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G.W.F. Hegel

Sommario

1. LA VITA

2. OPERE

3. IL GIOVANE HEGEL

4. I CAPISALDI DEL SISTEMA

5. COMPITI E PARTIZIONI DELLA FILOSOFIA

6. LA CRITICA DELLE FILOSOFIE PRECEDENTI

7. LA DIALETTICA

8. LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

9. LA LOGICA

10. LA FILOSOFIA DELLA NATURA

11. LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO

12. LO SPIRITO ASSOLUTO

13. CONCLUSIONI

Approfondimenti

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Georg Wilhelm Friedrich Hegel

(Stuttgart, 27 agosto 1770 - Berlin, 14 novembre 1831)

1. Vita

Nasce il 27 agosto 1770 a Stuttgart, studia a Tübingen teologia e filosofia, poi fa il precettore fino al 1805 quando diviene professore a Jena e nel 1808 direttore del ginnasio di Norimberga; nel 1816 è professore a Heidelberg, nel 1818 a Berlino dove muore il 14 novembre 1831.

2. Opere

1793-1800 - 

Scritti teologici giovanili

1807 - 

Fenomenologia dello spirito

1812-1816 - 

Scienza della logica

1817 - 

Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

1821 - 

Filosofia del diritto

«La vera figura nella quale la verità esiste, può essere soltanto
 il sistema scientifico di essa. Collaborare a che la filosofia si avvicini alla forma della scienza, - alla meta raggiunta la quale sia in grado di deporre il nome di
amore del sapere per essere vivo sapere, - ecco ciò ch'io mi sono proposto»
(da G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito, La Nuova Italia, Firenze 1960, p. 3).

U.D. 3

La questione della religione
Cfr. G.W.F. Hegel, Scritti teologici giovanili

Il giovane Hegel Torna all'inizio

Inediti, sul piano teologico e politico. Parte da una domanda: come è possibile il passaggio dalla religiosità cristiana alla religiosità del popolo, morale e culturale? Risposta: vi è continuità. Nella Vita di Gesù abbiamo la religione razionale che combatte contro le credenze farisaiche.

A Francoforte (1797) giunge al panteismo: l’unità di Dio e uomo espressa nell’amore. L’amore è la vita di Dio, che si realizza ogni volta che la vuota idealità del regno di Dio si cala nella realtà del mondo. Hegel sente l’esigenza che l’ideale non rimanga tale, ma che acquisti la potenza di realizzarsi e divenire realtà attuale.

Il mondo interiore, pertanto, deve produrre un ordine giuridico esterno.

Ecco la vita che è l’Idea = l’ideale realizzato, attuato, manifestato, l’unità che si è realizzata nel molteplice senza perdersi né dividersi. La vita è l’infinito e Dio, la Totalità. Solo la religione può unire il finito dell’uomo all’infinito di Dio. Negli scritti giovanili l’unità si realizza nella religione.

U.D. 4

L'idealismo assoluto
Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito

I capisaldi del sistema Torna all'inizio

Sono due:

a) la risoluzione del finito nell’infinito:
La realtà è una struttura globale che come tale non lascia nulla fuori di sé (infinito). Il finito in quanto tale non esiste, perché quello che chiamiamo finito è, in realtà, un’espressione parziale dell’Infinito, dell’Assoluto, Idea, Ragione, Spirito.
Il finito è tale solo nell’Infinito e in virtù dell’Infinito. È sì spinoziano ma con l’enorme differenza che la Sostanza di Spinoza è statica e coincide con la Natura, quella di Hegel è un soggetto spirituale in divenire che coincide con l’uomo.

b) l’identità di razionale e reale:
Nella prefazione alla Filosofia del diritto Hegel dice: «ciò che è razionale è reale (1) e ciò che è reale è razionale (2)».
(1) la razionalità non è pura idealità, vuoto dover-essere, ma è la struttura di ciò che esiste;
(2) la realtà non è materia caotica, ma il dispiegarsi della struttura razionale, inconsapevolmente nella natura, consapevolmente nell’uomo.
La realtà è quindi il luogo di realizzazione di un soggetto spirituale infinito, di cui ciò che vediamo è una parte, un momento. la realtà è una totalità processuale necessaria, l’articolazione vivente dell’unica Idea mediante passaggi obbligati.

