Cebete | L'autore | Il progetto | Credits | Mappa del sito |
||
http://web.tiscali.it/claufi |
||
il Romanticismo |
||
|
il Romanticismo U.D. 1 Caratteri generaliLa ricerca dell'assoluto e dell'infinito. Il Romanticismo non è un movimento unitario, è solo una mentalità che sarebbe impossibile definire. Vi sono caratteri simili (la polemica contro l’intellettualismo) e opposti (sentimento o no). Forma mentis comune a tutti è la ricerca di una via per l’assoluto.
Sentimento e arte.
Il sentimento e l’arte sono gli strumenti privilegiati di conoscenza, organi d’infinito, modelli dio ogni realtà ed esperienza, libera creatività... sono anche un modo per ergersi sopra la caoticità e dolorosità del mondo. “Al di sopra di ogni caos attinge all’eternità” (Wackenroder).
Religione.
L’infinito.
L’infinito è il centro del
Romanticismo, poi come si configura, e quali siano i suoi rapporti col finito...
dipende. Possiamo così avere il panteismo
(del primo Fichte, primo Schelling, primo Schlegel, Hölderlin, Hegel...) che
è filosofia dell’identità, immanente in cui il finito è la realizzazione
dell’infinito (può poi avere connotazioni naturalistiche, Schelling e Goethe, o
idealiste); possiamo avere anche il
trascendentismo o il teismo
(secondo Schlegel) di chi si converte alla fede. Vita, ironia ed evasione. La vita è dunque inquietudine, aspirazione struggente (Sensucht) verso l’infinito, sforzo (Streben) faustiano dell’io fichtiano impegnato nell’infinito superamento del finito: è di più sehnsucht è desiderio di desiderare secondo il sempre più e oltre. Ma è anche, la vita, ironia di chi non prende poi tanto sul serio il finito e il titanismo di chi si ribella al finito pur sapendo di non poter vincere (prometeismo di Goethe e Shelley). Di qui l’evasione nel tempo e nello spazio, verso l’armonia perduta dell’Ellade, del Medioevo, dell’esoterico, ma soprattutto nello spazio senza limiti dell’immaginazione. Lo spirito, l’amore.
Storicismo e politica.
Infine
si parla pure di storicismo
anti-illuministico: mentre nel Settecento la storia era fatta dall’uomo, ora
lo è dalla Provvidenza o dallo Spirito (trascendente o immanente, comunque
extraumano). Di qui la costante positività dell’omnia in bomun, dell’itinerarium
mentis ad Deum. Natura, pessimismo e ottimismo.
E
dal punto di vista della natura? Ecco un grande sentimento:, la natura è il
tutto a cui tornare (Hölderlin, Goethe). Essa è organicistica,
energetico-vitale, finalistica, spiritualistica, dialettica: solo il tutto vive
(Franz Baader)! Ecco la riscoperta dell’anima del mondo. Esponenti in letteratura. |
|
U.D. 2
Unità didattica n. 2
|
Filosofia tedesca tra Illuminismo e RomanticismoHamann (1730 – 1788). Metacritica del purismo della ragione, postumo 1788. Contrappone la fede alla ragione (è mistico) come farà poi Kierkegaard. Kant distrugge la fede, il suo contemporaneo Hamann dice che essa costituisce l’uomo nella sua totalità. Come Hume la conoscenza è credenza, ma non (come Hume) empirismo, bensì fede mistica nella rivelazione immediata della natura e di Dio. Io mi trovo di fronte al mio Dio, è una cosa singola (sviluppi panteistici alla Bruno, Shaftesbury). Herder (1744 –
1803). Metacritica alla
critica della ragion pura
(1799) e Idee per una filosofia della storia dell’umanità (1784-91). Friedrich Heinrich Jacobi (1743 - 1819). Nato a Düsseldorf il 25.01.1843, muore a Monaco il 10.03.1819. È autore particolarmente interessante. Le sue opere principali sono: 1777
Romanzi filosofici: Epistolario di Allwill
e Woldermar 1785
Lettere sulla dottrina di Spinoza a Mosè
Mendelssohn 1787
David Hume, über den Glauben 1799
Lettere a Fichte 1802
Trattato sull'impresa del criticismo di portare la ragione all'intelletto 1807
Le società scientifiche, il loro spirito
e il loro scopo 1811
Le cose divine e la loro rivelazione 1815
Introduzione alla raccolta delle opere filosofiche Cartesio ha tentato di dimostrare Dio Creatore ma è pervenuto solo alla totalità del Deus sive Natura di Spinoza, così Leibniz, così Lessing. Tutti En kei Pan. Ogni razionalismo è panteistico e sostanzialmente ateo (in quanto identificazione di Dio e mondo, incondizionato e condizionato). Contro
l'ateismo e il razionalismo solo la fede. «Noi tutti siamo nati nella fede e
nella fede dobbiamo restare» (Lett. Su Spinoza, tr. it. 123). «Noi affermiamo
con assoluta convinzione che realmente le cose sono presenti fuori di noi. Io
domando: su che cosa si fonda questa convinzione? In realtà su null'altro che
su di una rivelazione che possiamo chiamare senz'altro veramente miracolosa»
(Hume, in Werke II, 165). Un'esistenza
che si rivela presuppone un'esistenza che rivela, la fede sensibile è
necessariamente fede in Dio, religione, naturale, non arbitraria, scritta nei
cuori di tutti. Negazione
di ogni dimostrazione razionale di Dio che è solo oggetto di fede (come per
Kant). Ma Kant parla di una fede razionale ossia problematica, nei limiti, mentre Jacobi vede nella fede un effettivo rapporto dell'uomo con il mondo soprasensibile (percezione originaria). Abbagnano:
«La filosofia della fede costituisce un primo tentativo di sfuggire ai limiti
che Kant aveva segnati alle possibilità umane» Lo
stesso Kant interviene con Che cosa
significa orientarsi nel pensare (1786) per riaffermare che la fede non può
che fondarsi su di un postulato della ragione pratica. In conclusione la fede non è fideismo. È un sapere immediato «comandato dalla natura» (come per Hume alla base del belief c'era la «forza naturale») che può essere rivolto alle cose sensibili o alle cose divine, soprasensibili (la ragione). Schiller (1759 –
1805). Lettere
sull’educazione estetica (1783-5)
e Sulla poesia ingenua e sentimentale
(1795-6).
