DIARIES, NOTES AND SKETCHES (olso known as WALDEN)
Dagli
scritti di Mekas si può notare che già nei primi anni sessanta questi avesse
iniziato ad abbandonare il sogno di un cinema americano simile a quello delle
new wave europee e si fosse invece sempre più avvicinato al cinema poetico e
lirico. Gli stralci di vita quotidiana, reale, divennero ben presto per lui più
importanti delle migliori finzioni narrative, e una incomprensibile ed
imperfetta immagine lirica divenne più vera di una perfetta scena realistica. Nel 1965, dopo aver ripreso lo spettacolo del Living Theatre, Mekas si era trovato piuttosto occupato nel suo lavoro di critico ed organizzatore e, per questo aveva dovuto tralasciare ogni progetto cinematografico, incapace di trovare il tempo per scrivere copioni “I
didn’t have any long stretches of time to prepare, then to take months to
shoot, then to edit, etc. I had only bits of time which allowed me to shoot only
bits of film. All my personal work became like notes. I thought I should do
whatever I can today, because if I don’t, I may not find any other free time
for weeks. If I can film one minute _I film one minute. If I can film ten second
_I film ten second. I take what I can, from desperation. But for a long time I
didn’t look at the footage I was collecting that way. I thought what I was
actually doing was practising. I was preparing myself, or trying to keep in
touch with my camera, so that when the day would come when I’ll have time,
then I would make a ‘real’ film.”[1] Nel
poco tempo a sua disposizione egli si dilettava con la macchina da presa in giro
per la città riprendendo ogni cosa che poteva con il solo scopo, egli credeva,
di far pratica. Il materiale che Mekas girò tra il 1964 e il 1969 è composto
da alcuni cortometraggi, di cui abbiamo già parlato, e di numerosissime altre
sequenze, brevi o brevissime, che riguardano momenti privati della vita
dell’autore. Come
abbiamo già detto, nel 1969 la
Albright-Knox Gallery di Buffalo, in occasione di una speciale celebrazione,
commissionò nuovi lavori nel campo della musica, della danza del cinema:
Mekas fu invitato da Gerald O’Grady a produrre un film: “I
was invited to make a film and given ten months to work on it. I used the
material that was easiest for me to put together. The gallery helped to make a
print and paid the expenses. The version I screened in Buffalo had sound on
tape; it was also slightly shorter than the present version. Later I decided to
finish the film and to include some other material.”[2] Fu
dunque in questa occasione che, riguardando tutto il materiale girato in quegli
anni (che non era mai stato reso pubblico), Mekas incominciò a considerarlo non
più come personale e privato, ma come pura espressione del proprio stile
artistico. Egli si rese conto che la tecnica da lui usata, che consisteva nel
riprendere a singoli frames tutto ciò che più amava reagendo con l’ambiente
circostante, poteva essere un nuovo modo di “celebrare” la sua visione
personale del mondo. “Mekas’
Diaries, Notes and Sketches (1964-69) and Remminiscences of a Journey to
Lithuania (1971) are exercises in Romantic autobiography. Mekas constantly waves
together celebration of the present moment, immediately and unironically present
on the screen, with elegiac and ironic allusions to a presence that is forever
absent to the camera lens: the vision of nature and of his childhood. Like all
the films brought together in this chapter, Mekas’ two diaries are versions of
the myth of lost innocence and the failed quest for its recovery.”[3] Il
genere a cui appartiene questa tecnica registica è il genere diaristico e Walden
rappresenta il momento nel cammino artistico di Mekas, in cui il film diary fu
per la prima volta edito nella forma di “diary film”. Quando
uscì Walden si intitolava Diaries,
Notes & Sketches (also known as
Walden): l’idea di Mekas era di chiamare tutti i diari
“Diaries Notes & Sketches” più un secondo titolo, ma ben presto
egli si accorse che i critici notavano solo la prima parte, confondendo così i
vari film, quindi preferì dare ad ognuno un titolo distinto. A
differenza di Guns of the Trees e The
Brig, dove se pur in modo esile, esisteva un progetto iniziale, un tema, Walden
è nato nel suo farsi. Non ci sono
scene preparate in questo film ed il lavoro in laboratorio è minimo: esso sta
tutto nelle riprese e nei tagli che si basano sulla tecnica dei “single
frames”. “Single-framing,
a technique of rapidly clicking film frame by frame instead of threading it
fluidly through the camera at 24 frames per second, is his response to anwering
‘the problem of how to restructure reality’, or see through a camera in such
a way that when shown the image captures what was seen and the seer’s manner
of perception, Mr Mekas indicated.”[4] Come
dice lo stesso film-maker in un articolo, questo film non è altri che una
raccolta di scene, più o meno lunghe e più o meno importanti, che l’autore
ha girato reagendo con ciò che lo circondava, improvvisando e montando in
quel preciso momento: “This film being what it is, i.e., a series of personal notes on
events, people (friends) and Nature (Seasons) _the Author won’t mind (he is
almost encouraging it) if the Vewer will choose to watch only certain parts of
the work (film), according to the time available to him, according to his
performances, or any other good reason... A
note in the beginning says, that this is the First Draft of the Diaries. Why
should the Author permit then, one may ask, the unpolished or half-polished
edition to come out? His answer is, he thought that despite the roughtness of
sound and some parts of the images, there is still enough in them _he felt_ to
make them of some interest to some of his friends and a few strangers. In order to
go to the next stage of polishing, he felt, he had to look at the footage as it
is, many more times, and gain more prospective to it _that’s why this
edition.”[5]
Walden è composto da sei parti
o “reel” (il catalogo della Film Maker Coop. ne menziona solo quattro , ma
il contenuto è lo stesso) ognuna
delle quali contiene un elenco di scene ricorrenti (viaggi, matrimoni,
proteste), intercalate a titoli e scritte che ne denotano il contenuto. Ogni
reel si apre e si chiude
con uno schema fisso composto dal montaggio alternato di inquadrature a
schermo nero con i vari titoli. Caratteristico è l’uso all’inizio e alla
fine di un reel, del segnale di sincronizzazione che normalmente viene omesso
durante il montaggio. Gli
eventi raccontati, seguendo il modello letterario del diario di Toureau, si
condensano in un unico blocco divisibile in tre fasi temporali (primavera,
autunno, inverno), ognuna delle quali occupa due reel. In generale non esiste
una reale struttura cronologica dal momento che la successione delle sequenze ha
un significato più contenutistico che temporale (“In Diaries, Notes &
Sketches (Walden) in a few places, when I had two long sketches side by side, I
pushed one of them further in time, or back in time, for structural reasons.”[6]) Il
fulcro tematico dell’intero film traspare attraverso le ripetute e singole
inquadrature della città e di Central Park: Mekas dopo anni di malinconia e
solitudine è riuscito a trovare in Manhattan “(...)
To me Walden exist troughout the city. You can reduce the city to your own very
small world which others may never see. The usual reaction after seeing Walden
is a question “Is this New York?” Their New York is ugly buildings and
depressing, morbid blocks of concrete and glass. That is not my New York. In my
New York there is a lot of nature. Walden
is made up of bits of memories of what I wanted to see. I eliminated what I
didn’t want to see.”[7] Nella
prima sezione Mekas descrive quella parte della propria vita più pubblica,
caratterizzata da viaggi con gli
amici e da incontri con altri
colleghi ed artisti. Non mancano però scene più poetiche come quella della
ragazza in Central Park attraverso cui abbiamo una prima identificazione fra
quel mondo e Walden, fra New York e la sua Lituania. La seconda parte inizia a
metà inverno ed è caratterizzata da molte scene della città e dalla visita a
Brakhage. (I Brakhage e i loro home movies rappresentano la parte centrale del
film.). Nella terza sezione, dopo qualche rimpianto per il passato perduto,
Mekas torna di nuovo a New York, tra la gente del New American Cinema,
riconoscendo finalmente quel luogo di cultura, come il proprio Walden. Reel 1 Textile,
single frames Dedicated to Lumiere textile
design DIARIES
NOTES AND SKETCHES textile
design ALSO
KNOWN AS WALDEN (P.P.
