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I dati ufficiali stimano che siano circa 40.000 i bambini che vivono nelle strade di Mosca ma altre fonti affermano che il numero si possa avvicinare a 150.000. Sostiene Giovanni Murzi , il rappresentante dell‘Unicef in Russia, che il fenomeno dei bambini di strada è in aumento anche in altre città della federazione Russa - E’ il prodotto della transizione da un’economia pianificata ad un’economia di mercato-. In Russia il PNL è sceso del 39% nell’ultimo anno ( senza contare gli effetti devastanti della crisi dell’estate 1997) causando una diminuzione dei salari e dell’occupazione. I primi a subire le conseguenze di questa grave situazione sono stati i bambini. La mafia russa ha subito approfittato della situazione di emergenza nella quale si sono trovate molte famiglie russe, arruolando fra i suoi sicari i loro figli. Giovani che vanno dai 6 ai 14 anni sono, così , costretti a diventare vettori del commercio di droga o piccoli furfanti.

 

 

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In Nepal si calcola che il 60% dei bambini svolga dei lavori che non permettano loro di svilupparsi regolarmente, di andare a scuola o di giocare con i loro coetanei. Inoltre si stima che siano circa 4.000 quelli che vivono in strada.

Le mansioni per le quali questi fanciulli vengono impiegati riguardano soprattutto il settore tessile. In particolare bambini dai 5 ai 15 anni vengono utilizzati poichè le loro piccole dita ben si adattano alle difficili operazioni di tessitura di tappeti.

Essi sono costretti a vivere in delle baracche , spesso lontane dalla casa dei propri genitori, ed a lavorare 10-12 ore al giorno . In queste capanne le condizioni igieniche sono assolutamente insalubri e sono costretti a respirare polvere di lana per tutto il giorno. La polvere di lana è tossica e, spesso, provoca tumori ai polmoni o altre malattie respiratorie.

 

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Il Pakistan sta godendo , in questi ultimi anni, di una insperata crescita economica. Ciò è dovuto in gran parte alle condizioni di lavoro che permettono a molte aziende di produrre a costi molto bassi. In particolare, per risultare competitivi con gli altri paesi asiatici il Pakistan ha , di fatto, legittimato l’utilizzo di manodopera infantile . Essa infatti rappresenta ben il 20% della forza lavoro, vale a dire, che su 100 persone che lavorano , 20 sono dei bambini.

In un distretto (simile ad una nostra regione) , quello di Sialkot , vigono delle leggi sul lavoro che non garantiscono minimamente l’operaio ed è qui che si fa massiccio uso di lavoro minorile soprattutto nelle cucitura di palloni. I bambini non possono andare a scuola o svolgere alcunché che non sia cucire i palloni per 10-12 ore al giorno per un salario di 6 dollari alla settimana. Chi guadagna da questi loschi affari sono le multinazionali dell’abbigliamento sportivo che rivendono ,poi, in occidente i palloni così fabbricati.

 

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La condizione di miseria nella quale versano molte delle famiglie di questa regione non permette a molti bambini di frequentare la scuola anzi, li costringe a svolgere i lavori più disparati per poter garantire un reddito di sopravvivenza alla propria famiglia e a se stessi.

I lavori nei quali essi sono impiegati sono vari, c’è chi fa il bracciante nei campi, chi aiuta nelle pulizie di vetri, chi deve ricorrere alla vita da strada.

Tuttavia, il settore nel quale lo sfruttamento dei bambini è più visibile è quello estrattivo. In Perù , infatti, esistono cave di argento, oro, pietra pomice e di pietre idonee per la costruzione.

I bambini vengono così impiegati come minatori o spaccapietre per 8-10 ore al giorno, vivono in delle baracche, lontani dalla propria famiglia, sono maltrattati e malpagati. A volte sono anche costretti a lavorare in condizioni proibitive con temperature polari in cunicoli non più larghi di un metro.

 

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La condizione sociale ed economica del Brasile è molto complessa. Pur essendo, infatti, l’ottava potenza economica mondiale l’80% della popolazione vive nell’indigenza. Nel Nord-Est il 75% dei giovani vive in famiglie che guadagnano meno di 60000 lire al mese . Le condizioni igieniche sono pessime per la metà delle famiglie.

In queste condizioni i minori non possono che cercare, col loro lavoro, di aiutare la propria famiglia, quando ne possiedono una.

Si calcola che circa 700.000 bambini contribuiscano in qualche modo alla composizione del reddito familiare.

Nella città di Marabà i piccoli lavoratori sono utilizzati come spazzini , senza sicurezze igieniche o sociali. A chi ha fatto notare al sindaco della città questa forma di sfruttamento egli rispondeva candidamente " Voi a S.Paolo o a Rio li ammazzate, noi gli diamo un lavoro".

