La leggenda di Juan Ramirez de Penagolosa

Prefazione : Delle origini e delle pene.

Juan Ramirez de Peñagolosa , che da ora in poi chiameremo Juan , nasce nella caldissima estate del 1490 nella regione dell'entroterra Valenciano del picco de Penagolosa , la montegna più bella della regione famosa da sempre per la bontà della sua acqua , la durezza degli abitanti , la bellezza delle sua donne e l'antico legame alle tradizioni arabe che per secoli hanno impregato quella terra , ricca di raccolti , con il vento profumato dal rosmarino e dal mare , e con i suoi tramonti infuocati dal sole morente a ovest nella terra di Morella la Bella.

Figlio secondogenito di Don Antonio e fratello di Manolo , trascorre la gioventù con il destino segnato dall'essere il secondo figlio maschio , con tutti gli annessi e connessi che competeva alla sua scomoda posizione.Estromesso dalla eredità dal padre , odiato dal fratello maggiore , Manolo detto il crudele e quindi avviato alla carriera militare che in quei periodi corrispondeva ad una sicura morte nell'arco di dieci anni.La durezza della situazione indurisce il carattere di Juan , ne rafforza il fisico , pur non estinguendo la dolcezza del cuore , l'amore per gli animali e l'istintiva tendenza al fantasticare , dono che il destino regala alle persone sensibili e fondalmentalmente buone.Viene destinato alle armate del re che il quel periodo erano continuamente soggette ai combattimenti con bande di Moros perennemente alla ricerca di bottini e donne da inviare agli harem dei loro sultani.A ventidue anni è un uomo completo , con già 31 nemici uccisi in battaglia o in duello , con quattro ferite a disegnargli il corpo forte e muscoloso.Una picca mora gli aveva trapassato la coscia sinistra e quando il soldato arabo si era chinato per finirlo tagliandogli la gola , il pugnale con la sottila lama di toledo che gli aveva regalato il vecchio Pedro che egli amava come un vero padre e che tanto gli aveva insegnato , uscì come un serpente dal fodero di pelle di Iguana nascosto nel suo stivale destro per infilarsi nell'orecchio sinistro del Moro raggiungendo il cervendo e quindi la morte in una sottile frazione di secondo.Un'altra cicatrice lunga venti centimetri gli disegnava la schiena , mentre ancora un fremito lo accarezzava quando ricordava l'anello di acciaio che gli aveva praticamente regalato un'altro soppraciglio prima di spaccargli la fronte ; dietro l'anello stava la possente mano di Antonio de Vilar a cui incautamente aveva rubato l'amante e che divenne poi suo inseparabile amico e fratello di Ventura.

FASE Prima : Dell’amore , dell’odio , della fuga.

Donna Elena de Vilar y Almazzora arrivò un mattino di luglio con il sole che già arroventava il selciato e metre scendeva dalla carrozza , nonostante fosse la promessa sposa di Manolo suo fratello ,Juan se ne innamorò perdutamente.Il fratello Manolo a cui interessavano solamente le terre .l’oro e il potere e che in quanto a donne se ne serviva al bisogno tra i contadini sudditi ,scegliendo tra le giovani più belle dei villaggi , la osservò come si osserva una giumenta , calcolando solo le terre che portava in dote e gli accordi intercorsi tra i rispettivi padri , volti a pacificare le due terre confinanti.Dovevano passare tre mesi prima delle nozze e nonostante il crudele Manolo avesse già cercato di possederla , la bella Elena lo aveva sempre respinto sdegnosamente , maledicendo la sorte che la obbligava sposa di quel barbaro e crudele uomo , mentre con la sensibilità di cui è ricca ogni giovane donna , aveva notato il bel giovane dagli strani occhi di colore indefinito che la osservava con reverenza e rispetto.