di Mekas) In New York was still winter (C.L.
di Central Park innevato) But the wind was full of spring (alcuni
alberi mossi dal vento; P.P. di Mekas che suona l’armonica) Reel 2 First
sync mark Reel
two (black
leader) DIARIES
NOTES AND SKETCHES (black
leader) Autumn
came with wind and gold; Jerome trying to peek into Larry Rivers’ show;
Alexandra e Jordan; Sitney’s Wedding; New year’s evening in Times Square;
Barbet Shroeder Goofing on 42nd Steet; Uptown party; Velvet Reel 3 Sync
mark Reel
three (black
leader) DIARIES
NOTES AND SKETCHES (black
leader) (L.
Rogosin e L. Brigante in Bleecker St.; M. Jacobson e Sitney) April;
Capitalists & Pigs; The people; Flowers for Marie Menken; Gregory
Markopoulos shoots backgrounds for “Galaxie”; May 16 1966, Notes on the
Circus; black leader; On Third Avenue; Mel (god) makes coffee; Kreeping
Kreplachs meets to discuss world problemms (Kreeping Kreplachs, at Village Gate,
June 7, 1966); September (Hare Krishna group); November (Hare Krishna); black
leader; End of reel three; black leader, end sync mark. Reel 4 Beginning
sync mark Reel
four (black
leader) DIARIES
NOTES AND SKETCHES (black
leader) (Il
bimbo di Linda; Ronna che balla, ancora) On
Third Avenue; Barbara Rubin (Dziga Vertov) & Ronna shoot a movie; Christmas
eve; A visit to Brakhage;End of reel four; black leader; end sync marks. Reel 5 Sync
marks Reel
five (black
leader) DIARIES
NOTES AND SKETCHES (Mekas
che guarda il mare) 1.
(
Singola immagine di Minie e Peter che ballano) 2. (Ancora) 3. (Ancora) 4. (Peter
e Cushing) 5. (Mekas
in una barca, il tramonto.) 6. (varie
immagini veloci) 7. (Mekas
che guarda il mare) St
Louis; Pola & Mother in the country; Dylan Stone is born; A visit to Hans
Richter; In Central Park; Richard Lindner; Peter’s wedding; black leader; End
of reel five; black leader; end sync mark.
Reel 6 Sync
mark Reel
six (black
leader) DIARIES
NOTES AND SKETCHES (black
leader) Soon after that came autumn Mel’s
children; Hippies at sunset; A trip to New Jersey; Wendy’s wedding; Coming
back to New York from Buffalo; Winter Scene (text); Marie Manken and sister;
Deep of winter; Sixth Avenue & Bleecker; Snow fight on Bleecker St.; The
Village Voice; Sunday morning; Snow storm on Eighth Avenue; Martha whom I
hadn’t seen from some time; Anthology Cinema meets; To Yoko & John, with
love; Blake Sitney is born; In Central Park one Sunday; Morbid day of New York;
I thought of home; I thought of home; September (Walden, text from the book);
Walden (P.P. di Mekas); END OF THE FIRST DRAFT OF THE DIARIES; black leader,
copyright line, black leader, end sync mark.[8] Come
si può vedere nell’elenco delle scene che compongono i sei reel, vi sono
molte situazioni ricorrenti che sebbene si sviluppino in modi e con tecniche
differenti, richiamano i medesimi significati. I temi più comuni che
caratterizzano la cinematografia diaristica di Mekas sono: Central Park e la
città; gli amici; i viaggi; vari rituali sociali, quali nascite e matrimoni, e
le proteste politiche. Le
riprese che riguardano C. Park ed
il resto di New York, sono sempre caratterizzate da campi lunghi di paesaggi
naturalistici, che incorniciano con la loro poeticità il resto del filmato. Le
scene preferite da Mekas sono quelle in cui il parco è affollato di gente
felice, che gioca tra la neve, che passeggia nel prato ecc. WALDEN P.P.
di Bibbi , in C. Park, con un libro in mano. Bibbi
che guarda un fiore nelle sue mani. Ancora
P.P. di Bibbi. L
m.d.p. scende ed inquadra le gambe di Bibbi il terreno l’erba.
