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M. Heidegger |
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4. Il tempo 5. La storia |
Martin Heidegger (1889 - 1976)
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U.D. 3
Unità didattica n. 3 |
La sua filosofiaLo scopo
dichiarato della filosofia di Heidegger è quello di costituire un'ontologia che
partendo da quella vaga comprensione dell'essere che permetta almeno di
intendere e di porre la domanda intorno all'essere, giunga ad una determinazione
piena e completa del senso dell'essere. Ciò che si
domanda... l'essere; ciò che si trova... il senso dell'essere; chi è
interrogato... l'ente per eccellenza con il primato ontologico (Dasein). La
comprensione dell'essere è quindi una possibilità dell'esistenza, cioè
dell'essere dell'esserci. Anzi, proprio l'essere dell'esserci è possibilità.
Quindi scelta del singolo. L'esistenza
del singolo è l'esistentivo o ontico. La penetrazione teoretica dell'esistenza
e delle sue possibilità (cioè la ricerca delle strutture fondamentali
dell'uomo) è comprensione esistenziale o ontologico. Metodo della
ricerca è la fenomenologia: puntare direttamente alle cose. Il fenomeno non
nasconde né rivela è l'aprirsi stesso della cosa in sé. Il logos ricerca la
verità, ossia lo svelamento, far vedere le cose così come si manifestano. Per
questo la filosofia è "ontologia universale e fenomenologica". Ebbene quale è
la struttura dell'esistenza? L'esistenza è
essenzialmente trascendenza, ossia oltrepassamento: questa è la sua
soggettività. Il termine verso cui si trascende è il mondo (essere nel mondo).
Dove il mondo è la struttura relazionale che caratterizza l'esistenza umana
come trascendenza. Essere nel mondo, trascendere verso il mondo significa farne
il progetto di possibili atteggiamenti e azioni. Questa è libertà. Ma una volta
che tale libertà si progetta in un mondo (ossia nel suo attuarsi) già si limita
assoggettandosi al mondo in cui viene ad essere gettata. Libertà:
progettare un mondo da cui poi dipendere e di cui prendersi cura (degli
utensili). Il prendersi cura costituisce l'essere dell'essere nel mondo. Le cose nel
mondo sono in quanto utilizzabili. Utilizzabilità vuol dire essere alla mano, a
portata di mano: questo è il senso dello spazio (che non è una forma soggettiva
bensì la struttura oggettiva del dislocarsi degli utilizzabili più o meno nella
vicinanza). Ora l'esserci
è possibilità e comprensione di tale possibilità. Ancora, l'interpretazione è
la comprensione di qualcosa come qualcosa sullo sfondo di un progetto. Infine
l'interpretazione genera il giudizio. Questa è scienza. Un oggetto diventa
utilizzabile quando è tematizzato dalla scienza. Oltre alle
cose nel mondo capita anche che ci siano gli altri. Di questi non ci si prende
cura, ma si ha cura (l'aver cura è la struttura fondamentale di tutti i
possibili rapporti tra uomini). Ora il rapporto con gli altri può essere un
essere insieme inautentico (in cui ci si prende cura delle cose degli altri) o
un coesistere autentico (in cui li si aiuta ad essere liberi e a prendersi le
cure loro). L'esistenza
come possibilità è inscindibile dall'esistenza come comprensione. Ora uno può
comprendersi a partire da sé (autentica), dal mondo (inautentica), dagli altri
(anonima, tutti e nessuno, si dice... si fa...). Nell'esistenza anonima il
linguaggio, lo svelamento dell'essere, si fa chiacchiera, vuota e quindi
curiosità ma non rivolta all'essenziale quindi equivoco. Ebbene sì,
anche l'esistenza anonima è un poter essere dell'uomo. Poter essere che ha alla
base la deiezione, cioè la caduta al livello del mondo, dall'essere al fatto. Proprio la
fattualità o effettualità è l'esser gettato nel mondo che colpisce non tanto la
comprensione sempre progettante in avanti, quanto la situazione emotiva
(Befindlichkeit) per cui l'uomo si sente abbandonato, sente che c'è e che c'è
fra altri. Occhio anche qui nulla di soggettivo, ma modo d'essere originario
dell'esistenza. In una parola
Sorge. Prendersi cura delle cose e avere cura degli altri, essere gettato nel
mondo e progettare in avanti. L'esistenza è un pendolo tra il possibile e il
fatto (per cui il mio progettare e rimandato in dietro dal mio essere fatto),
questa è la struttura circolare della Sorge. Ora, tutto ciò
che ha a che fare con il mondo, con il fatto è inautentico. Persino la
normatività morale, non essendo questa pensabile fuori dalla quotidianità del
rapporto con il mondo. Ogni
progettare o trascendere (l'essenza dell'esistenza) rigetta l'uomo nel mondo
facendolo cozzare con il semplice fatto che egli c'è ed è al livello di tutti
