HE STANDS IN A DESERT COUNTING THE SECOND OF HIS LIFE

 

 

 

“A continuation of my film diaries. The footage covers the period from 1969 to 1984. During the same period I shot much more footage than what you see in He Stands...  I am including in this film only the most impersonal footage. Originally, I was planning to call this film Anthropological Sketches. It consists of scenes, scketches of people, activities, happenings, events outside _or almost outside_ of my life which I am observing from a slight distance. There are some sketches that are from my personal life, I included them to balance, to warm up the impersonal material. There will be two more films from the same period: one will be include all my ‘personal’ material (home , friends), the other all my ‘abstract’ material.”[1]

Questo diario è composto da 124 brevi sketches, ognuno di una lunghezza che va dal mezzo minuto ai due minuti. Ogni sketch contiene ritratti di persone con cui Mekas passò del tempo (registi e semplici amici), di posti, di periodi e  di situazioni  che egli si trovò ad osservare e registrare. Alcuni sono strettamente personali, altri sono semplici registrazioni astratte, ma tutti rappresentano “ celebration of life that has gone, by now, and remains only as recorder in these personal, brief sketches.”[2]

 

Reel 1

“Rishing Feb. 1973; Julie Sitney Central Park 1970; A visit to Richter 1970; Siesta time Central Park 1970; Oct. 15 1970; “This is not a documentary film”; Warhol Witney; Marcell Hamous wedding; Rossellini June 1971; Laura Gan wedding Hotel Plaza Nov. 18, 1969; George dumply party; Warhol revisited May 1971; Fluxus Hudson Trip July 1, 1971; Richard Foreman calls from Paris June 24; 1972; At Mikota’s house, Vienna June 8, 1974.”

 

Reel 2

“Empire State Bilding on a rainy day looking from 17th st. Nov. 10, 1973; Later that day...; Cavalcanti at Amherst June 26, 1973; Pleasures of N.H. Summer 1973; We buy a Christmas tree, 1976; An evening with old friends Aug. 16, 1979; John & Anthony arrive at Montauk Aug. 12, 1972; Pleasures of Montauk Summer 1972; ...certain moods...; _Father_; Later that day...; A visit to La Ciotat June 24, 1974; One Sunday in front of Metropolitan July 9, 1972;  Ginsberg new school Oct. 12, 1972; Bu the seine...July 3, 1974; Langlois at the Dome July 3, 1974; Langlois at work July 3, 1974; Breakfast with Langlais 57th & 6th Avenue Jan. 20,  1973; Summer in N.H. Aug. 22, 1974; Jim McBride leaves town Sept. 10, 1972; In the old Chinatown... April 27, 1972; Eastern morning on Fifth Avenue April 19, 1981; Lillian & Maryette bring gifts; Last walk with Jerome May 7, 1972; Dinner at Raimund’s (Maciunas, Brus, Nitsch, Paik) March 20, 1974; ...Another time another place...; Film-makers’ Coop party at Breer’s May 23, 1970; Farming in the city 29 w. 89th st. July 22, 1971; George at St. Vincent’s Hospital Nov. 10, 1975; Amy with a loaf Lithuanian bread; “This is a political film”; Evening of Montauk; Rain storm 17th st. & 8th Ave. Aug. 17, 1974:”

 

Reel 3

“A visit to Hans Ricther Oct. 20, 1973; Kazans visit Lee & Peter Aug. 18, 1972; Picnic in Provence (Murs) June 26, 1974; This bottle of wine came from this vineard; Oona oct. 2, 1979; Popo John Paul II passes B’way 491 October 2, 1979; A visit to Framptons Eaton, N.Y. Aug. 1979; In Central Park Jully 27, 1975; Easter chicks; Sally, Hollis & Kenneth M.O.M.A.’s garden April 20, 1973; Donatas Banionis Nov. 11, 1972; Fragment of an abandoned biography; “You keep a diary & the Diary will Keep you” _Mea West, for Peter Beard; Peter Kubelka crosses the waterloo Sept. 16, 1970; Accident on B’way & 8th June 1972; Real life Klein party June 2, 1971; Real life; Unity? My film has unity _It’s all sliced together_; ...Later that day...; Anthropology; From John & Yoko; ...on Broome Street...May 11, 1975; Nam June Paik; Mohonk conference Feb. 13, 1973; The young patriots; ...meanwhile, uptown...; Farming on 80 wooster May 1974; Robert Frank on Price st. & West Broadway Oct. 27, 1973; Richard Serra; Adolfo Arrietta & Javier wake up and are amazed to see the snow Feb. 12, 1975; ...later that day....”