Incominciamo
a vedere le mani di Bibbi che toccano i fiori.
Di
nuovo P.P. di Bibbi. P.P.
di Bibbi. P.P.
delle mani di Bibbi. P.P.
dei fiori, poi delle mani di Bibbi con i fiori. P.P.
di Bibbi. Bibbi
che guarda in alto verso un albero. P.P.
di Bibbi che guarda l’albero. Le
mani di Bibbi. Bibbi
che corre attraverso la strada. Bibbi
seduta. P.P.
di Bibbi che guarda intensamente. Un
yogi in C. Park che sta sulla testa. WALDEN:
testo del libro. Per
quanto riguarda le numerose sequenze in cui Mekas riprende i propri amici è
quasi incredibile credere che questi si sentisse realmente solo: in Walden
e più ancora nei film seguenti, Mekas è riuscito a creare un’opera che non
è più solo personale, Queste
scene si possono dividere in due parti: da una parte ci sono quelle più
naturali e gli incontri di tutti i giorni, in cui la macchina da presa scherza
con i protagonisti creando piccoli e semplici ritratti di famiglia (“To Yoko e
John, with love”); dall’altra parte ci sono i party (Uptown party; Velvet
Undergroud;), e gli incontri ufficiali (“Carl Th. Dreyer”, “A visit to
Hans Richter”) in cui le riprese sono più
formali, veloci e distaccate. A
queste si ricollegano formalmente le sequenze dei viaggi, anch’esse sempre
ricche di personaggi ed amici di Mekas. Fra quelli più importanti ricordiamo
“A visit to Millbrook” e “Cassis” che abbiamo precedentemente
analizzato, ma soprattutto “A visit to Brakhage” che testimonia con
semplicità l’amicizia fra i due film-makers. “The
Brakhages and their home movies are the center of the film, and also of its
ethical system; in being received into their home and sharing in their
participatory, domestic filming, Mekas is integreted into the ideal cinema.”[9] A
VISIT TO BRAKHAGE Riprese
da un treno ONE
DAY LIKE ANY OTHER Brakhage,
i bambini nella neve, Brakhage di fronte alla propria casa. PONIES I
bambini e i poni ROSCOE Roscoe,
il mulo. STAN
GOES TO TOWN Brakhage
che va in città, la moglie sotto il portico, il cielo di notte. STAN
LISTENS TO LILI BOULANGER Il
cane e Brakhage a letto, mentre ascoltano la musica; Jane va all’ufficio
postale. IN
THE WOODS Mekas
e Jane nella foresta; Mekas che corre, salta. NEOWYN
AND CRYSTAL RETURN FROM SCHOOL Neowyn
e Crystal che tornano da scuola. DOG
STEELS BIRD’S FOOD, TUNS AWAY, AS WE SHOUT THRU THE WINDOW, “SHAME ON YOU,
SHAME ON YOU” Il
cane che ruba del cibo e scappa; le bambine urlano dalla finestra. ON
THE MELTING PORCH Brakhage
che guarda le montagne; F.I. della casa. JANE
CLEANS THE ROOF Jean
sul tetto. SUDDENLY
IT LOOKED LIKE SPRING C.M.