Ciò che è, deve essere. Discussione critica: l’atteggiamento giustificazionista non è una banale giustificazione del fatto compiuto (almeno non lo vuole essere) in quanto realtà è solo l’essere determinato. Hegel infatti distingue tra essenziale e accidentale: solo l’essenziale deve essere. Ma questa sembra una scappatoia.

U.D. 5

Il sistema delle scienze
Cfr. G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

 

Compiti e partizioni della filosofia Torna all'inizio

Compito della filosofia è «intendere ciò che è, è il compito della filosofia, poiché ciò che è, è la ragione». Nell’orizzonte teoretico fondato sulla totalità e necessità Hegel rinuncia a determinare e guidare la realtà: “la verità non è mai un problema”; vuole solo (ciò che può, ossia…) prendere atto della realtà e mostrarne la sua razionalità: filosofia = giustificazione razionale della realtà (sia essa politica, etica…).

Ne risulta che il finito per sua natura è il diventare infinito. Perché ciò che è, è infinito.

La Logica – scienza dell’idea in sé (e per sé).
La Filosofia della Natura – scienza dell’idea fuori di sé (esser altro).
La Filosofia dello Spirito – scienza dell’idea nell’autocoscienza.

Ecco il processo per cui tutto è uno, l’Assoluto non è fuori del progresso.

U.D. 6

Ce n'è per tutti...
Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito

 La critica delle filosofie precedenti 

a)   L'Illuminismo ha preteso di separare ragione e realtà. La sua ragione finita, il suo intelletto astratto vuole giudicare la realtà che come tale non sarebbe razionale, ma irrazionale, altro.

b)   Kant con la sua filosofia del finito ha detto che l’essere non si adegua al dover essere, ha posto quella x della cosa in sé che rende impotente l’io. Hegel contrappone la filosofia dell’infinito.

c)   Il Romanticismo ha privilegiato il sentimento, l’arte, la fede, l’immediato. Ma Hegel dice che la scienza dell’assoluto non può che essere sapere mediato e razionale. In più Hegel non sopporta l’individualismo dei Romantici.

d)   Fichte sbaglia nel dire che la realtà deriva dall’Io. Invece la realtà è l’io, cioè lo Spirito stesso nel suo realizzarsi dialettico. In più l’infinito fichtiano non supera mai realmente il finito, ma lo fa costantemente riemergere: è un progresso all’infinito, è l’indefinito superamento del finito, un cattivo infinito (schlechte Unendlichkeit), e perciò esprime solo l’esigenza astratta del suo superamento.

e)   Schelling, infine, concepisce l’Assoluto in modo a-dialettico, un’unità statica, identica, indifferente. Ma per Hegel è questo è un abisso vuoto senza determinazioni in cui tutte le vacche sono nere. Solo l’unità dinamica dell’Assoluto hegeliano è l’unità che si attua nella molteplicità, è l’unificazione del molteplice. Schelling, in definitiva, non spiega la molteplicità.

U.D. 7

Il metodo
Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito

La dialettica

La dialettica è il metodo del sapere, la legge di sviluppo della realtà: è il processo mediante il quale la ragione si riconosce nella realtà conciliando l’opposizione nella pacifica unità razionale del tutto.

L’idea della dialettica deriva dall’amore cristiano che supera la molteplicità mantenendola.

Se da un lato vi è l’INTELLETTO che ferma la realtà in determinazioni rigide dall’altro vi è il movimento DIALETTICO o NEGATIVO (o negativamente razionale) in cui le determinazioni sono messe a confronto con i loro opposti e cosi messe in crisi, dissolte. È la crisi del finito.
Infine il terzo momento SPECULATIVO positivo e razionale mostra l’unità delle diverse determinazioni.

