ZEFIRO TORNA O SCENES FROM THE LIFE OF GEORGE MACIUNAS
Prodotto
nel 1992, questo cortometraggio (35 min.) costituisce la terza parte della
trilogia di Mekas dedicata all’osservazione antropologica della società
culturale newyorchese degli anni settanta, questa volta gravitante intorno alla
figura di George Maciunas. In
realtà l’intera struttura del film si discosta dall’idea di documentario,
astratto e impersonale voluta nelle parti precedenti, dando forma ad un opera
che è tra le più personali e malinconiche del regista. Attraverso brevi
stralci della vita e della malattia dell’amico, si assiste ad un profondo
dialogo interiore in ricordo ed in elogio all’amicizia. Zeriro
Torna
contiene filmati girati tra il 1952 ed il 1978: esso inizia con brevi e veloci
immagini in bianco e nero, di stile fotografico, che riprendono George con la
propria famiglia e con Jonas (1952); in sottofondo si ode un brano tratto dal
“Zefiro Torna” di Monteverdi (opera preferita da Maciunas). Dopo
questo inizio molto personale, la musica finisce e si inizia a sentire la voce
di Mekas che legge, con malinconia, ma senza drammatizzare, alcuni brani che
descrivono la personalità di George Maciunas; contemporaneamente, annunciato da
un titolo (1966), sullo schermo iniziano a scorrere dei filmati che riprendono
l’artista in vari momenti pubblici. Assistiamo così ad alcune esibizioni di
Fluxus, ad un party, ad un raduno per la strada aspettando la chiamata di
Foreman da Parigi, ad un altro party, e al giorno del matrimonio. La
voce di Mekas intanto continua nel suo racconto: “Most
of the time he is happy...He takes morphin always...He can’t sleep either...”; “Feb. 28,
1978: He finally collect the corage to act to marry”. “He can’t eat”;
“He had accepted to live with death in perfect fluxus way”; “March ’78:
He was so tired... They gave him six month to live... He had to decided how to
spend this six month...”; “George is an idealistic”; “Fluxus is a
political art”; “He collect everything” ; “He said his best writers was
Dostoievskij and Thomas Mann”; “He was looking for all Monteverdi Operas”.[1] La
seconda parte del film raccoglie invece le sequenze più personali e private
della vita di George: dopo le immagini di un sontuoso party, si passa
immediatamente a quelle girate a Boston (Three days before his death: “I didn’t know he had a cancer”) nelle quali traspare ancora
una speranza di vedere di nuovo l’amico (“See
you soon”), e poi, a quelle girate sempre in un ospedale alcuni anni prima
(1975, St. Vincent Hospital) quando George stava ancora bene e scherzava con
tutti. Segue quindi un momento molto felice della vita di Maciunas, il momento
del suo matrimonio, in puro stile fluxus, composto da tre sketches. Il primo (Before
the wedding), riprende George, Billy (Maciunas), Hollis e Oona in casa Mekas, e
poi per strada, mentre ultimano i preparativi; il secondo (Bride prepared), si
svolge lo stesso giorno del matrimonio e riprende Hollis mentre pettina Billy e,
George mentre prova il velo da sposa. Il terzo sketches è composto invece da
l’intero filmato del matrimonio: la cerimonia si divide in due parti, nella
prima avviene l’ufficializzazione dei due sposi, mentre nella seconda George e
Billy sopra un piccolo palco, di fronte agli invitati ripropongono la cerimonia
in stile fluxus, scambiandosi i vestiti. (In sottofondo si sente “Zefiro
torna”) Prima
di finire questo breve flash back, Mekas ritorna con le immagini all’ospedale
di Boston, e con le proprie parole ricorda l’ultimo dialogo avuto con Maciunas:
“He asked to wait and talk with me...his
voice was so right...he was a imagine of sickness”, e alla fine “He gave me a
right smile” _9 May 1978. Note on the table: Dear Jonas, George dead this
afternoon_ quindi segue il giorno del funerale (11 May 1978. We drove to the
crematory). Il personaggio principale di questa parte diventa la madre di George
(“His mother”), mentre Jonas riporta le parole che George aveva detto alla
madre riguardo la loro amicizia, e di quanto lui fosse importante per George
come amico. Mentre
il racconto di Mekas finisce, appare una scena di George e Oona, e riprende
Zefiro Torna; le immagini ripropongono le scene girate all’ospedale, buie,
veloci e sovrimpresse, e poi di nuovo quelle al crematorio, fermandosi questa
volta sugli amici, sui colleghi e terminando poi su dei fiori. Nel
primo film la figura di Maciunas era usata fra le altre cose per rappresentare
il tema principale dell’opera, e cioè il dualismo fra vita (il matrimonio, il
party) e morte (l’ospedale, il crematorio). In questo caso le stesse scene
acquistano un significato ancora più profondo perché attraverso la voce di
Mekas (che legge alcune pagine tratte da “The Diaries” tenuto durante
l’ultimo anno di vita di Maciunas) lo spettatore viene a conoscenza anche del
forte legame che univa i due artisti, trasformando l’opera in un drammatico
ricordo alla memoria di questi. Lo
stile di ripresa usato in questo film è quello classico dei single frames,
delle sovrimpressioni, e dei fuori fuoco. L’uso del bianco e nero e del
colore, serve a denotare il passare del tempo, mentre la poca illuminazione crea
effetti fotografici molto interessanti, come nella scena dell’ospedale, in cui
i toni scuri, che tendono al blu enfatizzano la drammaticità del racconto. Gli
sketches della prima parte possiedono quasi tutti uno stile documentaristico,
dal momento che la loro funzione risulta quella di descrivere degli avvenimenti
pubblici, mentre quelli più intimi della seconda parte sono girati con una
camera più vicina al protagonista, in modo da creare momenti più intimi e
personali. La scena del matrimonio raggruppa entrambe queste tecniche,
proponendo nella prima parte scene complici di una forte intimità famigliare, e
nella seconda immagini distaccate e lontane, quasi ad enfatizzare la realtà
spettacolare dell’avvenimento a discapito di quella privata. Gran
parte degli sketch proposti in questo film sono già stati usati in
He Stand in a Desert, e in Scenes from
the Life of Andy Warhol, ma ciò che li distingue da queste due versioni è
dato soprattutto dall’uso particolare dei flash back e del montaggio, ed
infine dall’uso fondamentale del sonoro e dalle note dello “Zefiro Torna”
che assieme alle parole di Mekas creano un’atmosfera molto intima e
drammatica. “Zefiro
torna e di soavi accenti L’aer
fa grato e’l pie discioglie e l’onde, E’
mormorando tra le verdi fronde...” [1] Testo originale, tratto dal film. Traduzione: “Per la maggior parte del tempo egli è felice...Egli prende della morfina sempre...Non può neppure dormire...Egli finalmente ha trovato il coraggio di recitare di sposarsi. Egli non può mangiare; Egli ha accettato di vivere con la morte in perfetto stile Fluxus; Era così stanco...Gli diedero sei mesi di vita...Egli doveva decidere come passarli questi sei mesi; George è un idealista; Fluxus è un’arte politica; Egli collezionava di tutto; Disse che i suoi scrittori preferiti erano Dostoievskj e Thomas Mann; Egli era sempre alla ricerca delle opere di Monteverdi”.
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