IL TRIANGOLO MALEDETTO
Per Triangolo delle Bermude si
intende un'area molto vasta dell'atlantico che ha il suo vertice
nelle isole Bermuda a sud e che si estende dalla punta
meridionale della florida fino alla piccole Antille. Per questi
confini, anche se molto imprecisi, la zona prende anche il nome
di "Triangolo maledetto" a causa di un lungo elenco di
incidenti inspiegabili che vi sono accaduti. I fatti sono molti
ed iniziano da molto lontano, ma proseguono con un crescendo
impressionante fino ai giorni nostri. Se per quanto riguarda le
prime cronache possiamo imputare imprecisioni e distorsioni,
altrettanto non possiamo dire per ultimi e più recenti incidenti
che, secondo una stima approssimativa, hanno causato addirittura
più di mille vittime solo negli anni che vanno dal 1945 al 1975,
un numero che, occorre precisare, tiene conto anche degli aerei
che a partire dalla seconda guerra mondiale erano precipitati in
questa area con impressionante frequenza. Da tenere presente è
anche il fatto che non si trattava di una zona ai confini del
mondo ma anzi una zona che comprendeva una regione sub tropicale
molto frequentata per la dolcezza del clima e la bellezza del
paesaggio. Florida Bahamas, Caraibi sono infatti nomi favolosi
che evocano spiagge dorate e piacevoli vacanze, che non hanno
assolutamente nulla di tetro e desolante. Ma questo dato, in
apparenza contrastante, sembra confermare in qualche modo che un
fondo di verità deve esserci; inoltre, un altro particolare che
rende diverse le disgrazie accadute in quest'area da quelle che
avvengono in altre parti del mondo, è il fatto che di tutti gli
incidenti non è rimasta traccia. Nessun relitto, nessun
superstite. Aerei, navi persone, risultano ogni volta
letteralmente sparite. Di loro si sapeva con esattezza il luogo
di partenza e la destinazione prevista; si sapevano addirittura
minuti particolari relativi al viaggio trasmessi per radio
durante la navigazione. Poi più nulla. Interrotti i collegamenti
più o meno bruscamente, iniziavano ricerche sistematiche nella
presumibile zona dell'incidente, ma sempre senza risultato.
Uomini e mezzi erano così scomparsi, volatilizzati nel nulla.
Leggende e racconti paurosi sono sempre esistiti sin dall'antichità
su tutti i mari sconosciuti, ma la maggior parte si sono
sgretolate nel corso degli anni, mentre il mistero del triangolo
delle Bermude resiste tuttora. Di seguito verranno ora riportati
gli episodi più significativi.
GLI EPISODI - Nel 1840 la
Rosalie, una nave mercantile francese partita dall'Europa e
diretta nei Caraibi venne ritrovata completamente deserta,
mancavano infatti tutti gli uomini che si dovevano trovavano a
bordo. Di vivo c'era solo un canarino nella sua gabbia. Ad
aumentare il mistero c'era poi la circostanza che sulla Rosalie
tutto appariva in perfetto ordine, sia sui ponti, sia
sottocoperta, così come i locali dei passeggeri e tutto il
carico nella stiva non erano stati manomessi.. A quel tempo gli
atti di pirateria non erano certo infrequenti, ma sembrava strano
che chi avesse assaltato la nave avesse rapito le persone senza
impadronirsi della nave stessa e del carico. Anche le scialuppe
erano al loro posto. Non si capiva perciò come la gente avesse
potuto abbandonare lo scafo. Né il motivo per cui si sarebbe
gettata in mare, come per un raptus collettivo. La Mary Celeste
è forse il caso più conosciuto di una nave ritrovata deserta
nell'oceano. Nel 1872 venne avvistata da un bastimento inglese
che la abbordò mentre andava alla deriva e la prese come bottino,
senza porsi molti interrogativi sulla stranezza di quell'incontro.
