AWARD PRESENTATION TO ANDY WARHOL

 

     

Nel 1964 Film Culture aveva deciso di assegnare  l’Indipendent Film Award a  Andy Warhol, ma dal momento che l’artista non voleva presentarsi in pubblico per accettare il premio, Mekas gli propose di ricreare la cerimonia di premiazione nel suo studio, di riprendere il tutto ed di usare  il girato durante la vera manifestazione. Warhol accettò.

“He collected some of his superstars of that period and two rolls of film and set it all up. On my way to the studio, I suddenly remembered that I would have to award him with something, so I bought a basket of fruit at the corner store.”[1]

L’opera che ne derivò, girata anche grazie alla collaborazione di Markopoulos che si cimentò come operatore (“During the actual presentation, I needed someone to operate the camera, which was a motorized Bolex. Gregory happened to be there and he’d do it. Much of the time he’s actualy in the film, on the set; the rest of the time ha was operating the camera[2]), è composta da una lunga ripresa in bianco e nero, proiettata a 16 fotogrammi al secondo (dando quindi un idea di rallenty), ed è caratterizzata da numerose musiche rock degli anni sessanta che si susseguono ininterrottamente.

“I slow down the film in the printing as a form of tribute to Andy: most of his films _actually all the films from that period_ were projected at 16 frames per second, though they were shot at 24. I did the same thing, but I had to do it by means of optical reprinting because I wanted to have the sound on the film.”[3]

   

Stacco. Interno di una grande stanza.

P.P di una bionda che guarda in macchina.

La m.d.p. si abbassa dal viso e va a riprendere la copertina di un giornale in mano alla ragazza.

P.P. FILM CULTURE

P.P. titolo e prima pagina: Sisty Film Award.

P.P. viso della ragazza.

                                                                  (Musica)

Partendo dalla stessa bionda con Warhol in M.F la m.d.p. si allarga e ritrae in C.M. di fronte un gruppo di persone ferme al centro della stanza come se fossero in posa davanti ad una macchina fotografica.

Ci sono al centro Warhol, a destra due ragazzi, davanti a lui sedute due donne (tra questi, Baby Jane Holzer, Gerry Malanga e Ivy Nicholsen).

Improvvisamente da sinistra arriva Mekas con un bambino. Il bambino porge a Warhol un cesto di frutta e verdura.

La m.d.p. si avvicina, ritrae a mezzo busto Warhol e poi torna ad inquadrare il gruppo.

Warhol si avvicina a Mekas, che si è posto a sinistra e gli offre un frutto.

P. Americano dei due.

Warhol offre a tutti un vegetale, sempre in P.AM.

La m.d.p. si allarga poi si sposta a destra seguendo Warhol che esce di campo per dare la verdura ad altri fuori campo; quindi la m.d.p. torna al centro precedendo Warhol. Sta ferma.

La m.d.p. si stringe di nuovo sulla bionda.

P.M. di Mekas che mangia.

Si allarga di nuovo, nel momento in cui Warhol rientra nel gruppo.

Quadro  di gruppo iniziale.                  

(Musica nuova)

La m.d.p. si avvicina e si allontana.

Tutti mangiano impassibili. Parlano, si guardano.

Warhol esce di nuovo di gruppo per dare un frutto ad uno appena arrivato, la m.d.p. lo segue. Poi ritorna nel gruppo ed offre ad uno il suo frutto.

Iniziano a muoversi e si scambiano i frutti.      

(Musica nuova)

Warhol esce si avvicina alla macchina e poi torna.   

(Musica nuova)

Bianco.

Fine.

Lo stile adottato da Mekas in questo film è estremamente simile a quello tipico di Warhol, non solo per l’uso della tecnica dei 16 frames per secondo, ma anche per il messaggio rappresentato. Sebbene Mekas fosse l’ideatore dell’Indipendent Film Award egli non si è fatto problemi nel creare una parodia della premiazione, riproponendo quell’anticonvenzionalismo  proprio di Warhol.

Il film è caratterizzato da un’ottima fotografia in bianco e nero, da un accurato sonoro, caratterizzato da vivaci musiche dell’epoca, e da una regia molto semplice che si limita a riprendere l’intera scena senza movimenti particolari.

Infine, oltre alla partecipazione di tre fra le più importanti star dei film di Warhol,  non si può non notare  la presenza in scena dello stesso Mekas, che in modo esilarante (come già aveva fatto con Salvador Dalì) sta al gioco per compiacere l’amico, rimanendo per tutto il film davanti all’obiettivo.

L’amicizia fra i due artisti, oltre ad essere testimoniata dalle numerose presenze di Warhol nei diari di Mekas, essa venne confermata nel luglio di questo stesso anno quando Jonas lavorò ad un progetto di Andy, partecipando come operatore alla realizzazione di Empire.

“I can recall seeing only one Warhol film which was wholly pastoral and unneurotic in feeling, which contained or provoked none of these or other disturbing implications; and that turned out not to be a Warhol film at all, as I thought at the time, but a kind of homage, by Jonas Mekas, to Warhol _really a work of Mekas’ own sensibility though seemingly in the official Warhol stiyle. When I saw Award Presentation I was huge for days on the kind of imagination revolutionary enough at once to conceive of a a film as something so simple and to make that simplicity so pleasurable.” (James Stoller, Film Quarterly)[4]



[1] Ibidem, pag. 102.

Traduzione: “Raggruppammo alcune delle sue superstar del periodo e due rulli di pellicola e allestimmo il tutto. Sulla strada per lo studio, improvvisamente ricordai che avrei dovuto premiarlo con qualcosa, così comprai un cesto di frutta ad un supermercato all’angolo.”

[2] Ibidem.

Traduzione: “Durante la presentazione avevo bisogno di controllare la cinepresa che era una Bolex motorizzata. Accadde che Gregory Markopoulos fosse lì e disse che lo avrebbe fatto lui. Per la maggior parte del tempo egli è in realtà nel film, sul set; il resto del tempo egli fece da operatore.”

[3] Ibidem.

Traduzione: “Rallentai il film durante la stampa in onore di Andy: la maggior parte dei suoi film _in realtà tutti i film fino a quel periodo_ erano proiettati a 16 frame per secondo, sebbene fossero girati a 24. Io feci lo stesso, ma dovetti farlo con l’aiuto di ristampe ottiche perché volevo avere il sonoro sulla pellicola.”

[4] Film-Makers’ Cooperative Catalogue No 7 op. cit., pag. 361.

Traduzione: “Posso ricordare solo un film di Warhol che fosse totalmente pastorale e calmo nei sentimenti, che conteneva o provocava alcuna delle sue solite implicazioni disturbanti; e questo saltò fuori alla fine non essere un film di Warhol, come avevo pensato al tempo, ma una specie di omaggio da parte di Jonas Mekas, a Warhol _in realtà era un’espressione della sensibilità di Mekas sviluppata attraverso lo stile ufficiale di Warhol. Quando vidi Award Presentation fui preso per giorni da un tipo di immaginazione rivoluzionaria in grado per la prima volta di concepire un film come qualcosa di così semplice e di usare tale semplicità in modo così piacevole.”

 

Film Diary