 

Reel 4

“Central Park Aug. 1975; George before the wedding Feb. 27, 1978; Bride prepared Feb. 28, 1978; George’s wedding Feb. 28, 1978; A visit to George N. Marboro; Spring in C. Park; I visit George in the hospital Bostin May 5, 1978; Fresh Pond Crematorium May 11, 1978; Early fall in C. Park 1978; On Sunday by the Hudson we meet Corso April 21, 1974; Paik on Bleecker st May 18, 1974; Nothing like meeting of old friends...; A visit to Willard June 24, 1978; Memorial day 53rd st & 5th Ave. 1981; Bruce Baillie seminar port Wash. Nov. 1976; In Soho May 1975; Biking in C. Park Sept. 1973; Antonia De bRico crosses Greene ST December 1974; Breakfast in L.I. May 1981; P.S. 130 spring festival June 11, 1981; Hollis shaves Friedl’s head March 30, 1982; At the farmer’s market Union Square Oct. 18, 1980; Ken & Flo wedding anniversary May 8, 1980; More real than the reality, gone by now...; On State Island with Sharon & Vytas July 1976; Nisi’s b’day July 1974.”

 

Reel 5

“Andy at work Dec. 15, 1976; Kyoko’s seventh birthday; Oona visits her cousin Sean Thanksgiving Nov. 22, 1979; “Schreiben als from des gebetes” Franz Kafka; It’s not lost yet; Francenes 30th birthday Jan. 5, 1980; Picnic in C. Park Aug. 18, 1974; Hollis Frampton buried April 2, 1984 Buffalo NY; June 12, 1982; School for springs April 1981; Lotte Jacobi visits a horse farm in N.H. Aug. 20, 1983; Brooklyn bridge celebrates its birthday May 24, 1983; Sebastian & Oona in Central Park; Ah the winters...”[3]

 

 He Stands in a Desert Counting the Time of his Life si divide in cinque reel ognuno composto da numerosi sketches, più o meno lunghi montati secondo un ordine tematico e mai cronologico, e denotati da titoli che ne descrivono esaurientemente il contenuto.

Il primo reel si può considerare un capitolo interamente dedicato all’avanguardia artistica: da una parte c’è il ricordo del passato rappresentato dalla visita a  Richter, e a Rossellini, e dall’altra parte c’è l’attualità del presente rappresentato dagli artisti più in voga di New York, come Warhol e la Pop Art,  George Maciunas e Fluxus, e Jonh Lennon e Yoko Ono.

La caratteristica principale che accomuna questi artisti, sta nella loro forza artistica totalmente votata contro il sistema; in modi ed in tempi diversi ognuna di queste persone ha sviluppato la propria arte attraverso canoni non convenzionali lottando contro il sistema omologatore. Come dice lo stesso film-maker all’interno di questo capitolo, He stands non è “a documentary film”, ma alla stregua degli ideali dei personaggi ripresi, esso è invece “a political film”, che si batte per l’indipendenza dell’arte.

Gli sketches più interessanti, che propongono la presenza di questi personaggi, sono quelli relativi al party di Maciunas e alla gita sull’Hudson organizzata da Fluxus, che oltre a mostrare tutti gli artisti più in voga del momento, sono caratterizzati nel sonoro dalla voce di Henry Flynt che discute in merito al significato di avanguardia, e poi suona il violino per il compleanno di Maciunas.

In opposizione a questi sketches quasi sempre costituiti da una tecnica di ripresa veloce e distaccata, il primo reel inizia e si conclude con scene più intime e personali in cui l’autore si trova in compagnia degli amici di tutti i giorni, che sebbene siano anch’essi artisti, qui sono ripresi come persone qualunque.

Se nel primo reel Mekas controbilanciava il tema dell’amicizia tra pubblico e privato, nel secondo l’amicizia diviene il centro del conflitto causato dal dualismo fra la vita (felicità e spensieratezza) e la morte (perdita e malinconia).