Anche qui era tutto in ordine, non mancava nulla; viveri, acqua,
effetti personali dell'equipaggio. Solo la cabina del capitano
appariva chiusa da travi, come se questi avesse voluto barricarsi
all'interno. Da dove fosse poi uscito era comunque difficile
immaginare. La Mary Celeste portava un carico di alcool stivato
in botti, e così si pensò alla possibilità di un incendio a
bordo, poi subito rientrato per la caratteristica dell'alcool di
estinguersi dopo una breve fiammata. Forse tutti si erano gettati
in mare presi dal panico alla vista del fuoco e non erano poi più
risusciti a raggiungere la nave che si era allontanata con le
vele al vento. Ma sinceramente rimane una ipotesi poco
convincente incapace di dare una spiegazione convincente della
tragedia avvenuta. Sempre nella serie delle navi trovate
abbandonate inspiegabilmente, c'è il racconto del 1881 del
capitano della nave americana Ellen Austin. Viaggiando in pieno
Atlantico del nord, in una regione che dovrebbe corrispondere al
margine est del triangolo, la Ellen Austin incontrò un
bastimento a due alberi chiaramente senza equipaggio. Anche
questa volta era tutto in ordine, le vele erano ammainate ma
perfettamente pronte per le manovre. Alcuni uomini della Ellen
Austin vennero allora trasferiti a bordo per prenderne possesso e
rimorchiarlo. Il viaggio in tandem era da poco iniziato quando le
condizioni del mare peggiorarono, tanto che i cavi di rimorchio
si ruppero e i due scafi si persero di vista. Solo alcuni giorni
dopo l'Ellen Austin ritrovò il bastimento, che risultò però di
nuovo deserto in quanto gli uomini trasbordati dalla Ellen Austin
erano tutti scomparsi. Nessun segno fu trovato per far luce su
quanto poteva essere accaduto. Per una seconda volta alcuni
volontari salirono a bordo della goletta, evidentemente dietro le
pressioni del capitano che voleva a tutti i costi impadronirsene
attirato dal grosso guadagno. Ma anche questa volta le due navi
non andarono molto lontano. Una seconda tempesta le divise e da
allora né il secondo equipaggio né il bottino furono ritrovati.
La nave da guerra Atlanta scomparve invece insieme a tutti i 300
uomini che erano a bordo, proprio in quello stesso periodo. La
nave era inglese e tornava in Europa dopo una lunga crociera di
addestramento. L'ammiragliato inglese organizzo una ricerca
sistematica per lungo tempo, ma senza alcun esito. Forse fu
quella la prima volta nella storia in cui furono condotte delle
ricerche organizzate con parecchie navi che perlustrarono l'oceano
secondo un piano preordinato senza però trarne alcun risultato.
Anche la nave Cyclops scomparve misteriosamente nel marzo del
1918 mentre si trovava nel triangolo. C'erano a bordo più di 300
uomini, tutti della marina degli stati uniti. Si trattava di una
nave da guerra e poiché si era in pieno conflitto mondiale, tra
le ipotesi della scomparsa, varie prendevano in considerazione un
possibile attacco di sommergibili tedeschi. Accurate indagini
svolte dopo la fine della guerra portarono però a escludere
questa eventualità. Anche la marina statunitense organizzò
estese ricerche durate alcuni mesi, ma ogni tentativo fu inutile.
Venendo a tempi più recenti, non possiamo non partire dalla San
Paolo, una vecchia nave da guerra brasiliana che viaggiava al
seguito di due grossi rimorchiatori con un piccolo equipaggio
addetto alle manovre indispensabili del traino. L'episodio accade
ai primi di ottobre del 1951. Anche qui le condizioni del tempo
consigliarono uno dei rimorchiatori di sganciare le gomene per
essere più libero nell'affrontare il mare. La mattina dopo , gli
uomini del secondo rimorchiatore si accorsero che anche i loro
cavi erano sganciati e che la san paolo era scomparsa. Avvertite
per radio, navi americane e inglesi aiutate da numerosi aeri
iniziarono le ricerche, senza trovare alcun relitto. La
sparizione della San paolo era stata preceduta nel 1926 dalla
perdita analoga della nave da carico Cottopaxy e nel 1931 dal
mercantile Stavenger che trasmise per l'ultima volta la propria
posizione mentre si trovava ad est del Grande Banco della Bahamas.