sul portico, Brakhage, le bambine, gli animali, il sole. JANE
E JONAS DECIDED TO RIDE THE DONKEY Jane
e Mekas mentre cercano di cavalcare il mulo. (La ripresa è fatta dalle bambine) STAN
& THE CHILDREN Brakhage
sotto il portico con le figlie. JANE Jane
con il cavallo. NEONYN:
“I’M NOT AFRAID, I’M NOT AFRAID” La
bambina mentre cavalca il mulo. EVENING Brakhage
di sera. THE
BREAKFAST Interno
della casa dei Brakhages con i bambini intorno al tavolo. A
VISIT TO THE BEAVERLAND Jane
e Mekas che passeggiano in mezzo alla neve e la foresta. AN
UNSUCCESSFUL ATTEMPT TO GET DOWN A TREE CUT DOWN BY BEAVERS BUT STUCK IN THE
WOODS Mekas
mentre cerca di far cadere un albero, senza successo. I
FIND RABBIT SHIT Spari ad un coniglio e escrementi sulla neve. NEXT MORNING Ultima ripresa ai Brakhages; sulla via per Danver; il tramonto dal treno. Fra
le riprese più classiche che Mekas ha girato vi sono quelle riferibili ad
eventi sociali o pubblici e, fra tutti egli sembra prediligere i matrimoni: ”There
are a lot of wedding in my diaries. A wedding is a big event in anybody’s
life; it’s coloreful and there’s always a lot of celebration. As a child, I
remembered for years my sister’s wedding.” [10] In
Walden vi sono quattro matrimoni, ma
se dovessimo contare anche gli altri diari di Mekas il numero crescerebbe
enormemente. Del
primo non ci viene detto chi siano gli sposi: esso è ripreso con una cinepresa
mobile, attraverso la folla in modo documentaristico, e quasi nascosto. La
sequenza ha inizio fuori dalla chiesa, prosegue all’interno, durante la
cerimonia, di nuovo fuori, e finisce al party di matrimonio con Sitney che
afferra la giarrettiera. A questa scena seguono le foto della madre e del padre
di Mekas. Le riprese sono fatte quasi sempre da lontano discretamente e senza il
sonoro originale. Il
secondo matrimonio è quello di Sitney ed è caratterizzato dal montaggio veloce
di scene brevi che riprendono soprattutto gli amici ed il party. Segue infine
una scena di Sitney e Julie che lasciano la chiesa. Il
Terzo è intitolato Peter’s wedding, ed è caratterizzato da inaspettate
riprese aeree e da una musica in sottofondo; l’ultimo (il matrimonio di Peter
Beard) è girato con una Baulieux imprestata a Mekas dallo sposo, dal momento
che la propria Bolex era rotta. La maggior parte delle riprese sono fatte in una
discoteca, durante il party, quindi le riprese sono caratterizzate da una
pessima illuminazione (luci colorate in mezzo al buio), da una musica assordante
e da inquadrature molto mosse e veloci degli invitati che ballano. Per
finire tra i temi più ricorrenti non si può non dimenticare l’impegno di
Mekas in campo politico, rappresentato qui dalla registrazione di alcuni comizi,
di proteste per la pace (“Peach march at night” avvenuta sulla 42nd
strada; la marcia di protesta contro la guerra in Vietnam, della
quinta avenue) e dei canti degli Hare Krishna (“Hare Krishna”). In
queste scene la caratteristica che colpisce di più è data dalla voce
dell’autore che sottofondo descrive le proprie impressioni ricordando e quei
momenti: “They stood there, the women for peace. They
stood there, I think they stood there all night, and all the morning, all
day...and I watched them. And everybody was rushing, everybody was passing
by.” Sebbene
Mekas insista nei suoi scritti col dire che i propri diari sono opere create
improvvisando, senza un preciso studio strutturale, l’importanza del sonoro e
del montaggio in Walden non deve essere sottovalutata. In
questo film la voce fuori campo di Mekas costituisce un punto molto importante,
perché assieme ai titoli, permette allo spettatore di creare una
consequenzialità nelle azioni altrimenti scollegate fra loro. “For
the soundtrack I used some of the sound that I collected during the same period:
voices, subways, much street noise, bits of Chopin (I am a romantic), and other
