Alberto Remolino nasce a Campagna l'8 giugno 1917 ed e' oggi l'unico persona vivente che possa testimoniare sulla fattiva collaborazione instauratasi tra Giovanni Palatucci e lo zio Mon. Giuseppe Maria Palatucci, Vescovo di Campagna, durante il periodo di internamento degli ebrei a Campagna. A quell'epoca Remolino prestava servizio militare a Fiume presso il 26° Reggimento Fanteria dove resterà fino al giugno 1945.

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Fu il Vescovo in persona ad avvisarmi della presenza di suo nipote a Fiume; egli mi consegnò anche una lettera di presentazione da dare - in caso di bisogno - appunto a suo nipote Giovanni
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Una volta arrivato a Fiume il sig. Remolino andò subito in questura dal dott. Palatucci per consegnargli la lettera.

"Ignoravo completamente il contenuto della missiva, nè mi permisi di chiedere qualcosa al funzionario. Un fatto strano però succedeva ogni qualvolta andavo in licenza a Campagna: immancabilmente infatti, il dott. Palatucci mi consegnava un plico, contenente numerosissime lettere, da consegnare allo zio Vescovo; altrettanto poi mi chiedeva il Monsignore al mio ritorno a Fiume".

Il giovane militare divenne in pratica un "inconsapevole postino", collegando in tal modo - e aggirando quindi i limiti imposti dalla censura - gli ebrei internati a Campagna, con i loro familiari residenti in Dalmazia. "Certo non ero a conoscenza del rischio che correvo, ma se l'avessi saputo credo che l'avrei fatto ugualmente".

Il sig. Remolino ricorda anche di aver stretto amicizia con alcuni internati a Campagna; in particolare con Smulevich Leone, un apolide ex polacco anch'egli, come Remolino, sarto di professione, il quale non alloggiava nel campo di concentramento ma in una camera ammobiliata nel paese. Dopo la guerra lo seguì addirittura a Milano con la speranza di trovare un pò di lavoro, cosa non facile a quei tempi.

Il sig. Albertino ricorda con affetto altri due internati: il sig. Sagi Nicola, un apolide ex italiano, molto povero, al quale egli fece una volta il piacere di consegnare una lettera ai suoi genitori residenti a Fiume, i quali, nonostante l'estrema povertà, lo accolsero calorosamente invitandolo perfino a pranzo, e il rabbino Wachsberger Davide, officiante della sinagoga di Fiume dalla lunga e caratteristica barba, anch'egli poverissimo.

E' chiaro dunque che la figura di Albertino Remolino va oggi tenuta in grande considerazione; certo egli non ha salvato nessun ebreo dalla deportazione ma il suo ruolo non è assolutamente minoritario, soprattutto tenendo conto degli enormi rischi a cui andò incontro.

(Intervista tratta da "Gli ebrei a Campagna durante
il secondo conflitto mondiale" Gianluca Petroni)

LA TESTIMONIANZA DEL SIG. ALBERTINO REMOLINO E' STATA RACCOLTA ANCHE DAL SAC. DOTT. GIANFRANCO ZUNCHEDDU, POSTULATORE DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL MARTIRE E SERVO DI DIO GIOVANNI PALATUCCI.