 

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In Indonesia si calcola che la piaga del lavoro minorile colpisca circa 2.500.000 di bambini.

Il 10% di questi viene impiegato nel campo manifatturiero. In tal veste i ragazzi lavorano dalle 45 alle 60 ore a settimana per una salario che si aggira attorno alle 6.000-7.000 lire settimanali. Dormono in baracche poco accoglienti e respirano aria poco salubre.

Nel campo ittico i ragazzi sono impiegati per gettare le reti da pesca (jermals).I minori sono scelti perché più docili e deboli e, quindi, risulta più facile farli lavorare sodo.

Alcuni studi hanno constatato che simili maltrattamenti causano ,in chi li ha subiti, malattie psicotiche e ansie perenni.

Un altro campo nel quale, purtroppo, si fa largo uso di giovanissimi, è quello della prostituzione ,soprattutto in città. Tale mercato è alimentato , per la maggior parte, dai turisti occidentali.

 

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Il lavoro minorile è, purtroppo, un fenomeno diffuso anche nel continente africano. Qui, nelle zone più povere, i bambini aiutano i genitori nel lavoro dei campi o nel pascolare il gregge. In città, invece, devono cercare di arrangiarsi inventandosi i mestieri più originali per sbarcare il lunario.

A Lagos , la capitale, un terzo dei ragazzi che frequentano la quinta elementare fanno gli ambulanti. Ognuno trova un suo campo e una sua zona di azione dopodiché lavora fino a quando non è riuscito a racimolare una cifra che ritiene sufficiente.

Per le bambine il discorso è ancora più complesso poiché i soldi che riescono ad accumulare col proprio lavoro costituiscono la dote con la quale possono sposarsi, altrimenti non ne hanno la possibilità .

 

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Dopo la tremenda siccità che colpì il Sudan nel 1984 la situazione economica è diventata molto difficile.

L’agricoltura e la pastorizia, risorse primarie del paese, soprattutto nella provincia, furono fortemente colpite, il che causò una forte emigrazione verso la città. Questa urbanizzazione ha portato con sé una inevitabile miseria .

In questa situazione i bambini sono costretti a concorrere al reddito familiare. L’età dei piccoli lavoratori varia dai 6 ai 16 anni.

Alcuni, non troppi , lavorano come muratori nel settore edilizio. Altri si spaccano la schiena come scaricatori al mercato. Altri si organizzano a gruppetti di 4-10 e vanno in giro a chiedere elemosine, lavare i vetri, controllare i parcheggi.

Nessuno di loro ha la possibilità di giocare o studiare con i loro coetanei più fortunati.

 

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Secondo uno studio recente pubblicato dal Corriere della Sera i bambini lavoratori in Italia sarebbero circa 509.000. E la cifra riguarda solo i minori di 14 anni.

Il dato va però preso con le molle poiché in questo numero sono inclusi anche i bambini che danno una mano anche per poche ore nell’attività produttiva dei propri genitori. L’80% , infatti, di questi lavoratori sono impiegati in famiglia e vi sono buone ragioni per non preoccuparsi di questa cifra. Quello che spaventa è quel 20% che lavora per conto terzi. Spesso sono ragazzi affidati ai parenti, ma altre volte costoro costituiscono linfa vitale per le piccole o medie aziende .

Il fenomeno è particolarmente visibile nel Sud, ma anche nel "miracoloso" Nord-Est.

Infine non sono facilmente conteggiabili i bimbi che hanno abbandonato la scuola e che sono stati assoldati dalla mafia dalla camorra o dalla ‘ndrangheta per svolgere mansioni poco lecite.

 

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Negli Stati Uniti, patria del neoliberismo, è facile pensare che la vita sia tutta rose e fiori. In realtà non è propriamente così. Alcune realtà produttive statunitensi , soprattutto quelle degli stati del Sud, sic reggono sullo sfruttamento della manodopera immigrata, la quale viene assunta senza garanzie, con salari bassissimi e turni di lavoro massacranti. Tuttavia il coltello dalla parte del manico ce l’hanno gli imprenditori, sicché, se il datore di lavoro incarica di un lavoro troppo oneroso il dipendente, immigrato clandestinamente, , il lavoratore è costretto a farsi aiutare dai figli, spesso minori di 14 anni, per portare a termine la commissione. I bimbi sono così costretti a lavorare dalle 6 alle 10 ore al giorno senza essere pagati in lavori spesso faticosi come la raccolta dell’aglio.

Quelli meno fortunati sono invece direttamente arruolati dalla criminalità, che non rifiuta mai nessuno, e vedono il loro futuro dipingersi di nero.

 

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