Sentinelle del Mattino (settembre 2002) |
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La
pace condizione essenziale per lo sviluppo globale Lo sviluppo di un
popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti
materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla maturazione
della mentalità e dei costumi. E’ l’uomo il protagonista dello
sviluppo, non il denaro o la tecnica. La Chiesa educa le coscienze
rivelando ai popoli quel Dio che cercano ma non conoscono. … Ecco
perché tra annunzio evangelico e promozione dell’uomo c’è una
stretta connessione. Giovanni Paolo II Redemptoris Missio (n. 58 – 59) Siamo donne e uomini che credono in Gesù Cristo.
Siamo donne e uomini che credono nel valore universale e sacro della
vita umana, nella inviolabilità della sua dignità e nella necessità
che questa sia garantita ad ogni persona umana in ogni parte del
mondo. In quanto parte della universale famiglia umana, ci
sentiamo cittadini che a tutti gli effetti intendono partecipare
responsabilmente alla vita della comunità a cui appartengono, in modo
particolare nei tempi odierni in cui, con la globalizzazione,
l’interdipendenza fra le diverse aree del pianeta diventa sempre più
consistente e con essa cresce la corresponsabilità. Condividiamo con ogni altro abitante della terra la difficoltà
di questa responsabilità, nel momento in cui, nonostante il progresso
scientifico e tecnico, le disuguaglianze e la violazione della dignità
della vita sono particolarmente vive e pesano su milioni di persone.
Per dare risposte autentiche a queste urgenze crediamo necessaria la
verità del Vangelo, che è messaggio di liberazione integrale
dell’uomo, in grado di superare i suoi limiti materiali e la sua
apparente solitudine. L’uomo, infatti, trova la sua piena
realizzazione nel Cristo, che facendosi uomo trasforma anche la
storia. Quello che insieme professiamo, celebriamo e annunciamo, non
è una verità astratta, ma è anzitutto una persona: Gesù Cristo,
morto e risorto per la salvezza dell’uomo e del mondo. Nel cercare
di seguire Gesù Cristo e di fare nostro il Suo messaggio, incontriamo
i poveri e riconosciamo ‘le debolezze’ presenti in ognuno di noi.
Crediamo che solo nella risposta alla Sua chiamata all’amore sia
possibile costruire soluzioni autenticamente efficaci ai problemi che
la famiglia umana sta vivendo in questa fase storica. Alla
luce del Vangelo, nella fedeltà alla comunione ecclesiale, e traendo
insegnamento dal magistero e dalla dottrina sociale, vogliamo vivere
pienamente nella comunità degli uomini, guardando all’intera
comunità del pianeta, per costruire rapporti sociali orientati alla
promozione integrale dell’uomo e alla costruzione della ‘civiltà
dell’amore e del perdono: “non c’è pace senza giustizia, non
c’é giustizia senza perdono”. Con
questo spirito vogliamo collaborare e dialogare con tutte le donne e
gli uomini di buona volontà per costruire la pace: la pace fondata
sulla dignità della persona umana che esige il diritto
all’alimentazione, alla salute, all’educazione, alla libertà
religiosa, al rispetto delle proprie tradizioni e culture, ad un
lavoro dignitoso. Crediamo che costruire la civiltà dell’amore
significhi concretamente anche lavorare per elaborare e diffondere
regole in grado di orientare le azioni dei membri della comunità in
questa direzione. Apparteniamo
a realtà laicali che hanno vocazioni e specificità diverse
all’interno della chiesa e della società italiana. Ma tutte, pur
con le naturali diversità, vogliamo condividere un cammino di
responsabilità educativa e sociale per offrire il nostro contributo
nel rendere la globalizzazione uno strumento a servizio della
promozione dell’uomo anziché della sua mortificazione. Siamo
coscienti che per farlo occorra arricchimento spirituale, fatica di
approfondimento e ricerca di dialogo. Per questo vogliamo
caratterizzare il nostro cammino nell’impegno per umanizzare le
strutture economiche e sociali a partire dalla nostra vita. La nostra comunità: il pianeta
La storia dello sviluppo degli ultimi cento anni
dimostra come la comunità mondiale non è stata in grado di
utilizzare al meglio il progresso tecnologico, risorsa essenziale per
garantire uno sviluppo equo e sostenibile capace di assicurare
condizioni minime di vita ad una popolazione in fortissima crescita.