La dialettica non è più procedimento logico, ma è necessaria sintesi razionale di opposizioni autentiche (la negazione non è quindi astratta o assoluta, ma concretamente determinata), il cui motore è «l’immane potenza del negativo» e il cui scopo è di ridurre la molteplicità alla perfezione dell’unità.

La tragedia del mondo è solo – quindi – il modo d’essere passeggero di una sostanziale commedia che è la stessa storia dell’Assoluto.

U.D. 8

La via all'Assoluto
Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito

La Fenomenologia dello Spirito

Ora Hegel descrive:

A) la via percorsa dalla coscienza umana fino allo Spirito o la via che lo Spirito ha percorso la coscienza umana per giungere a sé.

B) lo Spirito come appare in atto nelle sue determinazioni fondamentali della Realtà.

A è la Fenomenologia dello Spirito e B è l'Enciclopedia delle scienze filosofiche.
A è compreso in B ma come ormai pacificato. A, infatti, mostra tutta la drammaticità della conquista di sé da parte dello Spirito nella coscienza umana.
La Fenomenologia è la storia romanzata della coscienza che attraverso erramenti, contrasti, scissioni e quindi infelicità e dolore, esce dalla sua individualità, raggiunge l'universalità e si riconosce come ragione che è realtà, e realtà che è ragione.

Ripercorriamo quindi le dolorose tappe della via crucis dello Spirito.

 

coscienza (a)

a.1

La coscienza parte dalla certezza sensibile, rigidamente legata al questo qui.

a.2

Ma chi sente è l'io universale: quindi nella percezione l'io prende su di sé l'unità dell'oggetto e la riconosce stabilita da sé.

a.3

Ecco quindi la coscienza si fa intelletto: l'oggetto è fenomeno per la coscienza, esso è interamente risolto nel sé. È dunque divenuta coscienza di Sé o autocoscienza.

 

autocoscienza (b)

b.1

L'autocoscienza è la coscienza che si riconosce tale e si vuole affermare tra le altre autocoscienza. Nasce così la lotta che uccide l'altro e che porta alla sottomissione nel rapporto di signoria-servitù in cui il padrone è cosciente del proprio potere, lo schiavo no. Ma piano piano, per mezzo del lavoro, lo schiavo diviene indispensabile al padrone e, quel che più conta, diviene cosciente di questa sua indispensabilità: acquista cioè potere e coscienza di tale potere. Rivendica quindi la propria libertà.

b.2

Con lo stoicismo la libertà è il fine ultimo della coscienza che la rivendica, ma la realtà non è ancora negata e la libertà è ancora desiderata astrattamente.
Più radicale è lo scetticismo che, negando la realtà, pone questa nella coscienza stessa. Ma la coscienza è pur sempre singola.

b.3

La coscienza si sente singola, una tra le tante, è coscienza infelice: riconosce l'infinità divina ma ne è lontana. L'uomo è mutevole e finito. Nasce così la devozione religiosa medievale che culmina nell'ascetismo dell'uomo che si ritiene nulla di fronte a Dio: la miseria della carne tende a unificarsi con l'immutabilità di Dio. Ma è proprio questa tensione che la salva.
La salvezza della coscienza infelice consiste nell'abbattimento dell'individualità nell'atto dell'indiarsi. Ma una tale azione ha come oggetto un principio trascendente e l'individualità non viene negata di per sé ma solo risolta in un principio altro.
Con l'atto del riappropriarsi della propria individualità superata, cioè con l'atto del rientrare dall'esteriorità ascetica della coscienza medievale, abbiamo la Ragione. La Ragione è l'autocoscienza che si riconosce di essere coscienza assoluta, soggetto assoluto. Ha cioè riportato nell'immanenza quel principio che nella sua trascendenza serviva per abbattere il radicamento all'individualità. Ora che nell'ascesi cristiana l'individualità è dissolta in Dio, lo Spirito è pronto a riappropriarsene e a tornare nel mondo. D'ora in poi non si parlerà più di individuo ma di soggetto assoluto.

 

RAGIONE (g)

g.1

La ragione, soggetto assoluto, ha assunto in sé ogni realtà. Ma sente il bisogno di giustificarsi.
Comincia quindi con un «inquieto cercare» nella osservazione della natura (fisiognomica, frenologia...). Ma rimane deluso dalla sua frammentaietà e dalla mancanza di un fondamento.

g.2

Si getta quindi nel piacere che la disperde. Cerca quindi di ritrovarsi in una legge del cuore (il Romanticismo) che ha la sua norma nella virtù (il bene astrattamente vagheggiato) ma è sconfitta dal corso del mondo (il bene concretizzato).

g.3

Non rimane all'autocoscienza che liberarsi definitivamente di ogni individualità (NB: tutta la storia dello Spirito non è che un progressivo liberarsi dall'individualità): agire, quindi, e operare, divenire cosciente in quanto realizzantesi nelle istituzioni storico-politiche, in un popolo e soprattutto nello Stato.
Ecco il momento etico (in cui la morale del dover-essere si realizza): solo col riconoscersi Stato l'autocoscienza depone con l'individualità, ogni scissione interna, ogni infelicità, e raggiungere la pace e la sicurezza di sé.

 

SPIRITO (d)

d.1

Lo Spirito è l'individuo nei suoi rapporti con la comunità sociale: il primo momento e l'armonia della polis greca.

d.2

Il secondo momento è la frattura dell'alienazione dall'Impero romano alla Rivoluzione Francese.

d.3

Lo Stato Etico tedesco è l'incarnazione della moralità astratta più l'anima bella romantica.

 

RELIGIONE (e) SAPERE ASSOLUTO (z)

 

Con la Religione e il Sapere Assoluto arriviamo all'individuo che acquista la piena, totale ed esplicita coscienza di sé come Spirito. Ma questo è già oggetto della Logica.

U.D. 9

L'idea in sé
Cfr. G.W.F. Hegel, Scienza della logica

La Logica

La Logica è l'Idea nella sua purezza in sé.

La Logica è la scienza dell'Idea pura. Non è formale, il suo contenuto è l'assoluta verità, la realtà, Dio stesso. È quindi la metafisica che si sviluppa mediante concetti oggettivi che esprimono la realtà stessa nella sua essenza necessaria, l'ossatura e la sostanza della realtà.
Il primo momento è il cominciamento (l'azione dell'inizio, non l'inizio - che è un punto statico - ma l'azione dell'iniziare, il cominciamento appunto) che come tale non è nulla,  ma deve avere in sé già tutto. Quindi il cominciamento consiste nel concetto indeterminato, vuoto, privo di contenuto, massima estensione e minima intenzione: l'essere. Questo, come tale, è  identico al nulla, è pura astrazione, è assolutamente privo di ogni determinazione, di per sé, preso per sé è un puro nulla..

Essere e nulla (lo sanno anche i greci) sono l'essenza del divenire. L'essere astratto richiama quello determinato secondo qualità, quantità e misura (quantità della qualità).
L'essere poi, riflettendo su di sé, scorge le proprie relazioni e si conosce come essenza: identico, diverso, ragion d'essere, che è l'esistenza (che appare nel fenomeno).
Ciò che è, la realtà, è quindi l'unità di essenza ed esistenza (interno ed esterno). Le relazioni dell'essenza sono quindi sostanzialità, causalità, reciprocità.
Ora, l'essere arricchito dalla riflessione su di sé e sulle sue relazioni diviene infine concetto: soggettivo, oggettivo e IDEA.
Il concetto soggettivo è formale (universale, particolare, individuale; poi giudizio e poi sillogismo).
Il concetto oggettivo è naturale (meccanicismo, chimismo, teleologia - categoria fondamentale della natura organizzata).
Infine c'è l'Idea, l'unità, l'unità dell'oggettivo e del soggettivo, il soggetto-oggetto, la ragione autocosciente, la totalità della realtà in tutta la sua ricchezza di determinazioni e relazioni interiori. L'idea è vita, è conoscenza e, come unità dei due, è idea assoluta, ossia la logica stessa.

