TROY
- id. a cura di Corrado Pirovine
Regia di Wolfgang Petersen. Con Brad Pitt, Eric Bana,
Diane Kruger, Brian Cox, Orlando Blooom, Peter O'Toole, Brendan Gleeson, Sean
Bean.
Una delle pellicola più attese del momento, in Italia così come in tutto il
mondo, era proprio questa del vibrante regista Wolfgang Petersen (già autore de
La tempesta Perfetta).
Si pensava ad un adattamento dell'Iliade in grande stile, tant'è che era stato
scritturato un cast strepitoso (Peter O'Toole su tutti) ed un gruppo direttivo
di tutto rispetto, regista, sceneggiatore e tecnici vari; invece di
"stile" proprio non si può parlare.
La trama prende spunto dagli avvenimenti dell'opera di Omero e in particolare
dal rapimento da parte di Paride (Bloom), principe troiano, della bella Elena (Kruger),
moglie di Menelao (Gleeson), re degli Achei, fratello di Agamennone (Cox), il re
dei re. Questo rapimento scatenerà la guerra di Troia, fra la città omonima,
rappresentata dal re Priamo (O'Toole) e dai suoi figli Paride ed Ettore (Bana) e
la potenza greca comandata da Agamennone, Menelao ed Ulisse (Bean) a capo di un
esercito sterminato nel quale spicca, per abilità e doti guerriere Achille (Pitt).
Prima di tutto, cominciamo col dire che il pur bravissimo David Benioff, autore
della sceneggiatura dell'eccelso La 25esima ora ha stravolto l'Iliade. La
guerra di Troia, durata dieci anni, nel film dura meno di una settimana. I due
re greci, unici sopravvissuti della guerra insieme a Paride (come recita Omero
nei suoi versi) si rendono protagonisti di un destino inconcepibile e assurdo se
paragonato a quanto descritto dallo stesso Omero (certamente per fare spettacolo
e garantire ulteriori colpi di scena allo spettatore). L'espediente del cavallo,
con il quale Ulisse risolve il problema dell'inespugnabilità della città di
Troia ha motivazioni totalmente diverse da quelle citate dal sommo poeta greco
all'interno della sua opera. Manca poi la figura di Cassandra, tra le principali
figure femminili della vicenda.
Si potrebbe continuare con tanti altri piccoli e medi errori ma è meglio
fermarsi qui.
Se da un punto di vista puramente legato alla sceneggiatura (fondamentale nelle
ricostruzioni storiche) la pellicola vale meno di zero, si sperava in qualcosa
almeno dal punto di vista tecnico: ebbene, fotografia e scenografia rispettano
le attese, inquadrando molto efficacemente i luoghi ove accaddero gli eventi
narrati ma la regia si limita a mostrare e non a proporre nulla di molto
interessante mentre la recitazione del suddetto cast stellare è
sorprendentemente scadente. Brad Pitt è un Achille nullafacente e
monoespressivo dai colpi segreti alla Matrix che conferma ancora una
volta la sua perfezione per copioni tipo Ocean's Eleven ma allo stesso
tempo la sua estraneità appena la cosa diventa un pochino più impegnata. O'
Toole è un Priamo caricatissimo, esasperato ed esasperante, a volte efficace, a
volte quasi una macchietta. Lo stesso enorme Brendan Gleeson (qui Menelao ma che
ricordiamo accanto a Mel Gibson in Braveheart nel ruolo di Amish)
solitamente deciso ed accalorato non sembra molto in forma e addirittura viene
sorpreso ad inizio film a guardare direttamente per un secondo nella telecamera
(cosa che accade ripetutamente ed assurdamente a molte comparse durante lo
svolgimento del lungometraggio stesso).
I migliori dal punto di vista recitativo sono un ottimo Eric Bana nei panni di
Ettore, più simpatico qui nel film che nell'opera omerica, Orlando Bloom
(Paride), ormai lanciato ad una carriera ad alti livelli dopo il grande successo
di Lord Of The Rings e Brian Cox (Agamennone) caratterista sempre di
grande affidabilità.
Dunque una pellicola che non rispetta le grandi attese che si attendevano: certo
è spettacolare dal punto di vista visivo, ma questo non basta, non può proprio
bastare quando la sceneggiatura si prende gioco di uno dei romanzi storici più
importanti della cultura europea.