ATLANTIDE - IL CONTINENTE SCOMPARSO
Con il termine
Atlantide si vuole indicare, anche da parte dei geologi, un
ipotetico grandissimo continente sprofondato, migliaia e migliaia
di anni fa, nelle acque dell'attuale Oceano Atlantico che ne
assunse il nome.Ma cosa c'è di vero? E' frutto solo di
immaginazione oppure è esistito davvero il continente dell'Atlantide?
Comunque sia fra tutti i popoli della terra esistono tradizioni
concordanti che manifestano il perdurare ricordo del
misterioso continente sommerso, al quale si deve attribuire l'origine
di molte leggende.
Le notizie più
complete di cui disponiamo di Atlantide ci vengono fornite da
Platone (Atene 428-27 348-47 a.C.) che la descrisse in due
dei suoi famosi dialoghi, il "Timeo" e il "Crizia"
che hanno dato origine a opinioni contrastanti.
Il filosofo
greco basa la sua descrizione di Atlantide su quelli che, secondo
lui, erano i documenti scritti conservati dai sacerdoti egizi di
Sais e i dipinti sulle colonne del tempio.
Ecco dunque
riportato dal testo del Timeo il dialogo che il legislatore
ateniese Solone (638 558 a.C.), un antenato di Platone, ebbe
proprio con i sacerdoti Sais: <<Molte grandi opere
pertanto della città vostra (Atene) qui si ammirano, ma a tutte
una ne va di sopra per grandezza e per valore; perocché dice lo
scritto di una immensa potenza cui la vostra città pose termine,
la quale violentemente aveva invaso insieme l'Europa tutta e l'Asia,
venendo fuori dal mare atlantico. Infatti allora per quel mare la
si poteva passare; che innanzi a quella foce stretta che si
chiama, come dite voi, colonne d'Ercole, c'era un isola. E quest'isola
era più grande della Libia e dell'Asia insieme
.In tempi
posteriori per altro, essendo succeduti terremoti e cataclismi
straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte
tutto
in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide
similmente ingoiata dal mare scomparve>>.
Platone
conferma la storia dei cataclismi che si scatenarono in quel
periodo, nelle "Leggi" in cui afferma che <<un
tempo vi furono grandi mortalità, causate da inondazioni e da
altre generali calamità, dalle quale ben pochi uomini riuscirono
a salvarsi. Ed è ovvio pensare che, essendo state le città
completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro
civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso
lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia, e cioè non meno di
parecchie migliaia di anni>>.
Secondo lo
tradizione egizio-indiana, confermata anche da quella del Galles,
la scomparsa dell'Atlantide sarebbe avvenuta in seguito a quattro
catastrofi, scatenate probabilmente dall'azione vulcanica.
Il primo
cataclisma avvenne circa 800.000 anni fa e fu determinato
dal rovesciamento dei poli. Questo avrebbe cominciato ad
attaccare l'ossatura terrosa dell'Atlantide che successivamente
sarebbe stata spazzata via insieme a tutte le terre emergenti
dell'Oceano dalle masse d'acqua provenienti dal nord.
Il secondo
Cataclisma probabilmente di origine vulcanica, sarebbe avvenuto
circa 200000 anni fa, e per causa sua l'Atlantide restò ridotta
e diminuita.
Il terzo
cataclisma, causato all'azione vulcanica, avvenne 80.000anni fa e
dette alla terra un aspetto del tutto differente, riducendo l'Atlantide
a due isole Routo e Daitya.
Infine il
quarto cataclisma ebbe luogo nell'anno 9564 a.C. quando Atlantide
non esisteva che allo stato d'isola: l'isola di Poseidone. Essa
fu inghiottita e disparve così dalla terra. E importante
notare come queste tradizioni coincidano in un certo senso con il
racconto di Platone, in cui il sacerdote Sais afferma che a
lunghi intervalli, avvengono perturbazioni causate dei movimenti
celesti, in modo che delle conflagrazioni generali
necessariamente ne seguano.
Una memoria
della catastrofe geologica che colpi Atlantide ne hanno
conservata le nazioni che secondo ogni probabilità, facevano
parte dell'antico impero atlanteo.
I Toltechi del
Messico e gli Incas del Perù affermavano di essere discendenti
di Atlan o Aztlan una terra lontana <<dove si elevava un'alta
montagna ed un giardino abitato dagli dei>>.
Anche i
Dakotas dell'America del nord raccontano che essi
provengono da un'isola situata contro il sol levante, che
fu poi sommersa e dalla quale scapparono all'epoca del cataclisma.
Una
descrizione dell'immagine del cataclisma è contenuta nell'atzeco
Codex Chimalpopoca:
<<In
tal momento il cielo si congiunse con l'acqua, in un sol giorno
tutto fu perduto, e il giorno consumo tutta l'umanità
..anche
la montagna sparì sott'acqua>>.
