I NODI DI HARTMANN E LE GEOPATIE: IL BIOARCHITETTO BUSSA ALLA PORTA

di Roberto Vanzetto

In questi ultimi anni va sempre più di moda la parola "bio" come prefisso per ogni genere di prodotto al quale serva una rispolverata di salubrità.

Molti autorevoli quotidiani italiani, fra cui il Corriere della Sera e Repubblica, seguendo questa scia hanno iniziato da un po' di tempo a dare spazio ad articoli incentrati sul concetto di "abitare in una casa sana", "abitare in una casa ecologica", eccetera. Fra le figure più attive nella divulgazione di questo nuovo modo di intendere l'abitazione e nella fabbricazione di strutture "ecologicamente corrette" e "biocompatibili", vi sono i cosiddetti bioarchitetti, un gruppo dei quali nel 1988 ha fondato l'INBAR (Istituto Nazionale di Bioarchitettura), registrando quale marchio il termine "BioARchitettura".

Molti, in uno spirito genericamente naturalista, sono gli entusiasti che si stanno impegnando in questa nuova frontiera dell'architettura e numerosissimi sono i nuovi prodotti per la casa (tutti rigorosamente certificati e testati dai produttori) messi in commercio con questa tendenza. I promotori della bioarchitettura (registrata e non) e i movimenti affini trovano comunque svilente il venire considerati soltanto una nuova nicchia commerciale: la loro aspirazione è infatti che la bioarchitettura divenga ben presto una disciplina vera e propria, riconosciuta dalla comunità scientifica ed insegnata nei corsi universitari e post-universitari. Da questo punto di vista, le affermazioni e gli scritti di questi nuovi architetti, nonché i programmi dei corsi di bioarchitettura, rivestono per forza un interesse particolare per chi si occupa di divulgazione o di ricerca scientifica.

 Fra le idee innovative che stanno alla base della bioarchitettura c'è la disciplina definita geobiologia, fondata all'inizio degli anni Cinquanta dal dottor Ernst Hartmann (1915-1992). Ad essa si rifanno, seppur con qualche variazione, praticamente tutti i gruppi che si occupano di geobiologia, bioarchitettura o architettura biocompatibile. Non solo: anche i classici manuali di architettura, per motivi di completezza, non mancano di citare i lavori e le teorie di Hartmann, seppur superficialmente.

Secondo la geobiologia la Terra sarebbe attraversata da un sistema di linee a forma di rete e i punti di incrocio di tali linee, chiamati "nodi radianti" o "nodi di Hartmann", sarebbero nocivi per l'organismo in quanto provocherebbero le cosiddette geopatie. Ad esempio il corso di bioarchitettura® 1997/98 attivato a Padova dall'INBAR (che si sta tenendo nelle aule dell'Istituto di Igiene dell'Università di Padova ed ha ottenuto il patrocinio dell'Ordine degli Ingegneri e dell'Ordine degli Architetti), prevede esplicitamente, fra i vari moduli didattici, anche l'insegnamento della Geobiologia; nel programma vi è infatti la lezione: "Reticoli magnetici: la rete di Hartmann e le geopatie". Queste idee, che prendono l'avvio da ricerche svolte con metodi di rabdomanzia, sono in netta contraddizione con le proprietà della Terra e con le leggi dell'elettromagnetismo conosciute dalla scienza moderna.

Genericamente la rete di Hartmann viene definita (da coloro che ritengono esista) una griglia di passo 2 m per 2.5 m ricoprente l'intero pianeta Terra e uscente radialmente da esso. Le geopatie, in questa visione del mondo, sarebbero le malattie causate dallo stazionamento sopra le zone di incrocio della rete di Hartmann, dove si hanno i cosiddetti "nodi di Hartmann" (chiamati anche "nodi radianti" o "punti cancro"). Secondo gli esperti bioarchitetti il sostare per lunghi periodi sopra uno di tali nodi potrebbe essere estremamente dannoso per la salute, soprattutto se sotto al nodo (anche a profondità di centinaia di metri) ci dovessero essere falde acquifere oppure faglie, che sono ritenute in grado di intensificare le «radiazioni nocive» sviluppate dal nodo. Di qui la necessità di correre ai ripari progettando abitazioni in luoghi non radianti, e, dove vi sia già la costruzione, eseguendo mappature dettagliate della posizione dei nodi di Hartmann più patogeni al fine o di spostare i letti e le scrivanie al di fuori delle zone a rischio, o di schermare i punti cancro per mezzo di tappetini di sughero e rame od altri apparecchi brevettati, garantiti allo scopo.

