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the e-philosophy |
Filosofia 2 |
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Unita' didattiche |
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Modulo
1 Presentazione del moduloNel
presente modulo (ancora in costruzione, con l'aiuto degli alunni della
classe II classico B) trovano il loro luogo autori quali Cusano, Ficino,
Erasmo, Lutero, Machiavelli, Moro, Campanella, Leonardo, Keplero, Bacone
e, soprattutto, due figure fondamentali: Giordano
Bruno e Galileo
Galilei. Si tratta di due testimoni della
ricerca della verita'. L'uno della verita' filosofica, l'altro della
verita' scientifica. I differenti atteggiamenti e le diverse vicende
illumineranno la distinzione tra Filosofia e scienza che in quest'epoca ha
assunto un'importanza capitale. * * * |
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L'uomo |
Introduzione«O Adamo ti posi nel mezzo del mondo, perché di là tu meglio scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché, di te stesso quasi libero e sovrano artefice, ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avevi prescelto. Tu potrai degenerare verso i gradi inferiori che sono bruti; tu potrai rigenerarti, secondo il tuo volere, nei gradi superiori ce sono divini» (Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate). |
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L'utilità
degli antichi |
«Un
solo ed identico sole, che
permanentemente preserva e
permane, appare dunque sempre
diverso agli uni e agli altri, a
quanti sono in un luogo e a quanti
sono in un altro. Non
differentemente potremmo credere
che anche quest’arte solare
sempre sarà diversa per gli uni e
per gli altri» (Giordano Bruno, De
umbris idearum, BUR, p. 44). «[…]
allora infatti (com’è naturale)
ci serviamo della fede per
acquistare le scienze. Adesso
invece, dal momento che per
beneficio dei superi possiamo
servirci delle conquiste e dei
ritrovati per procedere ad
ulteriori atti propri, ogni volta
che i termini usati dai platonici
risulteranno utili e risulterà
utile il loro modo di procedere,
li accetteremo senza timore di
incorrere in una giusta accusa di
contraddizione. Se poi anche il
modo di procedere proprio dei
peripatetici risulterà
vantaggioso per una più chiara
espressione dell’argomento, lo
si riporterà fedelmente. Allo
stesso modo si giudichi riguardo
agli altri indirizzi filosofici.
Non troviamo infatti un unico
artigiano che procura tutto quanto
è necessario ad un’unica arte»
(Giordano Bruno, op. cit.,
p. 57). |
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La centralità dell'uomo nell'universo |
La centralità è uno stato, frutto di un dono (tradizione) per l’uomo, ma dischiude alla sua attività orizzonti sempre più ampi. L'uomo al centro dell’universo può operare secondo libertà ed è attraverso il suo fare che dà forma a se stesso e al mondo che lo circonda. La libertà è capacità di modellare il mondo secondo il suo volere (dopo Dio, l’uomo è il secondo creatore, o almeno un demiurgo). L’uomo assurge quindi al rango di soggetto della storia (non più solo oggetto della Provvidenza). |
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L'amore per i classici |
L’amore per i classici è quindi l’espressione di un doppio movimento: l’uno volto alla riscoperta e all’ammirazione di un modello ideale di umanità integra, non decaduta; e l’altro, a conseguente al primo, ispirato dalla consapevolezza della propria differenza dai classici. |
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Il
mondano e l'ultramondano |
La storiografia comunemente contrappone l’Umanesimo al Medioevo riconoscendo all’uomo, in quest’ultimo, una destinazione ultraterrena e in quello un’attività mondana. Si tratta di una distinzione convenzionale che rischia di scadere nel semplicistico. Il senso della concretezza, l’appello empiristico alle cose, il richiamo al valore della volontà e dell’azione, l’attenzione all’individuo erano tutti atteggiamenti già diffusi nel Trecento e addirittura in tutto il Basso Medioevo (cfr. L'uomo medievale). |
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Religiosità e mondanità |
Peculiarità dell’Umanesimo è la mondanizzazione della religiosità che, nei suoi ultimi esiti, era sfociata nel gotico. Non si tratta di una contrapposizione ma di una conciliazione: parliamo quindi di una religiosità mondana. Ad esempio, l’estremizzazione della separazione di divino e umano non conduce all’ateismo nel mondo dell’Umanesimo, ma apre la possibilità di pensare il finito come il luogo in cui, si pure in modo inadeguato, l’infinito si manifesta. |
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La prospettiva |
La prospettiva è un tentativo di rappresentare nel finito l’infinito. Certo si tratta di una misurazione solo umana, che non può certo pretendere di dominare l’infinito e la realtà ma solo di… rappresentarli. |