Progressi sostanziali sono stati fatti nello sviluppo di
meccanismi che consentono di aumentare la produzione di beni e servizi
aggregata. Allo stesso tempo però
non si è stati in grado di costruire meccanismi di
distribuzione equa della ricchezza prodotta in modo da realizzare
progressivamente la condizione di eguaglianza delle opportunità di
tutti gli individui indipendentemente dalla loro provenienza
geografica e sociale. Gli attuali squilibri del
mondo sono sotto gli occhi di tutti. Da una parte un aumento della
distanza tra ricchi e poveri, con oltre un miliardo di persone che
vive al di sotto della soglia di povertà assoluta, concentrata
prevalentemente nel Sud del mondo. Dall’altra la ricerca affannosa
del benessere economico, non inserito in una corretta scala di valori,
ha generato stili di vita che mettono a serio rischio la stabilità
ambientale del pianeta. Costruire giustizia significa non solo
redistribuire, ma mettere l’uomo al centro dei processi. Questo è il cuore della
richiesta più volte ripetuta da Giovanni Paolo II di globalizzare la
solidarietà. Un invito a contrastare i rischi e i pericoli che una
globalizzazione non governata che conporta anche e soprattutto far
emergere le forze positive della globalizzazione attraverso gli esempi
e i progetti che migliorano le condizioni di vita delle persone. Fra
questi il trasferimento di produzioni dal Nord del mondo nei paesi a
minor reddito, quando ciò avviene nel rispetto della dignità dell’uomo e del lavoro
e nella salvaguardia dell’ambiente, e il miglioramento
dell’agricoltura in una logica di sviluppo rispettosa
dell’ambiente e delle persone. Ma soprattutto occorre far
leva sulle forze della società civile organizzata, vera protagonista
dei progetti di cooperazione allo sviluppo orientati a promuovere
dignità umana, lavoro e democrazia. La cooperazione internazionale
deve ispirarsi ad un criterio di discriminazione positiva: sostenere i
processi di sviluppo come via per incamminarsi decisamente sulla
strada della libertà, del rifiuto della guerra e del rispetto degli
inviolabili diritti dell’uomo. La globalizzazione della
solidarietà non avviene solo con l’impiego di maggiori risorse
economiche, ma puntando su progetti di educazione e formazione come
strumento principe di lotta alla povertà; promovendo la vita delle
popolazioni insieme con l’ambiente; tutelando la salute delle
persone anche attraverso le grandi conquiste che la medicina ha
conseguito nei nostri paesi. Lottare contro la povertà non è solo
una questione di politiche e di investimenti –certamente
indispensabili-, ma al fondo è questione di riconoscere la persona,
l’uomo, per quello che è, e di riconoscere tutti gli uomini,
qualsiasi uomo in qualsiasi parte del mondo per favorirne la
liberazione e lo sprigionarsi delle capacità che Dio ha seminato e
che noi dobbiamo apprezzare e valorizzare. E’ nostro dovere guardare
soprattutto ai più poveri e ai più vulnerabili,coloro che sono
impossibilitati a far fruttare i talenti che Dio ha loro regalato. Nel
quadro attuale infatti la questione della povertà e della differenza
delle condizioni di vita emerge clamorosa. Su sei miliardi di persone
che abitano la Terra circa un sesto non dispone di cibo ed acqua a
sufficienza. Tre miliardi, cioè la metà dei cittadini del pianeta,
si deve accontentare di due dollari di reddito al giorno. Non vorremmo
però affrontare la questione solo in termini di ‘avere’. La
povertà da combattere non è solo la indisponibilità di beni
materiali, ma anche la impossibilità di realizzarsi come persone.