Vediamo come definì lo stesso Hartmann la griglia che da lui prese il nome. Nel libro Krankheit als Standortproblem (malattia come problema dovuto al luogo), che raccoglie una serie di articoli scritti in più di trent'anni, egli scrisse (1951): «Secondo le osservazioni che ho fatto sussiste una legame fra l'irraggiamento terrestre e la malattia. I raggi della Terra provocano un effetto patogeno soltanto su strisce strette (larghe circa 5-10 cm) che si manifestano come zona di stimolo, ovvero di reazione del rabdomante.» Hartmann fece queste osservazioni in prossimità di corsi d'acqua, basandosi sulle capacità di percezione rabdomantica che era convinto di avere. Non specificò cosa intendesse per "raggi della Terra", lasciando solo intendere che tali raggi potevano essere trovati con metodi rabdomantici.

Scrisse anche, sempre nel 1951: «Queste strisce hanno un certo ritmo e dipendono poco dal sottosuolo: tanto più è profondo il corso d'acqua e tanto più emergono strisce ritmiche parallele.» Hartmann scrisse inoltre di riuscire ad individuare le strisce, oltre che con la bacchetta da rabdomante, anche attraverso i sensi del tatto e della vista. Egli sentiva infatti una «forte sensazione di calore sulle mani» e anche una «sensazione di intenso prurito.» È doveroso però notare che queste due sensazioni fisiche dipendevano anche dalle condizioni meteorologiche in cui si trovava ad operare. Secondo Hartmann infatti «la sensazione di prurito poteva perdere d'intensità, fino a scomparire» e poteva insorgere «persino la sensazione di freddo.» Riguardo alla vista, Hartmann scrive: «Se sussiste una forte sensazione di prurito sulle mani e c'è una certa penombra, queste strisce ritmiche sono coglibili anche con l'occhio. Su queste strisce compare un fumo simile a nebbia su cui si possono osservare diverse cose.»

Riguardo agli effetti sulla salute Hartmann effettua quelle che egli stesso definisce «osservazioni sconvolgenti»; scrive infatti: «Eccetto pochissime malattie, come l'influenza, il morbillo, il raffreddore, eccetera, ci sono poche malattie che non siano causate da una striscia stretta.» Alcuni anni dopo, nel 1968, Hartmann parla invece di "griglia a rete globale", che è cosa diversa dalle strisce descritte nel 1951. La griglia a rete globale non interessa infatti soltanto il suolo in prossimità di corsi d'acqua sotterranei, ma ricoprirebbe l'intero pianeta. Inoltre, al posto dei raggi della Terra (che riteneva scaturire da falde e faglie), egli comincia a parlare di raggi cosmici (senza comunque specificare cosa intenda con tale termine) i quali diffonderebbero la rete in tutti i luoghi. Scrive infatti Hartmann: «è presumibilmente una struttura di griglia a rete di determinati raggi cosmici che sono ordinati regolarmente nel campo magnetico terrestre; orientati magneticamente in direzione nord-sud ed est-ovest.»

