Kubrick stesso e che nel titolo sono definiti "apertamente chiusi" come a sottolineare, anche con l'aiuto delle molte dissolvenze, la frustrazione e i turbamenti tanto dell'uomo quanto della donna e comunque dell'essere.
Grande film sull'inquietudine e sulla paura rappresentate da un punto di vista sessuale "Eyes Wide Shut" è attraversato da una solita vena grottesca e da un pizzico di humor nero che ha sconcertato, come al solito il pubblico senza suscitare ancora una volta un giudizio unanime, neppure per questa opera post-mortem.

Una riprova questa, certissima, che l'artista è oggi più che mai, vivo.

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