Povero è colui che non può mettere a frutto i talenti che ha
ricevuto. A questa povertà vogliamo contrapporre quella evangelica
che auspica la ricerca dell’essenzialità e della sobrietà,
l’essere e il condividere contrapposti all’avere. Eliminare la prima e far
spazio alla seconda significa farsi operatori di pace e di giustizia e
testimoni coerenti affinché a tutti sia data opportunità di
diventare protagonisti del proprio originale percorso di crescita
personale e comunitario, in particolare: §
individuando i meccanismi che impediscono che le risorse e le opportunità
siano più equamente prodotte e distribuite; §
identificando con esperienze comunitarie e stili di vita rinnovati,
modelli di relazione sociale ed economica virtuosi; §
elaborando le nostre esperienze in proposte politiche per la costruzione
di un nuovo quadro di regole e relazioni internazionali. Tutto ciò potrà avvenire non solo grazie alla nostra
intelligenza ma se sapremo rispondere alla chiamata di sempre della
Chiesa che ci chiede la conversione del cuore.
Costruire
la pace
Questo nuovo secolo, dopo quello
precedente che ha visto il maggior numero di martiri cristiani della
storia, già al suo inizio è stato segnato da terribile violenza.
Molti uomini e molte donne, presi dalla paura per il futuro, si sono
lasciati trascinare nella rassegnazione, nel pessimismo, indulgendo al
terrorismo sempre deprecabile, rassegnandosi alla via del conflitto.
Siamo consapevoli dell’enorme potenziale di male che è racchiuso
nel nostro mondo. E’ facile lasciarsi trascinare dalla violenza,
dallo scontro degli uni contro gli altri, dall’opposizione di un
mondo contro un altro, dallo scontro di una religione e di una cultura
contro un’altra. La compassione di Gesù per il dolore del mondo ci
impongono di cercare assieme le vie della pace e della solidarietà.
Il mondo intero ha bisogno di speranza. La speranza di poter vivere
con l’altro, la speranza di non essere dominati dalla memoria dei
torti subiti, la speranza di costruire un mondo in cui tutti possano
vivere con dignità; la speranza della civiltà dell’amore e
del perdono di
cui parla Giovanni Paolo II. Sentiamo
ancor più urgente in questo tempo in cui spirano venti di guerra, la
necessità di proseguire con decisione la via del dialogo per superare
divisioni e conflitti. Il dialogo non lascia indifesi: può
proteggere. Non indebolisce: può rafforzare. Il dialogo può
trasformare l’estraneo in amico e
può liberare tutti dal demone della violenza. Nulla è mai
perduto con il dialogo. Ci impegniamo a fare crescere nel mondo
l’arte del dialogo e del convivere. Il mondo intero ne ha bisogno. Non è il
conflitto che salva. Condanniamo ogni forma di terrorismo; crediamo
nel negoziato; preferiamo nettamente
decisioni concertate e non unilaterali al fine di rafforzare e
non indebolire l'azione delle istituzioni internazionali. Crediamo che
la migliore risposta da dare alle minacce del terrorismo e della
guerra sia, innanzitutto, quella della conversione personale unita ad
un impegno ancora più convinto per la costruzione della pace,
attraverso il dialogo interreligioso e la solidarietà globalizzata,
per rendere più giusti e sostenibili gli equilibri del mondo. L’impegno
come cittadini
Intendiamo
caratterizzare il nostro impegno nell’azione educativa, nella
testimonianza e nella partecipazione. La prima si sviluppa a partire
dalle nostre organizzazioni,anche coinvolgendo centri culturali di
eccellenza, in attività di studio e formazione continuare a creare
sia al nostro interno, sia mettendole a disposizione di tutti gli
uomini e delle loro organizzazioni.