Questa seconda parte inizia con una panoramica di New York, dall’Empire State Building, in una giornata piovosa (tuoni e pioggia) e prosegue poi con una visita a Cavalcanti (con in sottofondo il preludio del Siegfried). Anche in questo reel come nel precedente, Mekas rende omaggio ad alcuni importanti registi della storia del cinema, e dopo l’iniziale e breve visita a Cavalcanti, più avanti assistiamo  prima ad alcune scene che ritraggono Henri Langlais in diversi momenti della giornata (anche queste sottolineate dal Siegfried di Wagner) e poi ad un omaggio  ai Fratelli Lumiere  caratterizzato dalla famosa scena di un treno che entra in stazione, girata da Mekas proprio nella stazione di La Ciotat, dove nel 1895 i Lumiere crearono il loro primo film. 

Dopo la visita a Cavalcanti il film prosegue con il montaggio veloce di brevi sketches di vita quotidiana che riprendono il filmmaker  in vacanza con la moglie, mentre compra l’albero di natale con Oona, ed in compagnia degli amici più cari.

In opposizione a quest’ultimo felice quadretto famigliare, si pone il montaggio di sketches dedicati alla famiglia Kennedy: queste sequenze risalgono al 1972 e furono girate durante una vacanza a Montauk. Nell’intervista a Scott MacDonald, Mekas racconta che dopo la morte di John F. Kennedy, Jacky voleva coinvolgere i figli in qualcosa di diverso, che li distraesse dal pensiero del padre; Peter Beard, loro tutore in quel periodo, suggerì a Jacky che Jonas avrebbe potuto insegnare loro un po’ di tecnica cinematografica, e così successe che Mekas si trovò coinvolto con la famiglia Kennedy.

Sebbene il materiale girato durante questa vacanza sia composto da scene di felicità e spensieratezza (John Jr. e Anthony Radziwill sul tetto della macchina; i fratelli Kennedy sulla spiaggia...), sottolineate dal rumore delle onde del mare, calme e rilassanti, la colonna sonora (scelta da Lee Radziwill) con la canzone “My heart Belongs to Daddy”, ribalta ogni impressione iniziale e ne aumenta il latente senso malinconico.

L’ultima parte del secondo reel sviluppa invece l’idea di amicizia in rapporto alla perdita della felicità: Mekas monta alternativamente scene felici e spensierate, che lo riprendono in compagnia degli amici più cari, con scene malinconiche come “Last walk with Jerome” o “George at the St. Vincent’s Hospital”, che rappresentano invece la perdita inevitabile dell’amicizia a causa della morte.

Come abbiamo visto nei primi film, Mekas era riuscito a superare la perdita della propria patria solo attraverso le amicizie fatte all’interno della comunità culturale newyorchese: nel momento  in cui quindi, due persone come  Jerome Hill  e George Maciunas, ai quali era molto legato e che considerava  esuli, come lo era stato lui, di una patria mai dimenticata, vennero a mancare, Mekas si trovò di nuovo a  provare gli stessi sentimenti di perdita ed abbandono di trent’anni prima, quando era stato costretto a lasciare la Lituania.

 In He Stands in a Desert l’idea di amicizia diviene dunque sinonimo di patria, mentre la morte, rappresenta la  perdita e di d’abbandono di tale patria. 

Questo principio torna prepotentemente nella struttura del film, denotato dal montaggio, dopo lo sketches di Maciunas, di una serie si inquadrature che riprendono una ragazza mentre mangia del pane lituano, dalla scritta “This is a political film”, e dalla figura dello stesso Mekas che mangia anch’esso del pane lituano. Il tutto e sottolineato anche da una musica popolare lituana.

Il secondo reel termina ricollegandosi alla scena iniziale con un forte temporale.

Il terzo reel inizia con due importanti visite, la prima ad Hans Richter (in occasione del suo ottantesimo compleanno), e la seconda ad Elia Kazan; seguono scene di vita famigliare che riprendono Mekas e la moglie in Provenza, Oona mentre balla, l’intera famiglia in visita da un’amica (Hollis Frampton); e poi ancora Central Park, il giardino del MOMA, altri amici (Donatas Banionis, Jackie Kennedy, Peter Kubelka...) ma soprattutto “Real life”, cioè stralci di vita quotidiana degli artisti newyorchesi.

 Anche il quarto reel è interamente dedicato all’amicizia.

Esso inizia con una scena di Oona e Hollis felici in mezzo al prato e con sottofondo una suite per violino, clarinetto e piano di Darius Milhaud; la prima parte è composta dal montaggio consequenziale fra le scene del matrimonio fra George e Billy Maciunas _in cui i due sposi, con sottofondo “Zefiro Torna” di Monteverdi, mettono in scena uno spettacolo di travestimenti_  le scene tratte dall’ultima visita  a George nell’ospedale di Boston ed infine quelle del funerale dell’amico (con in sottofondo sempre Monteverdi).

