MA CHE COLPA ABBIAMO NOI - id. a cura di Corrado Pirovine

Regia di Carlo Verdone. Con Carlo Verdone, Margherita Buy, Antonio Catania, Anita Caprioli, Stefano Pesce, Raquel Sueiro, Max Amato, Lucia Sardo, Luciano Gubinelli..

Dopo un silenzio durato tre anni ma in realtà lungo più del doppio, Carlo Verdone torna al cinema senza il marchio che lo aveva accompagnato da sempre, quello della Cecchi Gori. Ora, targato incredibilmente Warner riprende quello stile che lo aveva reso più impegnato già dai tempi di Compagni di Scuola e Maledetto il Giorno che ti ho Incontrato. E da questi due film, Ma Che Colpa Abbiamo Noi estrapola non soltanto la tematica dell'analisi di gruppo ma anche quella coralità che permette allo spettatore di seguire più di un personaggio alla volta identificandosi ora in questo ora il quell'altro.

Dopo la morte della loro psicologa, otto pazienti si ritrovano sperduti. Gegè (Verdone) ha conflitti con il padre, Flavia (Buy) è infelicemente legata ad un uomo sposato, Chiara (Caprioli) è bulimica, Ernesto (Catania) è insonne, Luca (Amato) è un omosessuale legato ad un uomo sposato, Gabriella (Sardo) è una semiprostituta, Alfredo (Gubinelli) un violoncellista obeso con la mamma inferma ed infine Marco (Pesce) il cui problema viene fuori nel convulso finale. Alla ricerca di un nuovo psicologo, gli otto decidono di darsi alla terapia di gruppo autogestita ma questa si rivelerà un fallimento.

Divertente ed amaro, questo ultimo lungometraggio del regista romano rispolvera la sua qualità di comico intelligente. E' davvero un sollievo constatare che Verdone ha ritrovato se stesso. Lo sviluppo della trama, complessa perché deve badare a otto tracce, è piuttosto lineare, magari un po' scontata in alcuni punti ma comunque quadra nei minimi particolari; la mano di Verdone è tangibile se con la mente si pensa alle pellicole già citate in precedenza. La sua regia non è niente di eccitante: è molto pulita, semplice ma efficace, aiutata da un vecchio successo dei Rockes di Shel Shapiro ed è soggetta a sbavature solo nel finale che pare un po' affrettato con tante sequenze una di seguito all'altra che ci svelano il futuro dei pazienti. Da un punto di vista del cast, a leggere i nomi verrebbe da stare tranquilli; così infatti è, ma la Buy e lo stesso Verdone, forse perchè non spesso in scena, non brillano come dovrebbero. Molto positive invece le prove di Antonio Catania che si sta affermando come grande caratterista del cinema italiano, della sensuale Anita Caprioli, e di Stefano Pesce, fac-simile di Stefano Accorsi ma molto più simpatico.
Insomma una pellicola che riporta Verdone a livelli più consoni, nella speranza che il recente passato venga sepolto il più presto possibile.