Riteniamo che se il ruolo della politica è quello di
indirizzare e gestire il cambiamento, il ruolo della cultura è quello
di offrire gli strumenti per orientarne la direzione. Daremo vita in
questi anni a momenti e attività comuni per conseguire questo
obiettivo. Intendiamo
mettere in atto, personalmente e comunitariamente comportamenti e
azioni coerenti alla domanda di vita dignitosa per tutti. Il nostro
essere operatori di pace e di giustizia non deve limitarsi alla
constatazione dell’ingiustizia, alla ricerca e alla denuncia, ma
deve spingersi alla proposta e alla attuazione di nuovi stili di vita,
che permettano coerenza e diano forza alla domanda di riforma delle
regole. Ci
proponiamo quindi di sviluppare e diffondere i comportamenti che
stanno sempre più caratterizzando la vita delle nostre
organizzazioni: il consumo e il risparmio responsabile, gli esempi di
imprenditoria e cooperazione sociale, il commercio equo e solidale, le
attività di cooperazione allo sviluppo, la finanza etica, le attività
di promozione umana in ambito lavorativo, l’azione educativa,
l’orientamento e l’animazione sociale.
Non si tratta di attività di nicchia per soddisfare
sentimentalismi ingenui, ma di esempi concreti sempre più diffusi di
partecipazione alla vita sociale e professionale.
In questo modo intendiamo coniugare la sostenibilità economica
a quella sociale e ambientale. E’ possibile e il risultato è
umanizzante. In
particolare riteniamo che la liberazione dalla povertà comincia da
azioni spesso nate da condivisione cristiana, in cui uomini del nord e
del sud del mondo camminano insieme senza colonialismi o
assistenzialismi in un percorso educativo. Questi
tentativi incentrati prevalentemente sull’azione delle ONG e
ispirati sia alla
sussidiarietà che genera opere di sviluppo,coinvolgendo i popoli del
Sud del mondo,sia alla
promozione di forme di governo democratico, sono l’unica strada allo
sviluppo. Rifiutiamo
ogni fondamentalismo o ideologie quali il liberismo e il marxismo che
hanno condotto l’uno ad un dominio incontrastato del mercato quale
unica regola della convivenza sociale, l’altro alla violazione della
libertà e dei diritti fondamentali delle persone e al disastro
socio-economico. Non possiamo perciò tacere e dobbiamo denunciare che
anche nel sud del mondo esistono regimi oppressivi che discriminano o
sono violenti sul piano della libertà religiosa e dei diritti umani e
si ispirano a modelli neocoloniali, integralisti e totalitari. In
questi anni la ricchezza del tessuto associativo, non solo cattolico,
è stata risorsa preziosa per lo sviluppo, sia ieri nel nostro paese,
sia oggi nei paesi più impoveriti. Intendiamo proseguire il nostro
impegno perché la promozione umana, a partire da una scelta
preferenziale per i poveri, sia caratterizzata dall’interazione fra
sussidiarietà e solidarietà e diventi così patrimonio comune per
creare un contesto in cui tutti membri della comunità abbiano
l’opportunità di sviluppare i propri talenti. La
partecipazione
Per
costruire la pace e la giustizia abbiamo bisogno di un sistema di
regole che orientino i comportamenti della comunità e dei suoi membri
verso la promozione dell’uomo.
E’ per questo che riteniamo essenziale la responsabilità
delle istituzioni nazionali e internazionali, in diversii ambiti: Tutela
della Pace. Occorre ridare ruolo alle Nazioni
Unite. E’ urgente un processo credibile e autentico di riforma di
questo organismo internazionale che ne rafforzi democrazia,
autorevolezza ed efficacia, in particolare nella sua responsabilità
di principale attore in favore della pace nel mondo. In questo quadro,
sono da privilegiare gli approcci ‘locali’, valorizzando anche i
contributi di mediazione non governativi, affrontando tutti i
conflitti, anche quelli interni quando violano la libertà delle
popolazioni. Altrettanto necessario è combattere autenticamente il
commercio delle armi, adottando meccanismi di limitazione e controllo
a partire dall’informazione su tutte le operazioni di vendita e
acquisto. Nessuna copertura finanziaria pubblica deve essere data a
chi produce e vende le armi. Promozione della persona Occorre che gli organismi nazionali e
internazionali promuovano la collaborazione attiva e costante tra
persone del nord e del sud del mondo, per favorire l’affronto
congiunto dai problemi, la comunicazione interpersonale, il
trasferimento di conoscenze, tecnologie e metodi di lavoro, sempre nel
rispetto delle culture e della libertà dell’uomo assicurando ciò
non solo a livello della governance politica o dell’economia, ma a
tutti i livelli. Debito
e mercati finanziari. Proseguire l’azione di
cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso
l’assunzione di parametri di sostenibilità più realistici, non
legati al livello di esportazioni ma al fabbisogno di servizi
essenziali della popolazione, e la creazione di un processo equo e
trasparente di arbitrato. Per quanto riguarda l’Italia è necessario
sottoscrivere nel più breve tempo possibile i singoli accordi
bilaterali di cancellazione in modo da rispettare la scadenza
triennale prevista dalla legge sul debito per le azioni di condono.