Tutto sembrava procedere regolarmente. I resoconti di incidenti
analoghi proseguivano puntualmente anche negli anni sessanta e
settanta. Qualcosa di misterioso e comunque inspiegabile toccò
nel 1963 alla Marine Sulphur Queen, un grosso cargo americano con
quaranta uomini a bordo. La nave viaggiava all'uscita dal golfo
del Messico quando un suo messaggio fu ricevuto per l'ultima
volta. Considerando che essa doveva raggiungere un porto nella
Virginia, si può arguire che avrebbe in seguito percorso lo
stretto della florida, seguendo la corrente del Golfo in quanto
è un passaggio obbligato per tutti i mezzi diretti a nord, per
giunta largo appena una cinquantina di miglia. Difficile svanire
in questa zona, sempre piena di traffico. Tuttavia la Marine non
fu più vista, né raggiunse mai la Virginia. Per due settimane
molti mezzi della guardia costiera americana perlustrarono il
mare a nord di cuba e questa volta almeno un salvagente venne
ripescato. Apparteneva alla nave scomparsa e ciò dette l'avvio
ad una seconda fase di ricerche, che non portò tuttavia ad altri
risultati. Nel 1966 fu la volta di un grosso rimorchiatore, il
Southern Cities che trainava una chiatta si sessantacinque metri,
carica di prodotti chimici e fertilizzanti. Alcuni giorni dopo
che il rimorchiatore aveva m smesso di dare notizie, alcuni aerei
della guardia costiera riuscirono ad individuare la chiatta che
non recava segni di danni. Nessuna traccia invece del Southern
Cities e dei suoi uomini. Anche Anita, una carboniera tedesca che
tornava in Europa svanì nel 1973 con 34 uomini a bordo. Un caso
eclatante fu quello dello Scorpion, uno dei sottomarini atomici
americani, che scomparve nel 1968 mentre viaggiava dalle Azzorre
diretto alla base in virginia. Il pensiero di novantanove uomini
imprigionati nello scafo tra tenne desta per molti giorni l'attenzione
di tutto il mondo. Questa volta però la perdita era troppo
importante, almeno per la marina degli stati uniti, che impegnò
una serie impressionante di mezzi per rintracciare il
sommergibile. Motivi militari e di prestigio spingevano a farlo.
Bisognava sapere ad ogni costo cosa era accaduto. Solo dopo molti
mesi si diffuse la notizia che una nave appositamente attrezzata
aveva individuato il relitto un migliaio di chilometri a sud
ovest delle Azzorre. Ne avevano dato conferma anche varie foto
scattate sul fondale di oltre tremila metri su cui giaceva ciò
che poteva essere lo Scorpion. In questo caso dunque non si
poteva parlare di sparizione, ma le cause della sciagura come l'esito
delle successive ricerche rimasero sempre chiuse in un geloso
riserbo. Da quanto emerso tuttavia, sembra che la perdita del
sottomarino non sia avvenuta propriamente dentro i limiti del
cosiddetto triangolo, nel quale invece si continuò a non trovare
traccia di relitti, e nemmeno di quelli degli aerei che nel
frattempo sparivano con preoccupante regolarità. In questo
contesto nel 1945 si verificò il più inspiegabile degli
incidenti, che coinvolse un'intera squadriglia di apparecchi dell'aviazione
statunitense. L'episodio accadde esattamente il 5 dicembre
durante una missione addestrativa. Cinque apparecchi da caccia
Grumman presero i volo dalla base di Fort Lauderdale, una ventina
di chilometri a nord di Miami. Questi dovevano andare a
bersagliare un pontone situato sul basso fondale corallino che
circonda il Grande Banco delle Bahamas. Avrebbero poi percorso
una rotta a nord, prima di tornare alla loro base. Una missione
semplice senza rischi, di assoluta routine, come molte altre che
venivano fatte ogni giorno. Questa volta invece le cose presero
una piega imprevista e drammatica. Poco più di un'ora dopo il
decollo, quando già l'esercitazione di tiro era stata compiuta e
i cinque aeroplani erano sulla via del ritorno, arrivò a Fort
Lauderdale un messaggio allarmante. Il comandante comunicava alla
base che non riusciva a determinare la propria posizione. Gli
strumenti di bordo di tutti gli apparecchi sembravano impazziti.