U.D. 10

L'idea fuori di sé
Cfr. G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

La Filosofia della natura

La Natura è l’Idea che si estrania da sé nel mondo, si realizza nell’esteriorità.
Ha la sua essenza nella NECESSITÀ (del meccanicismo).

La Natura è la forma dell'essere altro, l'esteriorità, la contraddizione insoluta, il non-ens, la decadenza dell'Idea stessa (anche se di per sé anch'essa è divina): Hegel parla di impotenza della natura.

Hegel non rinuncia a tentare una schematizzazione triadica della struttura della Natura. Vediamola, per dovere di cronaca:

NATURA

meccanica

spazio-tempo

materia e movimento

meccanica assoluta

fisica

individualità universale

individualità particolare

individualità totale

organica

natura geologica

natura vegetale

organismi animali

 

U.D. 11

L'idea in sé e per sé
Cfr. G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

La Filosofia dello Spirito

Lo Spirito è l'Idea che, dopo essersi estraniata da sé nel mondo della Natura ritorna a sé.
Ha la sua essenza nella LIBERTà.

Si divide in:

·        Spirito soggettivo

·        Spirito oggettivo

·        Spirito assoluto

I. SPIRITO SOGGETTIVO

 

È lo Spirito individuale, l'anima. L'anima è senziente, reale e coscienza che si fa autocoscienza universale, ossia ragione teoretica e pratica.
La razionalità teoretica dell'anima è l'insieme di determinazioni mediante le quali la ragione trova se stessa nel suo contenuto (intuizione, rappresentazione e pensiero).
L'attività pratica è l'unità delle manifestazioni con cui lo Spirito giunge in possesso di sé e quindi diviene libero (sentimento pratico, impulsi, felicità).
La spiritualità soggettiva culmina nella libertà. Lo Spirito libero è la volontà di libertà divenuta essenziale e costitutiva dello Spirito stesso.

II. SPIRITO OGGETTIVO

 

La libertà si realizza pienamente solo nello Spirito oggettivo, cioè nelle istituzioni storiche, dove volere razionale e volere singolo si toccano fino a venire a coincidere.

a) DIRITTO

 

Ecco quindi il diritto astratto: la proprietà della persona individuale.

b) MORALITà

 

Ecco la moralità che è la sfera dell'azione che ha per fine il benessere: è la volontà soggettiva come tale può generare il male.

c) ETICITà

 

Ecco infine l'eticità dove la separazione tra la soggettività e il bene viene superata: il bene si è realizzato concretamente, è divenuto esistente. Questa a sua volta ha tre momenti: la famiglia, la società civile, lo STATO.
Solo nello Stato è la volontà divina.
Solo nello Stato si realizza pienamente la sostanza infinita e razionale dello Spirito.
Niente contratto sociale (v. Rousseau), niente democrazia (v.): lo Stato trae da sé la sua sovranità e solo la STORIA può essergli giudice (la storia è il giudizio universale!).
Sì, la storia non è un tessuto di fatti contingenti (come può sembrare ad un intelletto finito). Hegel prende dalla fede l'idea della razionalità immanente la storia il cui fine è l'autocoscienza e la realizzazione dello Spirito e i cui mezzi sono i singoli individui e i popoli.
A questo scopo giocano i conservatori interpreti della tradizione e (all'opposto) gli eroi rappresentanti del progresso.

 

Accenni di filosofia della storia:

·        il mondo orientale è l'uomo solo libero,

·        il mondo greco sono alcuni uomini liberi,

·        il mondo germanico è quello in cui tutti gli individui sono liberi nella totalità dello Stato e, in più, lo sanno: sanno di essere tutti liberi nello Stato.

