la Repubblica

Domenica, 17 gennaio 1999


"Non fermate il referendum"
Appello dei sindaci ai giudici della Consulta


ROMA - I sindaci italiani scendono in campo a favore del referendum Segni- Di Pietro e chiedono alla Corte di dire sì all'ammissibilità del quesito. L'appello, che arriva alla vigilia della camera di consiglio della Consulta che da domani dovrà emanare il verdetto è stato sottoscritto da numerosi primi cittadini: nella lista figurano, Enzo Bianco, Catania; Massimo Cacciari, Venezia; Valentino Castellani, Torino; Riccardo Illy, Trieste; Francesco Rutelli, Roma; Walter Vitali, Bologna; Adriana Poli Bortone, Lecce.

Secondo i sindaci, gli italiani hanno "il diritto di esprimersi" sul referendum per "ribadire il loro sì al sistema maggioritario che "è uno strumento indispensabile" per "buongoverno ed efficienza". I primi cittadini lanciano il loro appello "nel rispetto dall'autonomia e dell'autorevolezza della Suprema Corte", e ritengono "non vi siano ragioni di forma e merito per sottrarre al cittadino il diritto di esprimersi su questo fondamentale argomento". La "convinzione" dei sindaci parte dalla loro esperienza legata all'elezione diretta che ha introdotto "elementi di stabilità e progettualità". "Avvertiamo però - ribadiscono - l'esigenza non rinviabile che profonde riforme si avviino rapidamente anche al centro dell'Italia: non vi può essere buongoverno ed efficienza in condizioni di immobilismo istituzionale".

Prosegue aspro, intanto, il confronto fra i sostenitori del referendum e i contrari. Per Luigi Manconi, portavoce dei Verdi, è un quesito "demagogico e strumentale, un referendum contro i partiti". Per Antonio Baldassare, ex presidente della Consulta, "se la Corte dovesse decidere di bocciare il referendum sarebbe una scelta sospetta". E' polemica anche fra Peppino Calderisi e il ministro degli Affari regionali Katia Belillo. Il referendario, considera "un attacco di volgarità senza precedenti" la dichiarazione del ministro secondo cui il referendum "è una vera schifezza". E per questo ha rivolto un'interrogazione a D'Alema per capire come si conciliano queste dichiarazioni con la neutralità del governo.

 

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