gli altri. Ogni possibilità è pertanto indifferente. L'esistenza stessa non può
che essere inautentica, "una nullità essenziale". Tutto quello che
l'esserci può progettare è un progettare nullo, o un nulla in quanto
progettato. L'esserci è nullo già in quanto progettante. C'è una sola
possibilità non inautentica e non nulla: la morte (allegria!). La morte è la
più propria e incondizionata e insormontabile e certa possibilità. Solo
assumendo su di sé la morte come unica propria possibilità autentica l'uomo
ritrova il suo essere autentico. L'esistenza
anonima è fuga di fronte alla morte. La coscienza (la voce della coscienza che
esce dall'anonimato) fa sentire all'uomo il suo debito verso la sua vera natura
e lo spinge verso una decisione anticipatrice che progetti la sua esistenza
come un essere per la morte, l'unico autentico. La morte non
va realizzata (suicidio) e nemmeno attesa (di realizzarla) perché è autentica
possibilità e come tale va compresa. Vivere per la morte significa comprendere
l'impossibilità dell'esistenza in quanto tale. La morte è la possibilità
dell'impossibilità dell'esistenza (dove possibilità sta per comprensione). Ogni
comprensione è però accompagnata da una situazione emotiva, tonalità
affettiva... qui è l'angoscia. È l'angoscia che pone l'uomo di fornite al nulla
(la possibilità dell'impossibilità), quel nulla che è presente anche
nell'esistenza anonima, dove però opera mediante negazioni, limitazioni... ma
che più di tutto pone l'uomo di fronte alla sua autentica finitudine,
all'impossibilità possibile, al superamento dell'essere nella sua totalità. Il
nulla è un salto sull'essere, che va dal nulla al nulla. L'esistenza
autentica è quella che comprende chiaramente e realizza emotivamente la
radicale nullità dell'esistenza. L'esistenza è trascendere, anticipare e
progettare, che però si rivela impossibile, un nulla nullificante. Non rimane
che progettare e anticipare questo nulla. |
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U.D. 4
Unità didattica n. 3 |
Il tempoTra le tre
estasi, fondamentale è il futuro. Ma presente, passato e futuro si implicano a
vicenda, ognuno implica un fuori di se per cui la temporalità viene a essere
l'originario fuori di se in se stesso e per se stesso e viene designata come ek-statikón. Il futuro
inautentico è il luogo dell'attenzione impegnativa. Il futuro autentico è la
decisione anticipatrice. Il passato
inautentico è paura di chi è rimasto inchiodato al mondo. L'angoscia invece fa
precipitare il mondo nell'insignificanza ed è il passato autentico Il presente
inautentico è la routine della presentazione dell'ora. Cui si contrappone
l'istante kierkegaardiano, ossia l'irrompere dell'eterno nel tempo, la
nullificazione dell'ora. Esso è il ritorno al suo più proprio, quindi
ripetizione del più autentico passato. Il tempo in
quanto scientifico, la databilità è quindi ovviamente inautentica. L'essere è
tempo. il tempo è il senso dell'essere. |
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U.D. 5
Unità didattica n. 3 |
La storiaLa banalità
quotidiana non ha storia. L'esistenza autentica si riassume nell'attimo tacito
e passionale dell'angoscia e in quest'attimo l'uomo è assolutamente solo di
fronte all'unica certezza insorpassabile del suo destino: la morte. Ora però
l'angoscia non uccide l'uomo, al contrario gli dà modo di vivere rimanendo
fedele al più proprio nella situazione in cui viene a trovarsi. Ecco la libertà dell'uomo: fare di necessità virtù. Il destino in cui consiste la storicità dell'uomo è precisamente questo ereditare le proprie possibilità, volere quello che è già stato, ripetere la situazione a cui si è legati. Questa ripetizione è il destino. E questo destino è la storia. Alla fine l'esserci l’interrogato sul senso dell'essere non
ha risposto. ha risposto nulla. La conclusione dell'analitica esistenziale è il
nichilismo. Critica della
metafisica: è fisica (l'atto puro di Aristotele, lo spirito assoluto di Hegel),
e Platone ha capovolto essere e verità: prima c'era l'essere e la verità era il
suo dispiegamento ora c'è l'idea che è uno sguardo sull'ente, e la verità è la
giustezza di tale sguardo. Nietzsche: la verità è una specie di errore. L'essere non può essere svelato, ma solo svelarsi. L'uomo non può che porsi nelle condizioni di subire una tale iniziativa. L'essere si svela ma mai del tutto, quindi l'uomo erra sempre. Gli erramenti dell'ente costituiscono la storia che come già diceva Hegel è l'ordine necessario della rivelazione dell'essere. |
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Ultimo aggiornamento: giovedì 20 marzo 2003 |
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