LETTERA DI Fratel CLAUDIO P. DEL 17 APRILE 2001
 

LEGGERE LA STORIA DALLA PARTE DELLA VITA: SETTiMANA SANTA A PUERTO CAYUMBA

BOGOTA 17 de ABRIL de 2001

Carissima Rosa

sento l’esigenza si condividere l’esperienza della settimana santa che ho vissuto a Puerto Cayumba, una zona rurale compresa tra Barrancabermeja e Puerto Wilches.

Il parroco René, con cui già avevo condiviso un mese e mezzo nel 1999, propose a tue ed a fratel Moisés (originario della Repubblica di Benin, Afica Occidentale) di separarci; cosi Mosiés visse a Taladro Dos ed io como già scritto a l’uerto Cayumba.

In questa zona la gente vive della pesca del fiume Sogamoso, della coltivazione di yuca, mais ed in minore misura della raccolta di cocco e banane. Alle donne spetta normalmente l’altrettanto duro lavoro nella casa, tra le/i molte/i figlie/i.

Da quando vivo in Colombia (15 luglio 1998) avevo ascoltato notizie di Puerto Cayumba unicamente lo scorso 9 dicembre, giorno in cui i mezzi di comunicazione davano l’infomazione di un tremendo errore che aveva portato ad uno seontro armato tra due battaglioni dell’esercito, coinvolgendo con una granata anche un camion con a bordo una famiglia. Il tragico risultato fù: la morte di due sorelline di 2 e 7 anni, di un adolescente di 15 anni e di 9’. 10 soldati (ancor’oggi no si sa bene).

La situazione che ho incontrato la settimana scorsa era di relativa tranquillità, anche se quel colpo rimane evidentemente difficile da assimilare.

Riunendo le persone il lunedi santo sera, si giunse a proporre che il “Via Crucis” del venerdi santo terminasse proprio nel luogo dove avvenne il massacro insieme alla gente di Taladro Dos. Celebrata la Eucarestia (l’unica di tutta la settimana santa) con padre René il giovedi santo, con il battesimo di tre giovani, giungemmo al venerdi.

Alle 10,15 del mattino la quasi totalità della popolazione già stava in movimento. Una curiosità:

la parte di Gesù lo faceva Esmeraldas una giovane di 22 anni ed uno dei due ladri lo

rappresentò la signora Margarita.                                                                    

Con una lunga camminata tra le pietre, quasi alla una del pomeriggio giungemmo alla conclusione delle 14 stazioni (tutte ben drammatizzate), cosi con tanta commozione arrivammo al luogo “dell’incidente”. Dopo meno di 10 minuti giunsero anche gli abitanti di Taladro Dos.

Le lacrime incominciarono a riempire i nostri occhi ed a scendere lungo le nostre guance.

Sempre più persone mi guardavano, aspettavano parole che obbligatoriamente non potevano essere “aria fritta”, ovvero frasi vuote e di circostanza.

Appoggiammo nel fosso laterale del sentiero le 4 croci (il Gesù di Taladro Dos, la Gesù ed il ladro e la ladra di Puerto Cayumba) con sopra le persone. Poi iniziai a far risaltare l’importanza di quel momento, facendo notare che il Dio in cui crediamo é esattamente il DIO DELLA VITA, CIlE CE LA QITRE IN ABBONDANZA e che il “Via Crucis” per quanto importante che sia non éla nostra meta finale, in quanto lo é la Resurrezione. “Che cosa ce ne facciamo di un Dio morto e non resuscitato?”. Improvvisamente si respirò l’intenso desiderio di VITA che tutti/e avevamo. In quel momento invitai ad alzarsi le 4 persone che stavano sdraite sopra le croci, mostrando come le croci vuote rappresentassero la VITA.

Proposi di prendersi tutti per mano e di gridare con tutta l’energia che avevamo il PADRE NOSTRO: la orazione di Gesù di Nazareth, la orazione dei/le figli/e di Dio, la orazione della fraternità, la orazione che quando accolta seriamente genera Vita anche in Puerto Cayumba.

Come simbolo concreto del grande impegno a favore della VITA, della Resurrezione della comunità, proposi un abbraccio energico di pace tra tutte/i le/i presenti, senza distinzioni di sesso, di età e di zona in cui si vive. In mezzo a lacrime più o meno nascoste, iniziammo ad abbracciarci motivandoci una volta di più a far tacere la morte per poter far trionfare la VITA. Il papà delle due bambine che morirono lo scorso dicembre, concluse ringraziando chi aveva proposto quel luogo come fine del “Via Crucis”, sottolineando l’importanza esistenziale dell’impegno appena preso.

Il sabato notte celebrammo la Resurrezione di Gesù Cristo, evidenziando come il sepolcro vuoto non é sufficiente per lottare e credere nella Resurrezione della comunità di Puerto Cayumba. fondamentale sarà AMARE E PROMUOVERE CONCRETAMENTE LA VITA in ogni momento e con tutte le persone che incontriamo: nella famiglia, nel lavoro, nel quartiere, nella scuola, ecc... Solo in questo preciso modo potrà aver senso la Resurrezione di Cristo.

Il messaggio che scrisse -alcuni secoli prima che nascesse Gesù di Nazareth- il profeta Ezechiele: é basilare accogliere il cuore di carne che con costanza ci offre il Signore della VITA, per poter sconfiggere la morte rappresentata dal cuore di pietra.

 La domenica mattina salutai con  affetto questa comunità per ritornare agli studi bogotani.

 

Ringrazio al DIOS DE LA VIDA, per questa esperienza meravigliosa che mi ha regalato.

Ho ricevuto un arricchimento incredibile proprio da quelle persone che senza desiderarlo, vivono in luoghi dove la VITA É TANTO PRECARIA QUANTO CAPACE PI PAR SENSO A TUTTO.

 

É severamente proibito fermarsi al “Via Crucis”, anche se da li ci passiamo spesso.

 

Fratel Claudio P.

 

 

P’.S’. Chi vuole può scrivermi a:  hclaudio69@hotmail.com

 

 

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