Ecco lo Stato perfetto: lo STATO ETICO che risolve l'individuo nell'organismo universale della comunità.

U.D. 12

La grande triade
Cfr. G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

Lo Spirito Assoluto Torna all'inizio

Nello Spirito Assoluto lo Spirito di un popolo si manifesta nella sua... spiritualità.
Lo Spirito Assoluto ha un unico contenuto... l'ASSOLUTO, DIO.
Ma in tre forme:

ARTE

=

intuizione sensibile

RELIGIONE

=

rappresentazione

FILOSOFIA

=

concetto

 

I. ARTE

 

Lo Spirito acquista coscienza di sé mediante forme sensibili che riuniscono Natura e Spirito. Prima nell'arte simbolica orientale che è caratterizzata da uno squilibrio (tra contenuto spirituale e forma sensibile) e la sua espressione è il simbolo.
Poi nell'arte classica greca che è caratterizzata dall'armonia espressa dalla figura umana.
Infine nell'arte romantica che è così vicina allo Spirito che è di nuovo squilibrata sentendo l'inadeguatezza delle forme sensibili a contenere l'interiorità spirituale così ricca. Di qui la crisi dell'arte moderna (che non è però morta; è morta invece quella classica e c'è chi sente il romanticismo proprio come nostalgia dell'ingenuità classica... v. Schiller).

II. RELIGIONE

 

L'arte è l'immediato nell'intuizione.
La religione è l'Assoluto nella forma della rappresentazione (Vor-stellung: porre davanti).
La filosofia della religione non crea la religione ma la giustifica mostrando in essa l'idea infinita in atto.
L'oggetto è il più alto possibile: DIO. Il soggetto è l'uomo, lo scopo è l'unificazione e la riconciliazione dei due.
La religione ha dunque (tanto per cambiare) una struttura triadica: Dio, coscienza di Dio e culto.
La filosofia è il più alto culto in quanto evidenzia la più pregnante prerogativa di Dio: il pensiero («in principio era...»).
Immediatezza del sentimento, intuizione e rappresentazione di Dio sono i (tre) momenti del culto.
La rappresentazione di Dio porta alla religione naturale (cinese e buddista), alla religione della libertà (persiana ed egiziana), alla religione dell'individualità (greca, romana ed... ebraica) infine alla religione assoluta (il Cristianesimo) che coglie l'unità del divino e dell'umano.

Ma non si finisce qui. L'esito della religione assoluta nella rappresentazione dell'Assoluto quale unità di divino e umano mediante l'affermazione della più grande peculiarità della divinità stessa e della caratteristica dell'uomo in quanto tale (il pensiero) sembra essere definitivo, ma non lo è. Non lo è perché è un esito rappresentantivo. La religione è solo rappresentazione dell'Assoluto.

III. FILOSOFIA

 

Se la religione è la rappresentazione dell'Assoluto ciò vuol dire che l'Assoluto è fuori di sé. La filosofia è il ritorno in sé dell'Assoluto stesso, è l'ASSOLUTO VERO.
L'Assoluto vero coincide con la storia stessa della filosofia ormai giunta a compimento, storia in cui ogni tappa è necessaria e Hegel è... l'ultima tappa.

Il concetto abbraccia e comprende quel che la religione rappresenta. In termini tedeschi si può distinguere la Vor-stellung dalla Dar-stellung e dal Be-griff: la rappresentazione esteriore, estraniata ed alienata dalla comprensione del concetto. Ciò che nella religione è esterno nella filosofia diviene interno. Ecco quindi perché la filosofia di Hegel può essere riassunta in un grande movimento (dialettico) di interiorizzazione o ri-interiorizzazione - in tedesco: Er-innerung, ritornare all'interno - in italiano: memoria.

 

U.D. 13

Conclusioni Torna all'inizio

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Ultimo aggiornamento: giovedì 20 marzo 2003


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