 Ricollegandosi alla seconda parte, Mekas mette di nuovo a confronto il tema dell’amicizia e della felicità, con quello della morte e della perdita; nei film precedenti egli aveva sempre usato i matrimoni come momenti di piena felicità, che lo riportavano direttamente alla propria infanzia; in questo caso invece, oltre a questo significato (enfatizzato dalla presenza nello sketches precedente della figura della moglie e della figlia che rappresentano in modo inequivocabile  l’ideale di maternità e fanciullezza), Mekas aggiunge il corrispettivo negativo, rappresentato dalla cerimonia funebre, spingendo il racconto  verso toni più foschi, indietro verso i ricordi più negativi e strazianti.

Per controbilanciare l’atmosfera cupa e malinconica della prima parte, la seconda si sviluppa in un crescendo di incontri e visite, che sottolineano momenti felici sia pubblici  che privati della vita dell’autore. Fra le visite più interessanti vi sono anche in questo reel quelle ad importanti registi d’avanguardia come Willard Van Dyke e Bruce Baillie; seguono vari incontri con Gregory Corso, Nam June Paik, e  scene con vecchi amici come Peter Kubelka, Friedl Bondy, Ken Jacobs...

Gli sketches più personali oltre a raffigurare Oona Hollis Jonas nei momenti più comuni e felici della loro vita famigliare, si arricchiscono ora di una nuova ed importante figura rappresentata dal neonato Sebastian Mekas.

 L’ultimo reel infine si compone di una serie di sketches apparentemente scollegati, che ripropongono ancora una volta i temi già trattati. Esso inizia con una ripresa di Andy Warhol al lavoro, prosegue con la festa di compleanno della figlia di Yoko Ono, poi si sposta su alcune scene famigliari (Oona, Adolfas al lavoro, lo stesso Jonas mentre scrive legge monta dei filmati), e  torna quindi di nuovo a descrivere altri momenti felici della vita degli amici e della famiglia, con un unico momento negativo dato dallo sketches del funerale di Hollis Frampton, girato nello stesso anno dell’edizione del film.

Il quinto reel si conclude con la scena di Hollis, Oona e Sebastian in mezzo alla neve.

Come è facile notare la struttura di He stands in a Desert si compone a livello tematico di continui rimandi, che legano i vari sketches seguendo un percorso ben determinato; l’uso dei titoli da forma a tale struttura, mentre la colonna sonora ne enfatizza i significati.

La tecnica di ripresa usata in questo diary non si discosta molto da quella precedente: le immagini sono tipicamente veloci, fuori fuoco ed in alcuni casi poco illuminate; l’utilizzo della colonna sonora si differenzia invece da ogni uso precedente: la voce di Mekas è quasi assente (appare solo in concomitanza con le immagini che lo rappresentano), e la musica, prende il sopravvento.

A parte alcuni rumori di strada o brevi discorsi registrati in presa diretta, il tema sonoro principale è costituito dalla musica classica (Handel, Wagner, Chopin, Tchaikovski, Beethoven, Boccherini, Monteverdi) e da canzoni popolari (sia americane che lituane) che hanno lo scopo di enfatizzare il contenuto del sottotesto di ogni immagine, aumentandone la carica drammatica.

Il materiale contenuto in questo film fu girato approssimativamente tra il 1969 ed il 1983 e contiene, come abbiamo visto, alcuni fra i temi più comuni a tutti i diary film precedenti a questo, come l’amicizia, il viaggio, New York, i rituali sociali, la famiglia ecc....

 La differenza principale che si può rilevare nell’uso di tali argomenti rispetto ai film precedenti si deve cercare direttamente nel dualismo insito in questi ultimi. Ogni sketches di questo diary possiede un suo corrispettivo tematico in positivo o in negativo : l’amicizia per esempio non si  caratterizzata più solo di scene di felicità e spensieratezza, ma anche di momenti di perdita e malinconia; i rituali sociali non sono più solo matrimoni  e party, ma anche funerali, e lunghi addii.