Nello stesso anno aggiunge una importante modifica alla sua teoria: essendo convinto della regolarità e della stabilità della griglia globale, ritiene improbabile, dato che la Terra si muove nel sistema solare, che tale griglia abbia una origine cosmica. Essendo essa una struttura legata al luogo Hartmann ripensa allora ad un irraggiamento terrestre, simile a quello descritto nel 1951, diffuso però in tutta la superficie della Terra. Tale irraggiamento sarebbe causato, secondo Hartmann, da radiazioni provenienti da spaccature all'interno della Terra: le radiazioni, nell'attraversare strutture cristalline nelle viscere della Terra, diverrebbero ordinate in una griglia uniforme.diverrebbero ordinate in una griglia uniforme. L'ultimo aggiornamento di tale rete globale viene effettuato da Hartmann nel 1976: «La griglia a rete globale ha anche forma tridimensionale. Notammo che quando in seguito ad uno spostamento orizzontale del letto le condizioni del paziente non miglioravano, vi erano invece dei cambiamenti in seguito ad una variazione di altezza del giaciglio.»

Una delle cose che vale la pena di notare è che Hartmann non fu il solo ad occuparsi di geobiologia (pur divenendone il ricercatore più conosciuto). Nello stesso periodo altre persone, utilizzando la bacchetta (rabdomanti) o il pendolo (radiestesisti), si dedicarono a tali ricerche approdando a risultati differenti. Per esempio vi sono la griglia di Peyrè, i campi polari di Wittmann, la griglia diagonale di Curry eccetera. È interessante notare che Hartmann critica i risultati di Curry sull'emanazione delle cariche in quanto deriverebbero da «misurazioni soggettive.»

La situazione odierna della geobiologia di fatto non è cambiata. Anche se nei tempi più recenti vi sono stati alcuni aggiornamenti, la sostanza della disciplina è rimasta praticamente immutata. Nessun rabdomante o bioarchitetto, ad esempio, afferma oggi di poter vedere con gli occhi la nebbia che sorge dalle righe di Hartmann, vengono però considerate ancora valide le misurazioni tramite bacchetta da rabdomante per la ricerca dei nodi patogeni (e, ovviamente, l'esistenza di tali nodi non viene mai messa in discussione). Adesso, per la rilevazione dei nodi, sono stati posti in commercio, oltre a bacchette e a pendolini, anche dei non meglio specificati «radioapparecchi» di produzione tedesca.

Riguardo alle malattie provocate dai nodi di Hartmann, sebbene oggi i bioarchitetti non ritengano più che siano la maggioranza di quelle conosciute, rimangono comunque molteplici: dalle semplici sensazioni di stress, affaticamento, mal di testa e insonnia, fino alle ben più gravi leucemie. Vale la pena di citare il caso dell'architetto e rabdomante Fosco Firmati che nel febbraio 1997 si è accordato con la giunta comunale di Siena (presieduta dal Sindaco Pierluigi Piccini) per eseguire una mappatura dei nodi radianti nei 5 asili comunali. Secondo l'architetto Firmati tali nodi mettevano a repentaglio la salute dei bambini poiché favorivano l'insorgere della leucemia infantile. L'accordo per un compenso di sette milioni e mezzo per tale mappatura è stato preso dalla giunta comunale all'unanimità (si veda la delibera comunale n. 179 di Siena, del 3/2/1997).

Non vi sono dunque differenze sostanziali fra Hartmann e i suoi odierni epigoni, i quali si trovano tuttora in netta contraddizione con la fisica, e forse ancor più del loro stesso padre fondatore. Gli esperti bioarchitetti, infatti, definiscono "magnetica" oppure "elettromagnetica" la rete di Hartmann (a differenza dello stesso Hartmann, che la definì "irraggiamento terrestre" o "raggi cosmici"). Nel manuale "La casa ecologica", curato da Giuliana Zoppis, Emilia Costa e Sonia Perini e distribuito lo scorso 30 ottobre 1997 con il numero 42 de Il Salvagente, la rete di Hartmann viene esplicitamente definita «una maglia invisibile di linee elettromagnetiche e fasce.» Nel programma del corso di bioarchitettura dell'INBAR la rete di Hartmann è chiaramente definita "reticolo magnetico". Tutto ciò è in totale contrasto persino con le conoscenze scientifiche dell'elettromagnetismo più elementari. La forma del campo elettromagnetico terrestre è infatti ben conosciuta anche nelle armoniche più deboli, grazie agli studi satellitari condotti negli ultimi vent'anni, mentre le proprietà dell'elettromagnetismo sono descritte alla perfezione già dalle leggi di Maxwell del secolo scorso: in tale contesto non vi è alcun spazio né per l'esistenza di una «maglia elettromagnetica» (dato che le linee di campo elettromagnetico non si possono mai incrociare) né per l'esistenza di una griglia di nodi emettenti onde elettromagnetiche (dato che sarebbero stati facilmente individuati già da tempo con un semplice rivelatore).