Occorre ostacolare in ogni modo,anche attraverso forme di tassazione
da studiare attentamente, le transazioni valutarie speculative al fine
di concorrere alla regolamentazione del mercato finanziario
internazionale e raccogliere risorse per il finanziamento dello
sviluppo nonché giungere rapidamente al l’eliminazione dei paradisi
fiscali e finanziari. Riduzione
della povertà e aiuto pubblico allo sviluppo.
Favorire la elaborazione e la
realizzazione di programmi di lotta della povertà nei PVS
coinvolgendo nella misura più ampia la società civile e garantendo a
tutti i cittadini la soddisfazione dei bisogni fondamentali e in
particolare l’accesso alla scuola e ai servizi sanitari. Occorre
onorare l’impegno di finanziare l’aiuto allo sviluppo con lo 0,7%
del PIL dei nostri paesi. Tuttora il nostro paese ha assunto solo
l’impegno di arrivare entro il 2006 ad un massimo dello 0,39%,
contando in questa cifra anche le somme di debito cancellate. E’
necessaria da parte del
governo del nostro Paese coerenza morale e culturale sia
nell’indicare la necessità di alcuni sacrifici per concorrere alla
giustizia internazionale, sia nel promuovere una decisa
inversione di tendenza nella
quota del PIL da destinare agli aiuti allo sviluppo a cominciare dalla
ormai prossima legge Finanziaria. Commercio
internazionale e agricoltura.
Va riconosciuto il diritto
al cibo e alla sovranità alimentare insieme alla promozione di
modelli di agricoltura sostenibile. Chiediamo che la
commercializzazione dei prodotti agricoli non sia soggetta alle regole
del WTO; occorre invece una politica antitrust globale che eviti la
creazione di monopoli che aggirano le leggi nazionali, alterando i
termini della competizione economica. Il primo passo in questa
direzione è l’abrogazione delle barriere, anche indirette,
all’ingresso sui nostri mercati dei prodotti provenienti dal sud del
mondo e l’abolizione delle sovvenzioni alle esportazioni di prodotti
agricoli verso gli stessi paesi. Consumo
e risparmio socialmente responsabile. Sostenere
anche fiscalmente, dando attuazione agli impegni più volte
dichiarati, le iniziative della società civile orientate al consumo, al risparmio socialmente responsabile e alla gestione non
profit, promuovendo
maggiore informazione e pressione verso il sistema delle imprese ma
anche affrontando
il necessario tema della certificazione delle diverse realtà
operanti nel mondo dell’economia sociale e nonprofit.
Le organizzazioni non governative possono concorrere nella
raccolta delle informazioni necessarie per valutare e certificare il
grado di responsabilità sociale delle imprese. Sollecitiamo
una legislazione che indirizzi le scelte di investimento finanziario
del patrimonio delle fondazioni in modo da premiare i comportamenti
delle imprese in prima linea nella tutela dell’ambiente e del
lavoro. Ciò produrrebbe un impatto sulle scelte di responsabilità
sociale degli altri operatori e si rafforzerebbe la tendenza già
avviata, da parte del sistema industriale, ad aumentare il proprio
operato etico per conquistare i risparmiatori socialmente
responsabili. Profitti
e salute. Vogliamo
che sia modificato l’accordo internazionale (TRIPs) che regola i
diritti di proprietà intellettuale. Riteniamo che il diritto alla
salute delle popolazioni povere del Sud del mondo sia un valore
ovviamente superiore a quello della massimizzazione
dei profitti delle grandi industrie farmaceutiche.