  Sebbene gli argomenti siano sempre gli stessi, in questo film esiste un sottotesto ideologico che conduce e lega assieme immagini e parole, e in questo caso esso è insito nell’immagine

della morte e della perdita. Essa viene rappresentata sia come figura romantica che colloca l’autore come l’eroe di una guerra contro la perdita (della patria, degli amici, della libertà), sia come instabile figura che situa l’assenza alle basi della stessa rappresentazione Questo film può addirittura considerarsi, da un certo punto di vista, un vero e proprio elogio alla perdita di tanti amici ormai scomparsi (Hollis Frampton, James Blue, John Lennon, Henry Langlois, Jerome Hill, George Maciunas, Andy Warhol, Willard Avan Dyke, Hans Richter).

 L’idea della perdita e dell’assenza sono sempre figurate direttamente nella formazione della strategia artistica di Mekas: sin dai primi momenti quando ancora si trovava in Europa, egli aveva iniziato a registrare su dei diari tutto ciò che aveva perso o che gli mancava, prima come prigioniero e poi come esule. Questa tecnica è poi seguita anche nei diary film, che come Lost, Lost, Lost, contengono vere e proprie sezioni dedicate all’argomento. Le opere di Mekas arrivano al punto di dimostrare come una semplice idea come la morte o la perdita possano generare un metodo di costruzione testuale, a dispetto di ogni retorica.

  Il tema della morte che domina le relazioni più intime e personali all’interno del film si incontra poi inevitabilmente con il contesto sociale in cui si situa esplicitamente il film. Come denota uno dei titoli “this is not a documentary....This is a political film”. L’unione di simboli della patria nativa, con l’idea di un tema politico che regge la narrazione, riportano l’autore direttamente al primo film, quando riprendeva i protestanti che in Washington Square dimostravano in nome dell’indipendenza della Lithuania. Questa politica della nostalgia viene affiancata a nuove immagini di protesta, questa volta verso il sistema, in nome dell’arte; le immagini di Mohonk dove i rappresentanti dei centri artistici nel 1973 tennero un meeting che portò poi alla creazione della National Alleance of Media Arts Centers, vengono unite alle immagini di “Last walk with Jerome”, una sequenza dedicata ad un amico, ma soprattutto ad un benefattore che sostenne economicamente l’Anthology film Archives. Implicito in questa sequenza sta il rapporto di Mekas con le istituzioni e la propria convinzione contro ogni dipendenza dell’arte da supporti governativi.

Nonostante tutti questi importanti temi He stands in a Desert non perde però il proprio compito principale che, come spiega lo stesso Mekas, consiste in una  osservazione antropologica dei modi e dei comportamenti delle persone a lui più vicine negli anni settanta, registrati nelle occasioni più varie, cercando di sottolinearne la carica umana, ai più nascosta.

 He Stands in a Desert Counting the Seconds of His Life is a visual testament to the passage of time, in particular the 1970s, as intimately observed by one of the prime movers and shakers of the New York art world.”[4]

Il lungo elenco di nomi e visi che appaiono in questo diary è infinito, ma di fronte a tutti c’è sempre lui, l’instancabile filmmaker con la propria cinepresa:

There’s me watching, looking at ouside life”.



[1] Film-Maker’ Cooperative Catalogue  No 7 op. cit., pag. 366.

Traduzione: “Un proseguimento dei miei diari. Le riprese coprono il periodo che va dal 1969 al 1984. Durante lo stesso periodo Girai più materiale di quello che vedrete qui, ma ho incluso in questo film solo le scene più importanti. Originariamente avevo intenzione di intitolarlo Anthropological Sketches. Esso consiste di scene sketches di persone attività avvenimenti eventi al di fuori _o quasi_ della mia vita che osservo da una certa distanza.... Ci sono degli sketches provengono dalla mia vita privata, li ho inclusi per bilanciare, per riscaldare il materiale impersonale. Ci saranno altri due film dallo stesso periodo: in uno includerò tutto i miei materiali ‘personali’ (la famiglia gli amici) l’altro sarà composto da materiali astratti.”

[2]Ibidem.

Traduzione: “Celebrazione della vita che è passata, ormai, e rimane solo come ricordo in questo brevi personali sketches.”

[3] Materiale originale, fornitoci dall’autore.

[4] Posner, Bruce, “Jonas Mekas: ‘Paradise Is Not Yet Lost”, in Valley News, May 2, 1987.

Traduzione: “He Stands rappresenta un testamento visuale del passaggio del tempo, in particolare gli anni settanta, come intimamente osservato da uno dei più importanti registi del mondo artistico newyorchese.”

 

Diary Film