Anche la costa della florida, presumibilmente vicina, era
scomparsa dalla vista. Venne mantenuto il collegamento radio e a
terra fu presto chiaro che qualcosa di molto strano stava
accadendo ai caccia in volo. Il capo squadriglia non riusciva a
dare alcuna indicazione sulla propria posizione e lo stesso
accadeva anche agli altri quattro apparecchi che viaggiavano alla
cieca, esaurendo fatalmente il carburante. A un certo punto il
contatto radio finì. Dagli ultimi messaggi si poteva supporre
che la squadriglia fosse finita sopra il golfo del Messico, ma in
questo caso non si riusciva a capire come i piloti non avessero
visto la terra sottostante, mentre sorvolavano la Florida da est
ad ovest, dato che le condizioni del tempo erano buone e la
visibilità era perfetta. Decollarono quello stesso pomeriggio
vari aerei di soccorso, tra cui un grosso idrovolante Martin
Mariner, che iniziarono a perlustrare la zona senza tuttavia
sapere dove indirizzare esattamente le loro ricerche. I cinque
Grumman potevano essere finiti da qualsiasi parte e certamente
male, perché l'autonomia del carburante e si era esaurita. Una
grave disgrazia sembrava ormai certa, a meno che qualcuno dei
piloti non fosse riuscito ad ammarare e a mettersi in salvo con
un tipo speciale di zatterino di cui ogni aereo era dotato. Se
non bastasse tutto questo, poco dopo la partenza dei primi
soccorsi giunse a terra un altro messaggio in cui il comandante
dell'idrovolante Martin Mariner annunciava di essere in difficoltà
a causa dei venti molto forti incontrati in quota. Nessun'altra
comunicazione giunse dal Martin Mariner anch'esso scomparso come
gli altri. Alla sera glia aerei perduti erano sei. Mancavano
dieci uomini della squadriglia più altri tredici membri che
componevano l'equipaggio del bimotore di soccorso. All'alba del
giorno dopo iniziò un'operazione di ricerca senza precedenti,
con centinaia di aerei, navi, sottomarini e vedette della guardia
costiera. Ma pur continuando per diverse settimane, questa
gigantesca operazione aeronavale non dette il minimo risultato e
così il mistero crebbe, insieme al numero delle congetture che
venivano tentate per spiegare in qualche modo l'accaduto. Di
razionale, di logico, di comprovabile non c'era nulla. E allora
si entrò inevitabilmente nel mistero. Si parlò di astronavi e
di extraterrestri che avrebbero avuto imprecisati interessi a
interferire nell'attività delle navi ed aerei prelevandoli
letteralmente dal nostro pianeta per portarli chissà dove. Si
citava Einstein e si parlava di altre dimensioni per suggerire la
credibilità queste ipotesi che indubbiamente esercitavano una
forte influenza sul pubblico. Un anno e mozzo dopo, cioè nel
luglio del 1947, un incidente analogo colpì un altro aereo
militare. Si trattava di un C-54 che scomparve con sei uomini a
bordo mentre era diretto a una base in florida. Sei mesi più
tardi fu la volta di un quadrimotore passeggeri che scomparve nei
pressi delle Bermude. Le ultime comunicazioni radio non
segnalavano nulla di anormale, ma in seguito i contatti cessarono
e l'apparecchio non giunse mai a destinazione. Un quadrimotore
del tutto identico a questo andò perduto nel 1949 mentre
viaggiava dalle Bermude verso la Giamaica. Apparteneva come il
precedente ad una compagnia aerea inglese che insinuò l'idea di
un sabotaggio organizzato. Non esisteva però alcuna prova in
proposito e del resto non furono i soli aerei a sparire in quel
periodo. Poco tempo prima era andato perduto un DC-3 noleggiato
da un'agenzia di viaggi di Miami che recava a bordo una
quarantina di persone. Questo incidente fu tanto più clamoroso,
perché si seppe che nell'ultimo contatto radio il pilota aveva
comunicato di essere ormai prossimo all'arrivo, anzi di
intravedere già le luci della città. Naturalmente, tutte le
ricerche effettuate, anche in questo caso risultarono inutili. Un
aereo da trasporto scomparve con trentacinque persone nel 1952
mentre era diretto a Kingston e nell'ottobre del 1954 toccò
ancora a un aereo della marina degli stati uniti. Era un Super
Constellation partito da Patuxent River nel Maryland, in viaggio
verso le Azzorre.