significant and insignificant sounds.”[11] Da
una parte Mekas utilizza suoni indipendenti
dalle immagini, registrati in vari luoghi della città, e montati in modo da
enfatizzare le scene e denotarle con particolari significati; dall’altra parte
c’è la sua voce, calma e
nostalgica, e le sue canzoni lituane. “The
distance between the present moment
and the nostalgia is repeatedly mediated by the text of Walden, for in Diaries,
Notes and Sketches the language of the text, the titles, and the film-maker’s
voice is the sole vehicle of reconciling the exiled past _the author’s
childhood in Lithuania_ with the film camera’s dependence on the here and now
of its visual substance.”[12] In
alcuni punti egli commenta semplicemente gli accadimenti, giustificandoli o
giudicandoli, in altri legge i titoli, in altri ancora afferma semplicemente dei
principi (“I’m only celebrating what I see”; “Images, just mages for
myself and a few others. This
images have no drama no suspence. They are just images”; “Cinema is
light-movement-sun-light-hurt beating-light-face...”; “I make home movies
therefore I live. I live therefore I make home movies”.). Il
testo di Walden ha la doppia valenza
di fungere da veicolo di idee e da tecnica di montaggio: esso, da una parte
descrive attraverso la voce e i titoli il contenuto del film, ma dall’altra
crea la struttura cronologica stessa dell’opera. Inoltre l’uso frequente di
pagine tratte dal testo di “Walden” come elemento strutturale, attesta
inequivocabilmente l’esistenza di un metodo di montaggio a posteriori. “The
only adequate description of Mekas’ three-hour-long Diaries, Notes and
Sketches (also known as Walden) is stained-glass fireworks; there are thousand
of colored shards _ like controlled bursts against a Fourth-of-July sky_ which
the sheer energy of ongoing movement magically restructures into a mosaic in
mid-air. (...) The film is absolutely fragmentary. Much of it is shot by
single-framing and the sections of pages of Walden which are photographed from
the book are also always fragments.”[13] Walden venne proiettato nel Gennaio
del 1970 all’Elgin Film Festival riportando recensioni discordanti: Variety
lo criticava sostenendo che anche i maggiori cultori di Mekas, di fronte a
questo “three-hour marathon splicing of home movies”, avrebbero messo a dura
prova la propria pazienza. “Mekas in the credit notes encourages the Viewer ‘to watch only
certain parts of the work (film), according to the time available to him
according to his preferences, or any other good reason.’ It
is the cop-out of those who like the role of artist but who have nothing to say,
no grammar, technique or standards with which to either
channal it or rebel against, and really don’t believe that anyone wants
to hear it.”[14] Il
Sunday invece lo stimava
considerandolo una “rivelation”: ”Mekas has edit the film in a curious, almost mad counterpoint to its
mostly gentle content: hardly anythink is shown in its own time. Actions are
speeded up, sometimes stopped, often superimposed one on top of another. From
time to time, this sort of thing becomes almost unbearably tiresome, but never
for very long _a pure heart always comes shining through, occasionally with
humor, sometimes warm, sometimes mocking. (...) Mekas has a remarkable gift for
making us see, as if for the first time, what we’ve been looking at all our
lives.”[15] Ross
Wetzsteon del Village Voice lo definisce “an extraordinary film”: “This
is not life refined by the grace of art, but art refined by the grace of
life.”[16] Ed
infine James Stoller sempre del Voice lo decanta come: “Poetic
and finished, a natural and joyous extention of personality, these contain some