Gli insegnamenti della bioarchitettura implicherebbero quindi una completa revisione di tre discipline scientifiche: la fisica di base (dalla quale si dovrebbero eliminare le equazioni di Maxwell e tutte le conoscenze sull'elettromagnetismo), la medicina (nella quale si dovrebbe inserire la scoperta che i nodi di Hartmann sono la causa di moltissime malattie) e la biologia (nella quale la scoperta di autentiche capacità extrasensoriali rabdomantiche porterebbe una nuova luce al concetto di essere umano.)

Gli appellativi che nella stampa vengono dati alle strisce di Hartmann sono molteplici: terrestri, telluriche, cosmiche, cosmotelluriche, radianti, magnetiche, elettromagnetiche, geopatogene, ionizzanti, ioniche e via dicendo. Oltre a ciò non è affatto raro vedere confuse le linee di Hartmann con i campi elettromagnetici provocati da elettrodotti o elettrodomestici. Questa confusione non passerebbe certamente così inosservata se anziché concetti fisici riguardasse concetti architettonici: che effetto farebbe sentire parlare di una struttura indifferentemente chiamata scala, camino, colonna, volta, portico, cantina, muro, finestra, tetto, arco, eccetera?

Ricapitolando, la bioarchitettura prevede energie e fenomeni non ancora conosciuti né dalla fisica né dalla biologia, e in netto contrasto con le conoscenze scientifiche di base. Qual è dunque la prova che viene portata per l'esistenza di queste energie? Secondo Hartmann ed i suoi epigoni, le sensitività rabdomantiche. Se ciò fosse vero, non ci sarebbe ragione di dubitare: se infatti tali energie venissero rilevate per mezzo di capacità rabdomantiche, per quanto misteriosa, la loro esistenza verrebbe comunque comprovata in modo concreto. Ma non è così, ed è questo il punto cruciale del discorso: nessun rabdomante è sinora riuscito a localizzare dei nodi di Hartmann in maniera ripetibile e controllabile, ovvero in maniera concreta. Quando infatti viene detto che la rete di Hartann ed i nodi patogeni vengono "sentiti" dai rabdomanti, viene taciuta una cosa fondamentale: ogni rabdomante trova i nodi in posti diversi (essi divengono perciò "i suoi" nodi), e uno stesso rabdomante, qualora provi a mappare un luogo da lui già analizzato in precedenza, non riesce a rintracciare i nodi di prima. La presunta capacità rabdomantica, ogniqualvolta controllata, si è rivelata un fallimento. I rabdomanti, insomma, non sono veramente in grado di riconoscere (in modo ripetibile, con sistemi di controllo in doppio cieco) queste presunte energie nel suolo, ma sono soltanto in grado, così come lo sarebbe qualsiasi altra persona, di indicare una serie di punti a casaccio, affermando di sentire qualcosa.

I bioarchitetti, purtroppo, sono impegnati a discutere quanti e quali effetti abbiano i nodi radianti sulla salute dell'uomo e di conseguenza ne danno per scontata l'esistenza. Nel manuale de Il Salvagente prima citato viene per esempio detto, riguardo alla rete di Hartmann: «Quello che si sa è che certi animali sono più sensibili di altri ai nodi, pur comportandosi in modi diversi. I cani se ne allontanano, gatti e formiche invece li prediligono "scegliendoli" per la loro tana.» Gli sforzi dei bioarchitetti e dei rabdomanti sono insomma diretti alla ricerca di rimedi per le abitazioni (peraltro a costi non indifferenti), piuttosto che a provare sperimentalmente l'esistenza dei nodi. Lo stesso Hartmann, nel 1983, propose di utilizzare i biorisonatori (delle spirali metalliche), per eliminare gli effetti patogeni dei punti cancro.

