PINOCCHIO - a cura di Corrado Pirovine

Regia di Roberto Benigni. Con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Carlo Giuffrè.

Sull'onda dei fasti de La Vita è Bella, il furbo Benigni si prodiga in un'opera di grande aspettativa, la favola forse più cara alla letteratura per bambini italiana. E lo fa con un dispendio di mezzi ed uomini tale da rivaleggiare tranquillamente con un film Hollywoodiano, ben supportato dai suoi importantissimi amici della Miramax, distributrice della pellicola per gli U.S.A.
 
In gran parte fedele alla fiaba di Collodi, Pinocchio-Benigni attraversa tutte le peripezie narrate nella favola: si va dalla costruzione del burattino da parte di Geppetto, all'incontro col Mangiafuoco ed il Gatto e la Volpe, da Lucignolo ed il suo Paese dei Balocchi fin dentro alla pancia della balena ed i personaggi ci sono ovviamente tutti, Fatina e Grillo Parlante compresi. Soltanto il finale, per ammissione dello stesso Benigni è leggermente diverso dall'originale e non mancherà certo di scontentare i puristi.

Girato nelle splendide campagne presso Terni, nello stesso set del quale Benigni si era avvalso per La Vita è Bella, Pinocchio riunisce un insieme di grossi calibri per la realizzazione tecnica, a cominciare dallo scomparso doppio premio Oscar Danilo Donati (a cui il film è dedicato), autore delle scenografie e dei costumi che risultano davvero azzeccate le prime ed efficaci i secondi, per descrivere nel migliore dei modi il setting di una fiaba del genere. A comandare le complesse operazioni legate alla fotografia, Benigni ha voluto nientemeno che Dante Spinotti, uno degli italiani più apprezzati all'estero mentre gli effetti speciali sono opera di Rob Hodgson autore degli effetti di  Armageddon e La Tigre e Il Dragone. Come per il precedente film del regista le musiche sono del pacato Nicola Piovani meno ispirato rispetto a La Vita è Bella. Con personalità del genere, dalla professionalità più che elevata, non stupisce dunque che da un punto di vista puramente tecnico il film sia visivamente quasi perfetto.
Anche il cast si avvale di diverse figure alcune piuttosto bizzarre. Accanto infatti alle sicurezze come Giuffrè (un rude Geppetto) e Corrado Pani (Giudice del paese di Acchiappacitrulli) troviamo sorprese come il ritrovato Kim Rossi Stuart (un ottimo e credibile Lucignolo), Alessandro Bergonzoni (preciso padrone di un Circo) e soprattutto I Fichi d'India incredibilmente ideali nei ruoli del Gatto e della Volpe.
Un discorso a parte meritano marito e moglie, ovvero Pinocchio e Fatina. Benigni è bravo, istrione, spumeggiante, a tratti commuovente ma anche notevolmente antipatico; in parte è il burattino che nella favola stessa di Collodi sfugge disobbedendo ad ogni tentativo di redenzione ma in parte è Benigni stesso che enfatizza troppo e carica il suo personaggio: naturalmente egli è molto coinvolto ma non appare completamente naturale.
Per quanto riguarda la fatina il discorso è complesso. Non si capisce (o meglio, purtroppo si capisce fin troppo bene) come mai il Benigni regista inserisca sempre la moglie produttrice in ruoli che risultano essere fondamentali nelle sue pellicole: l'interpretazione che la Braschi fornisce è talmente scadente da risultare agghiacciante. La sua fatina non ha espressioni, è artefatta e risulta piuttosto irritante. Molti sono coloro che hanno avvertito queste sensazioni ed allora viene da chiedersi: non sarebbe stato meglio tingere di blu i capelli di qualcun altra?  Il cinema italiano ha volti in grado di oscurare questa sgradevole figura femminile, nonostante essa sia produttrice del film e moglie del regista.