of the richest moments in the 16mm repertory.”[17] [1] James, D. E., To Free the Cinema op. cit., pag. 149. Traduzione: “Non avevo tanto tempo per poter riprendere e montare. Avevo solo alcuni brevi momenti che mi permettevano di girare solo parti di film. Tutto il mio lavoro divenne come degli appunti. Pensavo di dover fare tutto ciò che potevo quando avevo tempo altrimenti non avrei trovato altro tempo libero per settimane. Se potevo girare un minuto _ giravo un minuto. Se potevo dieci minuti _giravo dieci minuti. Prendevo ciò che potevo, per disperazione. Ma per un lungo periodo non riguardai il materiale che avevo collezionato in quel modo. Pensavo che ciò che stavo facendo era solo impratichirmi. Stavo preparandomi o prendendo confidenza con la cinepresa, cosicché quando sarebbe arrivato il momento, quando avrei avuto tempo, allora avrei fatto un “vero” film.” [2] Mac Donald, S., “Interview with Jonas Mekas” op cit., pag. 104. Traduzione: “Fui invitato a girare un film e mi diedero dieci mesi per lavorarvi. Usai i materiali che fu più facile per me riunire. La galleria mi aiutò a svilupparlo e pagò l’espansione. La versione che proiettai a Buffalo ha il sonoro sul nastro; essa era leggermente più breve della versione odierna. Più tardi decisi di finire il film ed includere altro materiale.” [3] Sitney, P. Adams, Visionary Film, The American Avant-Garde 1943-1978 op. cit., pag. 360. Traduzione: “Diaries Notes and Sketches e Reminiscences di Mekas sono esercizi nello stile di una autobiografia romantica. Mekas unisce constantemente assieme celebrazioni di momenti presenti immediatamente e senza ironia presenti sullo schermo, con elegiache ed ironiche allusioni ad un presente che è per sempre assente dall’obbiettivo: la visione della natura e della sua fanciullezza. Come tutti i film citati in questo capitolo, i due diari di Mekas sono versioni del mito dell’innocenza perduta e della fallita domanda di un suo recupero.” [4] Bannon Anthony, “Mekas Film Touching, Refreshing”, in Buffalo Evening News, Dicember 12, 1972. Traduzione: “Single-framing, una tecnica di ripresa che si basa su rapidi registrazioni di immagini frame per frame invece che fluidamente a 24 frames al secondo, rappresenta la sua risposta nel rispondere alla domanda di come risolvere il problema di come ristrutturare la realtà, o vedere attraverso la cinepresa in un modo che quando vengono mostrate le immagini catturate ciò che si vede ed il modo in cui vedere è indicato da Mr Mekas.” [5] Sitney, P. A., Visionary Film op. cit., pag. 360. Traduzione: “Questo
film è ciò che è, una serie personale di note ed eventi, persone (amici)
e Natura (stagioni) _l’autore non badrà al fatto (anzi lo incoraggia) se
uno spettatore sceglierà di guardare solo certe parti del lavoro in accordo
con il tempo a sua disposizione, in accordo alle sue preferenze o ad altre
buone ragioni... Una nota all’inizio dice che questo è la prima parte dei diari. Perché dunque uno si chiederà l’autore ha permesso che questa uscisse in edizione non integrale? La sua risposta è che egli pensava che sebbene il sonoro ed alcune immagini fossero ancora rozze, c’è ancora abbastanza in loro _egli credeva_ da renderle interessanti per alcuni amici ed estranei. Al fine di arrivare ad un secondo passaggio di preparazione, egli credeva, doveva guardare le riprese come sono, più volte, dando loro più prospettive _questo il perché di questa edizione.” [6] Sitney, P. Adams, The Avant-Garde Film, A Reader of Theory and Criticism op. cit., pag. 194. Traduzione: “In Diaries Notes and Sketches in alcuni punti quando avevo due sketches troppo lunghi uno dietro l’altro ne diminuivo la lunghezza di uno per ragioni strutturali.” [7] Mac Donald, S., “Interview with Jonas Mekas” op. cit., pag. 105. Traduzione: “Per me Walden esiste attraverso la città. Tu puoi ridurre la città in un piccolo mondo che gli altri non hanno mai visto. La reazione più usuale dopo aver visto Walden è una domanda: Ma è veramente New York? La loro New York è composta da tristi palazzi e blocchi di