Nel 1956 precipita, o almeno
così si suppone un a quadrimotore cisterna dell'Aviazione
americana durante una missione dalla propria base situata in
Virginia, alle Azzorre. L'anno seguente sono due gli aerei
cisterna perduti contemporaneamente. Erano diretti in Florida e
le ultime segnalazioni radio pervenute da bordo segnalavano la
loro posizione a un centinaio di miglia a nord est del Grande
Banco delle Bahamas. Le lunghe ricerche che seguirono portarono
al ritrovamento di alcuni relitti che avrebbero potuto
appartenere ai due aerei: ma anche questo non era certo. Le cose
si complicarono quando, proseguendo le perlustrazioni del mare,
altri relitti vennero trovati a più di duecento chilometri di
distanza dai primi. A parte l'incertezza dell'identificazione,
era chiaro che i rottami non potevano essere contemporaneamente
in due posti così lontani. E il mistero divenne ancora più
fitto. Il 5 giugno 1965 un C-119 atteso alla base aerea situata
nell'isola di Great Turk una delle più meridionali delle Bahamas,
si perse durante il viaggio di trasferimento. Poco prima della
disgrazia l'aereo era in normale contatto radio con la torre
controllo dell'aeroporto a cui aveva preannunciato di arrivare in
poco più di un'ora. Testimoni militari riferirono che
improvvisamente i collegamenti radio peggiorarono , facendosi
sempre più deboli e indecifrabili, fino a sparire completamente.
Anche in questo caso furono fatte ricerche molto ampie , partendo
dal luogo dell'ultima posizione segnalata . L'esito, come al
solito, fu negativo.
LE IPOTESI - Che dire di queste cronache? Una
considerazione preliminare riguarda la percentuale statistica
degli incidenti rispetto al traffico presunto o calcolato nella
zona. Libri e articoli affermano che questa percentuale è
assolutamente sproporzionata secondo le stime che sono state
fatte. Ma esaminiamo ora il ventaglio di ipotesi fatte per
giungere alle possibili cause delle sciagure.
Una prima ipotesi è quella
del sabotaggio commerciale, che però non trova una sua logicità
in quanto gli aerei e le navi scomparse appartenevano a varie
compagnie di diverse nazioni. Inoltre, a quanto è dato sapere,
uomini e merci trasportate non avevano una importanza particolare
sotto un profilo strategico o propagandistico. Nessuna nave
inaugurava nuove rotte commerciali in grado di ledere gli
interessi finanziari o d'altro genere. Nel caso del rimorchiatore
Southern Cities, il carico trasportato dalla grande chiatta venne
ritrovato intatto e lo stesso successe riguardo ad altre navi
abbandonate. Gli aerei precipitati risultano quasi sempre vecchi
apparecchi di linea se non addirittura residuati di guerra poi
trasformati per uso commerciale. Tra loro non c'era nessun
prototipo sensazionale. Unaltra ipotesi, quella più
spontanea ed evidente, riguarda l'errore umano. Alcune sciagure
possono essere imputate a un simile fattore, specie riguardo agli
aerei. Lo sbaglio del pilota nella lettura degli strumenti o nel
concorso di cattive condizioni meteorologiche, nebbia e
turbolenza atmosferica. Anche un malore improvviso poteva in
qualche caso essere fatale. C'è da tenere presente tuttavia che
i grossi aeroplani di linea come i quadrimotori militari,
prevedevano a bordo un comandante e un secondo pilota in grado di
intervenire eventualmente, oltre a tutta una serie di strumenti
di controllo ausiliari che facilitavano e automatizzavano tutte
le operazioni di guida. Nessun aereo era andato a cozzare contro
montagne, peraltro inesistenti, per una cattiva lettura dell'altimetro.
