INCONTRO FORMAZIONE GIOVANI
VOLONTARI c\o suore Canossiane FG
TESTIMONIANZA di Gianluca Chiariello 30/01/01
Prima di iniziare la mia testimonianza
vorrei proporvi un passo della bibbia che mi prende molto ogni volta che lo
leggo, con il quale mi sono confrontato-scontrato tante volte….mi mette
continuamente in discussione
IL PASSO E’ PRESO DALLA 1°
LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI
CAPITOLO 13.
……Se
anche parlassi le lingue degli uomini e
degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un
cembalo che tintinna.
E
se avessi il dono della profezia e
conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della
fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E
se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi
la carità, niente mi giova.
La
carità è paziente, e benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si
vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma
si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto supera, tutto
sopporta………….
Prima ho
detto : il passo con il quale mi sono scontrato. Qui sono contenute delle frasi
molto forti come non cerca il suo interesse…quante
volte ho cercato gloria, consensi, facendo il volontario?...tante. Quante volte
mi sono preoccupato solo di promuovere e difendere il mio progetto, di far
andare avanti la mia idea, anziché
preoccuparmi dei protagonisti dello stesso progetto, cioè gli ultimi.
L’ipocrisia è una malattia molto sottile, asintomatica della quale neanche ce
ne accorgiamo che prende tutti noi, me per primo. L’umiltà è l’unico efficace rimedio.
…….ora
leggo parte della mia testimonianza, scritta qualche mese fa, quando ho finito
il servizio….
IL 27 dicembre del 99'
entrai in servizio presso la caritas di
Foggia e fui assegnato subito al campo di accoglienza per minori L'ULIVO di
Arpinova (FG), dove in precedenza avevo già fatto esperienze di volontariato e nel dicembre 98 avevo fatto tirocinio propedeutico alla
chiamata al servizio civile. Dunque, quel posto il 27 dicembre non mi
era affatto estraneo.Ero arrivato con mille propositi di fare bene, e vi
confesso convinto di saper fare tutto io. Sono un pò le convinzioni che
possiede ogni volontario navigato, giovane e ambizioso. Invece, mi sono bastati
pochi giorni per capire che non avevo capito niente, che c'è differenza dal
volontario che impegna con entusiasmo parte del suo tempo libero al servizio
degli altri, e chi, invece è "costretto" a fare ogni giorno
inesorabilmente con orari fissi e prestabiliti, il volontario a tempo pieno. IL
mio turno al campo era il 3° (dalle 16.00 alle 22.30) e dovevo andare sia che
il tempo fosse bello sia che fosse brutto,sia che fossi motivato, entusiasta
sia che lo fossi meno,anche i giorni festivi perchè il campo ovviamente non
poteva essere abbandonato. E' proprio in queste condizioni che esce fuori tutta
la propria personalità, con l’amara constatazione di non poter celare tutti
quei sentimenti e atteggiamenti più istintivi che normalmente controlliamo e
nascondiamo di fronte alla gente. Se in qualche momento mi sentivo poco
sociale, o intollerante non potevo dire
: "ragazzi ci vediamo domani, perchè oggi non me la sento". Infatti,
il rischio più grande era quello di scaricare le proprie stanchezze e frustrazioni sui ragazzi ospiti del campo,
che più di una volta hanno contribuito a far saltare i nervi. Devo riconoscere
che per me è stata un'occasione unica ed eccezionale per conoscermi e per
maturare tutti quegli insegnamenti
sulla carità e sulla tolleranza. Insomma, è stato un momento per
sperimentare con mano il volto pratico, e per molti oscuro, della carità.Dopo
qualche mese presi, forse troppo facilmente e gratuitamente, l'appellativo di
“missionario” lanciato probabilmente da qualche mio amico obiettore e che poi
ha fatto eco fra gli stessi ragazzi del campo. Abbiamo realizzato efficienti
laboratori come quelli di musica, teatro, artistico e di danza che hanno
riscosso successo fra i circa 40 ragazzi del campo, tenuto conto della loro
partecipazione e del loro entusiasmo. Addirittura siamo riusciti a far recitare
una decina di ragazzi in un teatrino di una parrocchia foggiana con un pubblico
numerosissimo di spettatori giovani
loro coetanei, come si conviene ad uno spettacolo di tutto rispetto. Ma
questo la televisione e i giornali non l’ hanno detto !!
In un contesto
di volontariato, il rischio più grande
che si possa correre è rendere gli
ultimi ancora più ultimi. Formare “sottogruppetti “ quando si va in un
centro, avere preferenze, considerare il più simpatico ai danni di chi per
timidezza o disagi non riesce a farsi avanti. Discriminare, in un contesto di
emarginazione, preferendo il nero all’algerino, il russo all’albanese è molto
dannoso…sono “dammaggi “ che si fanno.
Non sono qui come
super-volontario, perché non lo sono e penso che non esistano. Al campo c’erano
35 ragazzi fra 16 e 17 anni e vi confesso che non ho trattato tutti allo steso
modo, sono venuto meno a tanti anni d’insegnamento sulla carità, sull’essere
missionario. Probabilmente qualcuno avrà sofferto per questo, ecco che
l’ipocrisia entra dentro di noi e ci rode come un tarlo.
Il
volontario non deve essere il risolutore dei problemi,
l’ONNIPOTENTE che tutto può e tutto può cambiare, che trasforma il cattivo in
buono, il povero in ricco, il delinquente in un santo. Ma, invece deve essere
semplicemente quello che sparge i semi del suo sacrificio, delle sue rinunce,
del tempo speso per l’accoglienza. E spesso i frutti si fanno attendere, anche
tanto tempo, anzi molti vanno perduti, ma non importa.Qualcuno dice che il male
nel mondo comunque rimane, che i nostri sforzi a volte servono a poco.
Attenzione perché fa più rumore un albero che cade che una foresta che
cresce. La prova più forte
del volontario è nel fallimento, quando sembra che tutto sia inutile, quando si
ha la tentazione di mollare ogni cosa. Quando si dice: e io che sto a fare qui.
E proprio in questi momenti che deve venire fuori l’umiltà, risorsa
preziosissima che aiuta a sopportare la sconfitta e l’umiliazione..qui cito alcune frasi di una donna molto
piccola, ma molto grande in Spirito, il vademecum di chi vuole essere
missionario:
- Coltiva le amicizie e sarai tradito, non importa
coltivale lo stesso;
- Aiuta il prossimo nei
suoi bisogni e nel momento in cui avrai bisogno nessuno ti aiuterà, non importa aiuta lo stesso ;
- Sii onesto e ti diranno
corrotto, non importa sii onesto lo stesso;