Padre Giuseppe nacque a Montella (AV), un paese che
sorge ai piedi del Santuario dedicato al Santissimo Salvatore, il 25 aprile
del 1892. Il giovane Giuseppe veniva accolto alla vita francescana a Ravello
il 5 giugno del 1906. Sempre a Ravello compiva l'anno di noviziato sulla tomba
del Beato Bonaventura da Potenza. Il 5 giugno 1912, presso la Pontificia Università
Gregoriana, conseguiva la laurea in filosofia e contemporaneamente all'Apollinare
frequentava la Pontificia Facoltà di Lettere e di Studi danteschi. Nel
1913 continuava gli studi presso la Facoltà Teologica di San Bonaventura,
seguendo anche corsi speciali presso l'Accademia Liturgica Romana.
Il 22 maggio del 1915 (a 23 anni) fu ordinato sacerdote; il giorno successivo
alla sua prima Messa Solenne, celebrata nella chiesa di S. Silvestro del paese
natio, partì perchè richiamato alle armi.
Dopo la guerra riprese gli studi interrotti fino al conseguimento, a pieni voti,
della Laurea in Teologia nel 1920. Altra tappa importante furono gli anni di
insegnamento di Filosofia a Roma dal 1921 al 1923, nello studentato del suo
Suo Ordine.
Nel 1923 fu trasferito nel Convento di Ravello, nel quale come Rettore del collegio
serafico, temprò alla vita francescana e preparò al Sacerdozio
numerosi giovani. Era il periodo in cui grazie anche agli altri due fratelli,
P. Antonio e P. Alfonso, la provincia monastica napoletana dei Padri Minori
Conventuali fioriva a nuova e rigogliosa vita. Negli anni ravellesi fondò
e diresse la rivista francescana "Luce Serafica" e fu predicatore
ricercatissimo in tutta l'Italia meridionale.
A 45 anni, nel pieno della maturità mentale e delle forze fisiche fu
eletto Vescovo di Campagna. Fu consacrato il 28 novembre del 1937 dal Cardinale
Ascalesi, arcivescovo di Napoli. Fece il suo ingresso in diocesi il 16 gennaio
del 1938. La diocesi di Campagna si estendeva su un territorio fra i più
poveri del sud e comprendeva 14 Comuni e 34 parrocchie.
Nella prima Lettera Pastorale esortò i suoi figli spirituali ad abbracciare
Cristo "vera vita" dell'uomo.
Quando nel giugno del 1940 arrivarono gli ebrei destinati ai due campi di concentramento
della Concezione e di S. Bartolomeo, il Vescovo diede loro un appoggio incondizionato,
aiutandoli sia dal punto di vista spirituale che materiale. Egli li trattò
come "fratelli" badando a non farli sentire mai come degli
esclusi o dei diversi. Anche la stima che le autorità addette alla sorveglianza
degli internati nutrivano nei confronti del Vescovo, così come forse
un certo timore reverenziale, lo aiutarono senza dubbio a ottenere molto spesso
delle concessioni per gli internati.
L'operato del Vescovo Palatucci nei confronti degli ebrei fu possibile anche
grazie all'aiuto del nipote Giovanni
Palatucci - all'epoca funzionario di Polizia a Fiume - il quale
incaricato di ostacolare il movimento di emigrazione clandestino degli ebrei,
cercò invece di salvare loro la vita in tutti i modi possibili: quando
infatti la via dell'immigraione clandestina non era possibile, Giovanni Palatucci
inviava gli ebrei presso il campo di concentramento di Campagna, affidandoli
cosìi alla protezione dello zio Vescovo.
"Non è mancato chi ha voluto gettare qualche ombra sulla limpida figura di Mons.
Giuseppe Maria Palatucci, rappresentando i difetti caratteriali e la sua ferma
avversione per il comunismo. Certamente Mons. Palatucci ebbe un carattere impulsivo,
che talvolta trovò difficile contenere. Ma è vero che fu pronto a riconoscere
i suoi errori e a chiederne perdono anche in pubblico.
È altrettanto vero che non fu dolce di sale verso i social-comunisti nel periodo
del fronte popolare; ma seppe discernere le ideologie dagli uomini ed essere
padre per tutti, tanto che alla notizia della sua morte fu rimpianto da tutti,
anche dai comunisti che lui aveva tante volte aiutato nell’indigenza e nel bisogno".
Di S. Francesco fu figura vivente nella povertà. Diede tutto ai bisognosi,
fino al punto che, il giorno della morte, non solo gli fu trovato addosso biancheria
intima rattoppata; ma a stento si riuscì a rimediare qualche capo nuovo
per vestirlo, prima di mettergli addosso gli abiti pontificali. Morì
nel suo Episcopio al ritorno dalle funzioni del Venerdì Santo, il 31
marzo 1961.
("Un Presule Apostolo
del Mezzogiorno d'Italia", Gianfranco Grieco
"Mon. Giuseppe M. Palatucci un grande Vescovo irpino", Virginio
Gambone
"Gli ebrei a Campagna durante il secondo conflitto mondiale",
Gianluca Petroni)