L'ipotesi dell'errore umano cade poi completamente se applicata
al caso della squadriglia dei caccia Grumman. Un aereo avrebbe
potuto staccarsi dalla formazione e trovarsi di colpo in
difficoltà, ma la scomparsa di tutti e cinque restava
assolutamente inspiegabile sotto questa luce. Era impossibile
pensare che tutti i piloti avessero sbagliato o si fossero
sentiti male contemporaneamente, così come è impossibile
ipotizzare un errore del caposquadriglia che avrebbe trascinato i
compagni in un disastro fatale, facendoli scendere in picchiata
sulla superficie dell'oceano. Infatti il disastro non era stato
improvviso in quanto la dinamica della disgrazia presenta una
lunga serie di contatti radio prima del silenzio finale. I
messaggi pervenuti alla base di Fort Lauderdale erano confusi e
contraddittori ma non indicavano che qualcuno si sentisse male
fisicamente.
Nell'incidente che aveva
coinvolto nel 1963 i due aerei cisterna americani si poteva
supporre forse che l'errore dei piloti avesse causato uno scontro
nel cielo, a grande e altezza che avesse poi polverizzato
letteralmente gli aeroplani rendendone impossibile il
ritrovamento. Questo invece fu invece uno dei pochi casi in cui
vari rottami, per quanto non ben identificati, vennero travati,
ma ad oltre duecento chilometri di distanza, e ciò urta l'ipotesi
di uno scontro.
Riguardo alle navi
scomparse, il fattore umano acquistava una importanza meno
determinante. Si poteva certo pensare ad errori di manovra.
Durante una tempesta, un colpo di barra inopinato poteva portare
uno scafo a traversarsi, imbarcare acqua e quindi affondare, ma
per navi da dieci e ventimila tonnellate, ciò era praticamente
insostenibile. Un errore di rotta avrebbe eventualmente portato
un bastimento ad arenarsi su un basso fondale o a spezzarsi
contro una scogliera, ma qui in seguito sarebbe stato facilmente
individuato.
Una seconda probabilità
riguarda i guasti meccanici, che certamente erano possibili. Si
va dal blocco dei motori aerei da scippo scoppio delle caldaie di
alcune navi. Ma imputare tutte le scomparse a ciò, non è
sostenibile e comunque non spiegherebbe la totale mancanza di
relitti. Per i due incidenti aerei citati, valgono poi le stesse
considerazioni già fatte. Il guasto avrebbe dovuto riguardare
tutti i motori della squadriglia. Tutti i libri e gli articoli
che si sono occupati dellargomento concordano nel riferire
che i piloti del Grumman non sapevano riconoscere la loro
posizione, sembrava che le bussole fossero impazzite. Questo
fatto lasciava aperta la possibilità di un fattore esterno che
influenzasse gli strumenti. Venivano supposte anomalie magnetiche
proprie di quella zona, capaci di modificare se non annullare il
funzionamento degli apparati di bordo.
Vari articoli di autorevoli
esperti confermano effettivamente l'esistenza di queste anomalie.
Ma a che cosa sono dovute?. Solo dopo l'ultima guerra mondiale
gli studi sul magnetismo terrestre compirono reali progressi,
soprattutto ad opera di scienziati americani e inglesi che si
sono trovati a disposizione strumenti perfezionati sotto la
spinta delle necessità belliche. Ma allora in questo campo si
sapeva ben poco. Negli anni cinquanta, studiosi della Scripps
Institution of Oceanography scoprirono che su molti fondali
prospicienti variazioni dell'intensità magnetica, la cui natura
e struttura però non erano molto conosciute. Si sapeva che
materiali magnetizzabili perdono ogni traccia del loro magnetismo
se portati a grande temperatura. Una volta raffreddati però,
assumono permanentemente le caratteristiche del campo magnetico
in cui si trovano. Molte delle rocce presenti in questa zona
rivelavano un comportamento magnetico inspiegabile. Studi
successivi del professor Vine delluniversità di Cambridge
avevano portato a clamorose conclusioni . Ricerche
magnetometriche in ampi tratti delloceano avevano poi
rilevato differenze positive e negative rispetto al campo
magnetico terrestre normalmente rilevabile. Presto fu evidente
che questo aveva invertito più volte nel corso delle ere
geologiche la propria polarità.. Altri studi sul campo magnetico
sul mare furono condotti dagli scienziati del Lamont Geological
Observatory. I risultati ottenuti consentirono di chiarire da un