Nel famoso
libro sacro Maya (conservato nel British Museum) si legge: <<Nell'anno
6 del Kan, il II muluc, nel mese di zac, si fecero dei terribili
terremoti e continuarono senza interruzione sino al 13 chuen. La
contrada delle colline di Argilla, il paese di Ma, fu
sacrificato. Dopo essere stato scosso due volte, scomparve ad un
tratto durante la notte. Il suolo era continuamente sollevato da
forze vulcaniche, che lo facevano alzare ed abbassare in
mille località. Infine cadette
Ciò avvenne 8060 anni
prima della composizione di questo libro>>.
E' importante
notare come questa data dell'abissamento di Atlantide coincida
esattamente con quella dei preti egiziani che stabiliscono nell'anno
9564 a.C. Infatti aggiungendo a quest'epoca gli anni dell'era
volgare si arriva a 11490 anni circa, e aggiungendo agli anni
8060 del Maya i 3400 di antichità del Libro, si ottiene in
totale 11460 anni.
Ad Haiti e
nelle Antille vi è una tradizione che dice: <<Il mare
si rovesciò attraverso i rotti argini, e tutta la pianura che si
stendeva lontano, senza né fine né termine da alcun lato, fu
coperta dalle acque
soltanto le montagne, a causa
della loro altezza, non furono coperte da questa inondazione, e
le isole>>.
Secondo le
tradizioni gallesi, riguardanti l'Atlantide, tre razze avevano
occupato il paese dei Galli e l'Armonica: la popolazione indigena,
gli invasori atlanti e i Galli ariani. Inoltre secondo tali
tradizioni, ci furono tre grandi catastrofi che avevano sommerso
a tre varie riprese un immenso continente, del quale il paese dei
galli costituiva una estremità. Inoltre i vecchi Galli
raccontavano, mostrando l'Oceano Atlantico, che una volta le
foreste si stendevano molto lungi nel mare e coprivano una
immensa distesa.
Più preciso
è un testo scritto dal filosofo greco Proclo (Costantinopoli 410
- Atene 485) nel quale afferma che: <<Gli storici che
parlano delle isole del Mare Esteriore dicono che ai loro tempi
vi erano sette isole consacrate a Proserpina, e tre altre ne
esistevano, di una superficie immensa, delle quali la prima era
consacrata a Plutone, la seconda ad Ammone, e la terza, della
grandezza di mille stadi, a Poseidone. Gli abitanti di quest'ultima
isola hanno conservato dai loro antenati il ricordo di Atlantide,
cioè una isola immensamente grande, che esercitò lungamente il
dominio su tutte le isole dell'oceano atlantico
>>.
Informazioni
più dettagliate su Atlantide le troviamo sempre nel testo del
Timeo, ed è Critia che ce le espone: <<L'Atlantide era
dunque toccata a Poseidone. Egli mise in una parte di quest'isola
dei piccoli che aveva avuto da una mortale. . Ed era una pianura
situata vicino al, mare e, verso il mezzo dell'isola, la più
fertile di tutte le pianure
. I figli di Poseidone ed i loro
discendenti regnarono nel paese per una lunga serie di
generazioni, ed il loro impero si estendeva sopra un gran
numero di altre isole, anche al di là dello stretto, come già
si disse fino all'Egitto e alla Tirrenia
>>.
Dopo aver
descritto la fondazione di Atlantide per opera di Poseidone il
filosofo si addentra nei particolari sulla ricchezza e lo
splendore di un impero che si riteneva vasto come l'Egitto: <<Possedevano
ricchezze così ingenti come mai prima d'ora ve ne furono in
alcuna dominazione di Re e come è improbabile che potranno
esservene in futuro, e disponevano di tutto ciò di cui
potevano aver bisogno, sia nelle città, sia nelle campagne.
Grazie alla loro potenza, molte cose venivano procurate da paesi
stranieri; ma l'isola produceva essa stessa quasi tutto ciò che
è necessario alla vita, in primo luogo tutti i metalli
solidi e fusibili. E quel metallo, del quale non conosciamo oggi
altro che il nome, l'oricalco, vi si trova in abbondanza, essendo
estratto in molti punti dell'isola e dopo l'oro, era il metallo
più prezioso. L'isola forniva alle arti tutto il materiale
onde abbisognavano; nutriva un gran numero di animali domestici e
di bestie selvagge, e tra questi numerosissimi elefanti; dava
pastura agli animali degli stagni, dei laghi e dei fiumi,, a
quelli delle montagne e dei piani
>>
L'accenno che
Platone fa sugli elefanti suggerisce una connessione con le
leggende e le raffigurazioni degli elefanti in America.
La descrizione
del clima dell'Atlantide e della varietà di alimenti di cui i
suoi abitatori potevano disporre fa pensare ad un paradiso
terrestre: <<Produceva e manteneva tutti i profumi che
la terra produce oggi in diverse contrade, e cioè radici, erbe,
piante, succhi scorrenti dai fiori o dai frutti. Vi si trovava
altresì il frutto della vite; e quello che ci serve di solido
nutrimento, il grano
.Questi sono i divini e mirabili tesori
che in quantità indicibile produceva quell'isola, fiorente
allora sotto il sole >>.