Humboldt (1767 – 1835). Lo scopo dell’uomo è nell’uomo stesso, la sua formazione progressiva secondo l’ideale stesso di umanità: lo spirito dell’umanità. Pertanto la storia è lo sforzo dell’idea di conquistare l’esistenza, nell’individuo come nella nazione (ma lo stato serve solo a proteggere la sicurezza dell’uomo), in ogni evento. L’idea (di umanità) è caratterizzata dal linguaggio (non c’è nulla nell’uomo che non si trasformi nel linguaggio). Il linguaggio è la totalità, ogni sua parte è tale se nel tutto. Hölderlin (1770 – 1843). Iperione è un giovane greco che vive in sogno l’infinita bellezza e perfezione della Grecia antica, che si incarna nella fanciulla Diotima. Ma egli lascia tutto per combattere e tradurre in realtà il suo ideale. Incontra sconfitta e delusione. Essere uno con il tutto, essere infinito. Solo la bellezza dell’arte può rivelare l’infinito. È la bellezza che mette in rapporto l’uomo con l’uno infinito. Come Minerva la filosofia nasce dal capo di Giove e a esso ritende. Anelito dell’infinito, esaltazione del dolore, poesia. Schlegel (1772 – 1829).
La
poesia romantica è infinita, universale e progressiva. Essa assorbe in sé
tutti gli oggetti della cultura. È libera ed essenzialmente religiosa (perché
ogni relazione uomo-infinito è religiosa). Infatti un’artista può essere
tale solo se ha una sua religione, un suo rapporto all’infinito. Novalis (1772 – 1801).
Discorsi sulla
religione (1799),
Monologhi e lettere confidenziali
(1800), Critica della dottrina morale
(1803), La fede cristiana (1821),
poi postumi: Storia della filosofia,
Dialettica, Etica, Estetica, Dottrina dello stato, Dottrina dell’educazione. Schleiermacher (1768 – 1834).
Il
moralismo critico tutto kantiano lo trattenne dall’accesso al soprasensibile,
ma Jacobi e Fichte lo indirizzarono verso l’infinito. Rifiuta il razionalismo
di Fichte ma non il suo infinito: anzi lo usa per la sua filosofia della
religione autonoma dalla morale e dalla filosofia stessa. La filosofia e la
morale vedono solo l’uomo. |
|
U.D. 3
Unità didattica n. 3
|
Dal Kantismo all'IdealismoIl problema del Kantismo è il dualismo fenomeno–noumeno. Come è possibile che la cosa in sé sia causa del fenomeno?
L’idealismo nasce quando Fichte sposta Kant dal piano gnoseologico al piano metafisico, abolendo lo «spettro» della cosa in sé, come qualcosa di estraneo all’io. L’io finito di Kant diventa infinito creatore: tutto è spirito. L’attività umana è libertà creatrice. Lo Spirito crea la realtà nel senso che l’uomo è la ragion d’essere dell’universo. La natura non è più nemmeno la materia, ma è solo il momento dialettico necessario della vita dello Spirito. Quale è il mistero dell’universo? Che alzando il velo di Maia si vede… l’io! La realtà vanamente cercata fuori dell’io è scoperta dall’idealista nell’io. L’uomo è Dio (un Dio trascendente è una ciarla scolastica, un positivo senza negativo…). L’idealismo è quindi panteismo spiritualistico non naturalismo (Dio è natura) né trascendentalismo (ebraismo o cristianesimo). L’idealismo è monismo dialettico contro ogni dualismo, metafisico o gnoseologico. La differenza tra i vari idealisti sta nel modo di intendere il rapporto finito – infinito. Concludendo
con un passo di Novalis da “I discepoli di Sais”: «Accadde
ad uno di alzare il velo della dea Sais. Ma cosa vide? Egli vide – meraviglia
delle meraviglie – se stesso». |
|
Ultimo aggiornamento: sabato 22 marzo 2003 |
© Claudio Fiorillo, Roma 2000-2003. All rights reserved.
Per informazioni e contributi: