INSIDER - Dietro la verità a cura di Corrado Pirovine

Regia di Michael Mann. Con Al Pacino, Russel Crowe, Christopher Plummer, Diane Venora.

Tratto da una storia di cronaca realmente accaduta, "Insider" rappresenta, con "American Beauty", "The Green Mile" e "The cider house rules" il tassello che completa il poker d'assi per la notte degli oscar. Jeffrey Wigand (Crowe), chimico vice presidente di una multinazionale del tabacco è ufficialmente licenziato per un futile motivo. Responsabile di questo allontanamento, in realtà, è il rifiuto da parte di Wigand di alterare la nicotina presente nelle sigarette con speciali trattamenti; inevitabilmente egli diviene un pericolo per coloro che lo hanno cacciato e pertanto viene costretto al silenzio con minacce dirette a colpire la sua famiglia. La sua storia capita per caso tra le mani di Lowell Bergman (Pacino), geniale autore della trasmissione "60 minuti", una vera e propria istituzione nel palinsesto televisivo americano della CBS. Tra i due personaggi nasce una rischiosa collaborazione, fatta di rapporti confidenziali e intese reciproche ma anche di incomprensioni ed equivoci, ma comunque mirata ad informare l' opinione pubblica su quanto di più sordido c'è nelle industrie del tabacco. Questa lunga premessa è stata doverosa per tracciare il sentiero lungo il quale le due figure portanti del film si muovono; un sentiero pieno di ostacoli che attraversa il mondo dell' industria, del giornalismo e della giustizia in un modo che più preciso e dettagliato non poteva essere. Un plauso va dunque agli sceneggiatori della vicenda candidati al premio oscar : Eric Roth e naturalmente Michael Mann nominato anche con pieno merito come miglior regista. Dotato di una grande esperienza nella direzione, quest' ultimo risulta veramente efficace nel fornire allo spettatore la giusta tensione che la storia comporta: e lo fa in maniera strabiliante con una regia che pare giocare con i particolari e che si avvale spesso e volentieri di riprese al limite dell' amatoriale che contribuiscono a rendere più reale la drammaticità della situazione in cui cade Wigand. Affiancato da un altro candidato all'oscar, l'italiano Dante Spinotti per la consueta, eccezionale fotografia fatta soprattutto di luci fredde, Mann deve comunque gran parte del successo del film ai suoi due grandi protagonisti: Al Pacino e Russel Crowe. Del primo, ormai non restano aggettivi che possano chiarirne le enormi qualità, ma del secondo (L.A. Confidential), candidato all'oscar, sentiremo spesso parlare in quanto risulta semplicemente superlativo nell' interpretazione ed assolutamente credibile, e questo è ciò che veramente conta, nei panni del fragile ma risoluto Jeffrey. I due reggono la scena come nessun' altra coppia avrebbe potuto fare: difficile pensare allo stesso film senza le espressioni, le mimiche, i tic nervosi di Crowe e soprattutto senza gli straordinari monologhi e il curioso gesticolare di Pacino. Grazie ad essi ci si rende conto di trovarsi di fronte a due personaggi veri, reali, in carne ed ossa, con pregi e difetti, spinti da un comune senso di giustizia ed inevitabilmente coinvolti in qualcosa di più grande di loro che li indirizzerà su due binari paralleli accomunandoli nella solitudine e nella frustrazione di chi, come loro conduce una battaglia pressochè persa in partenza...

Il risultato definitivo di tutto ciò è un film decisamente consistente, che sembra non soffrire neppure della più piccola smagliatura e che non offre spunti di critica negativa nemmeno al più scrupoloso purista del genere. Sicuramente da vedere, certamente da discuterci su, perchè portare un caso così voluminoso sul grande schermo non è impresa facile e Michael Mann & C. ci riescono in modo limpido e chiaro.

DAI NOSTRI LETTORI: la recensione di Giorgio Croce Nanni.