Si narra che
anche Cristofolo Colombo fu spinto ad avventurasi nell'oceano
dopo aver udito il racconto di un monaco irlandese che affermava
di aver traversato l'atlantico con dei navigatori normanni e di
essere approdato in una vastissima terra popolata di uomini
rossi. Colombo pensò allora che questa terra fosse un
avanzo dell'antica Atlantide, ma durante il viaggio il viaggio
non incontrò sulla sua rotta che la terra delle Indie, che fu
poi chiamata America.
Una teoria che
circolava nel XVII era quella secondo la quale l'Atlantide
sarebbe esistita ad occidente di Gibilterra, ed inoltre si
affermava che le isole Canarie e l'arcipelago delle Azzorre
devono considerarsi avanzi dell'antico continente atlanteo.
Bory de Saint-Vincent
dichiara che, dopo aver compiuto lunghe crociere per studiare lo
stato geologico delle isole ad occidente dell'Africa
settentrionale, Madera, le Azzorre e le isole del Capo Verde
appaiono come resti di un antico continente (fig. 1).
Inoltre,
secondo la sua teoria, la scomparsa dell'Atlantide sarebbe stata
causata da un lago immenso, chiamato Tritonide, anticamente
esistito in Africa settentrionale, che in conseguenza di un
violento terremoto avrebbe rotto la sua breve diga, rovesciando
le sue enormi masse d'acqua prima nel canale che separava il
continente africano da quello atlantico, e poi sulla stessa
Atlantide, lasciando così a secco il suo letto, che non è altro
che il deserto del Sahara.
Nel XVIII
geologi e naturalisti tratti, dalla modificazione fisica dei
terreni e dalla somiglianza tra le razze animali e la flora
del nuovo e dell'antico continente, ammisero la necessità di un
continente intermedio, che fosse loro servito da ponte naturale.
Inoltre la
presenza della vita di animali e insetti continentali nelle
Azzorre, nelle Canarie e a Madera implica che le Azzore facevano
un tempo parte di un continente.
Anche il
naturalista francese Luigi Germain, dopo attenti studi sulla
fauna e la flora delle Azzorre, di Madera, delle Canarie e del
Capo Verde, concluse che verso la metà dell'evo terziario questi
quattro arcipelaghi formavano una sola terra unita a nord con la
penisola iberica, a sud con la Mauretania, ad ovest con le
Bermude e con le Antille. Alla fine del terziario, a causa di
vasti movimenti orogenici, ci fu lo spezzamento: da prima è una
larga frattura occidentale che isola definitivamente l'Antico e
il nuovo continente, poi è un profondo avvallamento che lo
separa dall'Africa attuale. Ciò che ne restò avrebbe formato L'Atlantide
di cui parla Platone.
Dunque, sia la
geologia che la paleontologia, ammettono ufficialmente l'esistenza
dell'Atlantide, un vastissimo continente dell'epoca terziaria che
man mano si riduce di estensione dalla fine del terziario all'inizio
del quaternario.
L'archeologo e
paleontologo francese De Morgan constata che <<al
principio del post-glaciale dei ponti esistevano molto certamente
nel mar mediterraneo, e fosse per mezzo dell'Atlantide o di
qualche terra scomparsa il Nuovo mondo comunicava con la
nostra Europa >>.
Le isole
Canarie, dove venne trovata e sterminata un'antica razza di
sopravvissuti, e le Azzorre, dove si dice siano state ritrovate
statue, lapidi e rovine sommerse, vengono considerate da alcuni
ricercatori come le come delle montagne del sommerso continente
di Atlantide.
Secondo gli
scandagli fatti in epoca recente sul fondo dell'Atlantico il
livello medio è di 4800 metri sotto la superficie liquida, ma
con una voragine di 7137 metri. Immaginando l'Atlantico senza
acqua vedremmo due vallate che si allungano da nord a sud e
separate da una ruga mediterranea e a lato di questo solco, del
quale la sommità resta soltanto a 1800 metri sotto
il livello delle acque, con due fossati, larghi e profondi (fig.
2).
Nel 1898 una
nave posacavi, nel tentativo di recuperare un cavo che si
era spezzato a nord delle Azzorre, portò in superficie frammenti
di tachilite, una specie di lava vetrosa che si forma
esclusivamente sopra il livello delle acque e in presenza dell'
atmosfera. Da qui la certezza di immensi abissamenti, nei quali
delle isole e forse dei continenti sono scamparsi. Da qui la
certezza che la terra che costituisce oggi il fondo dell'Atlantico,
a 900 chilometri dalle Azzorre, fu coperta da colate di lava
quando ancora era sommersa.