Attualmente esistono molteplici rimedi contro i nodi di Hartmann, molti dei quali sono proposti dagli stessi bioarchitetti che eseguono la mappatura dei luoghi. Negli ultimi tempi sono sorte numerose ditte, anche in Italia, specializzate in questo campo. Per fare un esempio, la ditta BIOSET® della Full-Point S.r.l. propone il "biodispositivo brevettato", ovvero «un campo magnetico stabilizzato nord-sud che rafforza il sistema immunitario e unitamente al "circuito oscillante" difende l'organismo dalle influenze delle radiazioni cosmotelluriche, geopatogene (nodi di Hartmann) ed elettromagnetiche.» Tutto ciò assume inevitabilmente l'aspetto della vendita di un talismano contro il malocchio... è come se si proponesse di salvaguardare le nostre abitazioni con uno speciale scudo brevettato contro i pericolosissimi planaggi di stormi di mucche volanti. Queste nuove figure professionali stanno insomma generando nuovi allarmi, creando nuovi bisogni e producendo nuovi prodotti, il tutto senza portare alcuna prova della fondatezza delle loro teorie.

In realtà sarebbe estremamente facile dimostrare l'esistenza dei nodi di Hartmann se i cercatori e schermatori di nodi fossero davvero in grado di fare il loro mestiere. Nel mese di ottobre del 1997, incontrando di persona l'architetto Paola Basso, delegata responsabile di Padova dell'INBAR, abbiamo proposto un metodo semplicissimo per dimostrare, con l'utilizzo di uno qualsiasi dei tanti rabdomanti cercatori/schermatori, l'esistenza dei nodi di Hartmann.

Il metodo proposto aveva il vantaggio di essere a costo zero, ripetibile e strutturato in doppio cieco: il rabdomante cercatore/schermatore di nodi - come ad esempio l'architetto Fosco Firmati che già ha lavorato a Siena - sarebbe stato posto in una grande stanza dove avrebbe individuato, giacché ce n'è uno ogni due metri, una ventina di nodi di Hartmann. Avrebbe quindi dovuto applicare i tappetini di sughero anti-nodo (o qualsiasi altro prodotto schermante) su tutti e venti i nodi, verificando con la sua bacchetta che non irradiassero così più alcuna negatività cosmotellurica. Fatto questo i 20 tappetini sarebbero stati coperti alla sua vista tramite dei coperchi di materiale qualsiasi (la cui unica caratteristica necessaria era che fosse opaco alla luce visibile). Il rabdomante sarebbe quindi uscito dalla stanza dell'esperimento ed una seconda persona, a sua insaputa, avrebbe tolto a caso uno dei 20 tappetini anti-nodo da sotto un coperchio. A questo punto il rabdomante, rientrando accompagnato da una terza persona (che non avendo visto l'operazione poteva fungere da giudice imparziale), avrebbe dovuto individuare con la bacchetta quale fosse, fra i venti presenti, l'unico nodo non schermato. In modo molto semplice, attraverso esperimenti ripetuti, l'esistenza dei nodi radianti poteva quindi essere dimostrata in modo concreto. A questa nostra proposta, purtroppo, l'architetto Paola Basso ha risposto che ci poteva essere un problema: gli ultimi studi sembrano infatti indicare che i nodi di Hartmann possono muoversi e cambiare posizione al passare del tempo. Ciò si discosta notevolmente dalle teorie originali di Hartmann, e, contemporaneamente, si avvicina un po' di più al concetto di mucca volante (che può muoversi e migrare).

Per il momento dobbiamo allora concludere che le equazioni dell'elettromagnetismo della fisica di base non necessitano di alcuna modifica, dato che le teorie geobiologiche dei nodi e della rete di Hartmann proposte dalla bioarchitettura, per come sono formulate, fuoriescono dalla possibilità di indagine empirica, e vanno incentrandosi su concezioni di tipo fideistico, che possono interessare soltanto eventuali studi sociologici su come nasce e si diffonde la superstizione.