cemento e vetri che deprimono. Questa non è la mia New York. Nella mia New York c’è tanta natura Walden è costruita da pezzi di memoria di cosa voglio vedere. Io ho eliminato tutto ciò che non voglio vedere.” [8] Materiale originale, fornitoci dall’autore. [9] James, D. E., To Free the Cinema op. cit.. pag. 175. Traduzione: “I Brakhage e i loro home movies costituiscono la parte centrale del film e del suo sistema etico; il fatto di essere stato introdotto all’interno della loro casa e di aver condiviso la loro vita, domestica e filmica, rappresenta l’integrazione di Mekas all’interno del cinema ideale.” [10] Mac Donald, S., “Interview with Jonas Mekas” op. cit., pag. 106. Traduzione: “Ci sono numerosissimi matrimoni nei miei film. Un matrimonio è un grande evento nella vita di chiunque; esso è pieno di colori e spesso ci sono tante celebrazioni. Quando ero bambino ricordai a lungo il matrimonio di mia sorella.” [11] Film- makers’ Cooperative Catalogue No 7, New American Cinema Group, New York, 1989, pag. 362. Traduzione: “Per il sonoro usai alcuni suoni collezionati durante lo stesso periodo: voci metropolitane rumori di strada parti di Chopin (sono un romantico) e altri suoni significanti e non.” [12] Sitney, P. A., Visionary Film op. cit., pag. 363. Traduzione: “La distanza fra i momenti presenti e la nostalgia del passato è ripetutamente mediata dal testo di Walden, infatti nei Diaries il linguaggio del testo i titoli e la voce del film-maker sono gli unici veicoli per riconciliare l’esiliato passato _la fanciullezza dell’autore in Lituania_ con la dipendenza della cinepresa della sua sostanza visuale.” [13] O’Grady, Gerald, “Our Space in our Time: The New American Cinema”, in The American Cinema, Voice of America, Donald E. Staples, Four Serves, U.S. Information Agency, Washington, 1973, pag. 237. Traduzione: “L’unica adeguata descrizione del tre ore lungo film di Mekas è fuochi d’artificio colorati; ci sono di lampi colorati _come fuochi che si riflettono contro un cielo di quattro luglio_ la cui energia si muove magicamente ricostruendo un mosaico in mezzo al cielo. Il film è assolutamente frammentario. La maggior parte delle riprese sono fatte a singoli frame mentre le sezioni di pagine tratte dal Walden sono anch’esse frammenti.” [14] “Diaries, Notes And Sketches” in Variety, January 29, 1970. Traduzione: “Nelle
note di credito Mekas incoraggia lo spettatore a guardare solo alcune parti
del film in accordo al tempo a sua disposizione alle sue preferenze o ad
altre buone ragioni. Questo rappresenta l’atteggiamento di chi ama il ruolo d’artista ma non ha nulla da dire, nessuna grammatica, nessuna tecnica o standard con i quali possa appartenere o a cui possa ribellarsi, e in realtà non crede che qualcuno voglia ascoltarli. [15] Canby, Vincent, “Digging Under Ground”, The New York Times, January 18, 1970. Traduzione: “Mekas ha montato il film in un modo curioso, quasi in modo opposto al suo stato gentile: difficilmente ogni immagine è mostrata nel suo proprio periodo. La azioni sono velocizzate, alcune volte interrotte, spesso sovraimpresse. Alcune volte questo tipo di tecnica diviene tediosa, ma mai a lungo _un o spirito puro spesso si fa largo splendendo occasionalmente con humour qualche volta caldo altre volte ironico. Mekas ha il dono rimarchevole di farci vedere come per la prima volta ciò che vediamo da tutta la vita. [16] Wetzsteon, Ross, “Film: Diaries, Notes And Sketches”, in The Village Voice, January 1, 1970. Traduzione: “Questa non è vita abbellita dalla grazia dell’arte, ma arte abbellita dalla grazia della vita.” [17] Stoller, James, “16mm”, in The Village Voice, April 11, 1968. Traduzione: “Poetico e finito, una naturale e gioiosa estensione di personalità questo contiene alcuni dei più ricchi momenti nel repertorio dei 16mm.”
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