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La
cosa in sé
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Un'altra riflessione che si potrebbe rivelare molto utile è quella che ci fa comprendere come con la prospettiva si rinunci alla comprensione delle cose così come esse sono, le cose in sé, ma le si voglia cogliere solo attraverso il rapporto (di proporzione) con l’uomo-osservatore. «La prospettiva situa ciò che viene rappresentato immediatamente nello spazio dell’uomo, ne fa un aspetto dell’azione dell’uomo, così che, ancora una volta, l’attenzione viene a concentrarsi sul divino che è in noi» (A.M. Pastore, Lezioni di filosofia, vol. 1, SEI, Torino, 1998, p. 372). |
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L'infinito nel finito |
Dall’Argan: «L’estensione della realtà è infinita, la prospettiva la rappresenta come forma finita. Anche la mente umana e' finita, ma può pensare la realtà infinita entro il limite della propria finitezza. La prospettiva, dunque, dà lo spazio come rappresentazione finita dello spazio infinito» (Cfr. G.C. Argan, Storia dell’arte italiana, vol. 2, Sansoni, Firenze 1984, pp. 81-84, qui p. 81) Indagare la natura ha quindi una valenza religiosa! Si rilegga il testo di Pico della Mirandola. Si comprenderà l’afflato religioso del rapporto alla natura da parte di un uomo che si sente rigenerato dall’abbandono delle rigide categorie aristoteliche (effettivamente poco aperte al nuovo). |
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Filosofia,
scienza e magia |
Filosofia, scienza e magia sono espressione di un’unica spinta conoscitiva che non esclude però anche l’aspetto educativo. Al contrario proprio il mondo dell’uomo e dalla sua formazione verrà posto al centro (cfr. la “Ca’ Giocosa” di Vittorino da Feltre). Ultimo, ma non per importanza, è l’impegno civile di questo uomo nuovo: la respublica christiana cede il posto alla convivenza civile incentrata sulla saggezza dei dotti. |
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Possibili
approfondimenti ulteriori… Bibliografia * * * |
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Cfr. |
Neoplatonismo... * * * |
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Cfr. |
Il pensiero religioso... * * * |
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Cfr. |
Il pensiero politico... * * * |
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Cfr.
LEONARDO DA VINCI, Cfr.
LEONARDO DA VINCI, |
Il pensiero scientificoLeonardo da Vinci (15.IV.1452-2.V.1519). «Se bene, come loro [gli scienziati di cultura libresca], non sapessi allegare gli altori, molto maggiore e più degna cosa allegherò allegando la sperienza, maestra ai loro maestri. Costoro vanno sgonfiati e pomposi, vestiti e ornati, non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori, ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati» (Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f. 117, r. b; da Scritti letterari, a cura di A. Marinoni, Rizzoli, Milano 1974, p. 147). «So bene che, per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: "Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliano concedere". Diranno che, per non avere io lettere, non potere ben dire quello di che voglio trattare. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser trattate dalla sperienza, che d'altrui parola; la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò» (Leonardo da Vinci, op. cit., f. 119, v. a; ed. cit., p. 148-149). Leonardo si ribella contro coloro che reputano la sensazione e l'osservazione ostacoli alla conoscenza, anche se riconosce che loro da sole non sono sufficienti se non vengono affiancate dalle dimostrazioni matematiche. Sensate esperienze e matematiche dimostrazioni: le une e le altre allo scopo di scoprire le ragioni dei fenomeni, per comprenderli. E' la ragione che dimostra. Ma le teorie debbono venir confermate (dall'esperienza). Leonardo pensa che l'esperienza sia la grande maestra: si parte dall'esperienza problematica e se ne scopre, con il discorso, le ragioni, si torna poi all'esperienza per controllare i discorsi. Se la natura produce effetti in base a cause, l'uomo dagli effetti deve poter risalire alle cause. E per tale risalita e' necessaria la matematica, scienza che scopre i rapporti di necessità tra i vari fenomeni. La natura quindi e' regolata da un ordine universale che si ritrova nel rapporto causale fra i fenomeni indagabile con la matematica. Comunque, non si può separare in Leonardo lo scienziato dall'artista... Un invito ad andare oltre. * * * |
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Cfr.K. Jaspers, La fede filosofica |
Due testimoni: Bruno e GalileiV. Giordano Bruno. * * * |
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Ultimo aggiornamento: giovedì 20 marzo 2003 |
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