Chiediamo che i paesi ricchi finanzino più intensamente la
ricerca pubblica per lo sviluppo di farmaci nel campo delle pandemie
quali l’AIDS, la malaria e la tubercolosi.
La loro diffusione, oltre a ridurre la vita media di intere
popolazioni, vanificano le azioni di educazione e formazione, premessa
di ogni sviluppo possibile. Chiediamo che vangano individuati gli
strumenti per consentire alle popolazioni del Sud del mondo di
accedere ai farmaci tutelati da brevetti,ad esempio
promuovendo sia la produzione e distribuzione controllata di
medicinali a prezzo di costo, sia creando
fondi di compensazione per coprire la differenza tra prezzo
pieno e prezzo accessibile. Ambiente
e sviluppo sostenibile. Nessuno
può negare ad altre persone il diritto di usufruire e godere del
creato. Chiediamo quindi regole comuni di tutela dell’ambiente. In
particolare chiediamo che gli stati finanzino programmi nel Sud del
mondo che permettano l’adozione in loco di adeguate normative
ambientali. Chiediamo siano sviluppati programmi con regole e
incentivi fiscali per favorire l’utilizzo di tecnologie non
inquinanti. In particolare riteniamo urgente l’impegno di tutte le
istituzioni pubbliche a garantire l’accesso universale all’acqua
potabile. Governance globale. Perché gli
effetti della globalizzazione producano vantaggi condivisi da tutte le
persone di tutte le nazioni in un’ottica di giustizia e
redistribuzione, si rende necessario costituire un sistema internazionale che regoli tale processo ed individui
meccanismi di governance effettiva ed efficace, che coinvolgano
le organizzazioni delle società civili del Nord e del Sud del mondo.
In questa direzione chiediamo che vengano avviati processi di riforma
e di consolidamento delle Nazioni Unite,ad esempio con l’istituzione
di un Consiglio di Sicurezza Economico e Sociale e con una riforma
delle istituzioni finanziarie internazionali, al fine di garantire una
partecipazione più equa dei Paesi in via di Sviluppo e delle società
civili del Nord e del Sud nei loro processi decisionali. Noi ci impegnamo a gettare ponti di
incontro, di comprensione e di educazione vicendevole tra nord e sud
del mondo: questo è il grande ideale per noi e per tutti. Un ideale
che ci spinge a riproporre la bellezza e la necessità di autentiche
vocazioni al volontariato internazionale; a sostenere quei giovani che
vogliono impegnare la loro professionalità per opere di giustizia e
di sviluppo; a incoraggiare chi vuole consacrare la propria vocazione
religiosa ad un impegno missionario; a motivare noi tutti nel dedicare
il meglio delle nostre energie per servire insieme la causa del
Vangelo e la causa
dell’uomo. L’attesa,
che l’umanità va coltivando tra tante ingiustizie e sofferenze, è
quella di una nuova civiltà all’insegna della libertà e della
pace. Ma per una simile impresa si richiede una nuova generazione di
costruttori che, mossi non dalla paura o dalla violenza ma
dall’urgenza di un autentico amore, sappiano porre pietra su pietra
per edificare, nella città dell’uomo, la città di Dio. A
voi Dio affida il compito, difficile ma esaltante, di collaborare con
Lui nell’edificazione della civiltà dell’amore. Nella
ricerca della giustizia, nella promozione della pace, nell'impegno di
fratellanza e di solidarietà non siate secondi a nessuno! Giovanni
Paolo II - Giornata
Mondiale della Gioventù di Toronto, Sabato
27 luglio 2002 |