SCENES FROM THE LIFE OF ANDY WARHOL
Scenes
from the Life of Andy Warhol
(38 min.) costituisce la seconda parte di una trilogia che riprende il
viaggio di Mekas nella figura di osservatore antropologico all’interno della
società artistica newyorchese degli anni settanta. Distribuito solo nel 1991, contiene filmati girati tra il 1965 ed il 1982, quasi tutti già apparsi in altri diary film e che dipingono l’intera élite culturale gravitante intorno alla figura di Andy Warhol. La
tecnica e lo stile di ripresa di
questo cortometraggio si rifanno sempre a quella classica e veloce dei single
frames; il montaggio dei vari sketches avviene attraverso dei titoli
esplicativi, mentre la colonna sonora si compone di musiche dell’epoca (tra
cui i Velvet Underground) e voci registrate in presa diretta.
“Friendship and Intersection: Psychiatrist’s Convention Jan. 14,
1966; Velvet Underground First public appearance; April 66, at the Dom; Stephen
party; 7 June 66, Village Gate; Barbara got us together; It’s all memory now...;
May 1, Warhol at Witney; June 29, 1971, George Maciunas party; Warhol revisited,
1971; Klein’s party; In Lexington Avenue Andy’s home, 23 April, 1972; A
visit to Lerner; Sunday morning; Peter Beard’s footage; Lee decided to rent
one of Andy’s horses; This is a documentary film; Tina’s birthday 1972; This
is not a documentary film; Dec. 5, 1976, Andy at work; Andy studio, 1981:
Memories; Montauk; Dic. 18, 1980, Union Square Farmer Market ; Glimses.
Dedicated to Lee.”[1] Il
film inizia con un titolo assai esplicativo: Friendship,
cioè amicizia, and Intersection, cioè
relazioni; il contenuto di questo diary sarà dunque rappresentato da scene in
cui il tema dominante è l’amicizia (per Andy Warhol) e tutto ciò che ad essa
si lega: sentimenti, emozioni, avvenimenti privati e pubblici. La prima parte è interamente composta da scene ed avvenimenti pubblici già visti nei diary film precedenti, come il party di Maciunas e di Klein o le esposizioni al Witney Museum delle opere di Warhol. La seconda parte invece è composta da materiali che riprendono il pittore-regista, in momenti privati. Queste
ultime scene sono anche le uniche inedite e permettono allo spettatore di
conoscere alcuni piacevoli aspetti che caratterizzano i momenti più privati di
un personaggio così famoso e distante come Andy Warhol. Tra
le sequenze della seconda parte si può scoprire un Warhol che fa la spesa al
mercato, che si diverte sulla spiaggia, che durante delle vacanze estive,
passate a Montauk nella casa di Peter Beard, della principessa Lee Radziwill e
dei loro figli, in occasione del compleanno di Tina Radziwill riempie la ragazza
di numerosi regali. Ci
sono poi anche immagini che
riprendono Warhol mentre lavora, girate in entrambe le sedi della Factory, la
prima e più nota sulla 47th e poi quella corporativa in Union Square,
oppure durante il suo tempo libero, di domenica mentre legge il giornale, o con
gli amici più intimi. Mentre
in He Stands... la figura di Mekas
rappresentava ancora un significato importante nel discorso globale del diary
film, qui essa viene sostituita da quella di Warhol, che diviene il vero
protagonista attorno a cui ogni immagine e persona gravita. Mekas
diventa quindi unicamente un
osservatore distaccato, che registra ogni sketches cercando di rimanere il più
documentaristico possibile. Ma come afferma lo stesso a metà del film, Scenes
from the Life of Andy Warhol non
è solo un documentario, ma è soprattutto “Memories”, ricordi di vita
vissuta. “Mekas
measures the temper of the times with his shutter flutters, brittle flickers and
incapsulated mini-portraits with an unerring and unflinching eye. The crazy
energy and power of a headstrong, pioneer generation is rhapsodically thrust at
the viewer.[2]
[1] Materiale tratto dal film. [2] Sonbert, Warren, “Behind-the-Scenes with Andy”, ( ?), San Francisco, Nov. 29, 1991. Traduzione: “Mekas misura i tempi con i suoi otturatori fluttuanti, flebili tremolanti e incapsulati mini ritratti con un occhio infallibile e fermo. La pazza energia ed il potere di un capo, pioniere di una generazione, da rapsodicamente fiducia allo spettatore.”
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