punto di vista geofisico la storia e la dinamica dei fondi
oceanici, nonché correlare queste prove con la teoria della
deriva dei continenti. Ma questi risultati, importanti per la
conoscenza della geofisica, dello studio dei terremoti e dei
vulcani sembravano non avere nessun legame con gli incidenti del
Triangolo maledetto. La misura di queste anomalie era appena
rilevabile con strumenti sofisticati. Le indagini in proposito
fecero progressi solo nel dopoguerra, quando appunto la tecnica
aveva consentito di affinare i metodi di indagine e così chi
voleva ipotizzare la presenza di corpi estranei alla normale
morfologia terrestre, in grado di alterare enormemente la misura
del campo magnetico con conseguenti effetti nocivi su cose e
persone doveva arrendersi di fronte allevidenza. Queste
fonti abnormi sarebbero state subito localizzate da unimponente
rete di controlli scientifici che ogni giorno vengono effettuati
per diverse ragioni ma con precisi programmi. Cera poi da
considerare che ogni giorno centinaia di navi e aerei
transitavano nella zona senza avvertire conseguenze su bussole e
strumenti. Ben presto si scoprì che anomalie magnetiche dello
stesso tipo ed intensità erano presenti in tutti i mari del
mondo, lungo le dorsali oceaniche dellatlantico e del
Pacifico e questo lascia ben poco spazio alle fantasie. Dunque
tutte queste informazioni abbastanza elementari sono già
sufficienti per ridimensionare larcano che si celerebbe nel
triangolo delle Maledetto, sotto forma di fenomeni magnetici
capaci di provocare interferenze così clamorose. Se qualcosa di
strano avviene in quella zona, le cause devono essere dunque
ricercate altrove.
I tifoni per esempio,
sicuramente frequenti da queste parti, possono aver avuto la loro
parte nelle disgrazie. Questi disastri naturali che devastano il
mare e si abbattono sulle coste con enorme violenza hanno una
origine meteorologica che appunto li localizza in quella regione
con maggior frequenza che altrove. La loro azione distruttiva è
spaventosa. Molti aerei e navi potrebbero essersi perduti per
questo motivo. Tuttavia le cronache degli incidenti avvenuti sono
spesso concordi nel precisare che al momento delle varie sciagure
le condizioni meteorologiche erano normali, se non addirittura
buone.
Abbastanza vicina è lipotesi
di naufragi avvenuti per improvvise onde di sessa di dimensioni
colossali che avrebbero travolto e spazzato le imbarcazioni
incontrate sul loro cammino. Le onde di sessa sono provocavate da
frane sottomarine dovute a piccoli terremoti di assestamento.
Infatti nei fondali degli oceani vi troviamo vallate,
corrugamenti, altopiani, vere e proprie montagne, isolate o unite
in catene. Morfologicamente la loro instabilità è molto
superiore a quella che si riscontra in terraferma. Spesso le
correnti, eruzioni vulcaniche, e grosse frane di altro genere,
spostano grandi masse di materiale che muovendosi improvvisamente
causano moti ondosi abnormi e molto pericolosi, chiamati appunto
onde di sessa. Queste possono così prodursi anche in mare calmo
e in assenza di altre perturbazioni atmosferiche. Sono quindi
abbastanza imprevedibili. Una volta formate le onde possono
raggiungere altezze molto maggiori a quelle del peggior mare in
tempesta. Sono vere e proprie montagne dacqua che avanzano
travolgendo ogni cosa che incontrano, prima di spegnersi
lentamente secondo le leggi dellinerzia. Questa insidia
esiste sicuramente e potrebbe aver causato qualcuna delle
disgrazie rimaste inspiegabili. In questa ipotesi però sembra
strano che i naufragi si siano verificati nei punti
approssimativamente segnalati come lo stretto di Florida (rotta
della Marine Sulphur Queen) o nellarea dellarcipelago
delle Bahamas. In questo caso gli effetti delle eventuali onde di
sessa dovevano essere avvertiti anche in prossimità delle coste
interessate, ma ciò non è mai avvenuto. Siamo dunque ancora di
fronte ad elementi contraddittori che restringono leventualità
di una causa di questo tipo. Lo stesso ragionamento vale per i
maremoti. I movimenti di assestamento che li provocano hanno una
portata più ampia e non sfuggirebbero al pennino dei sismografi,
oltre al fatto evidente che le loro conseguenze coinvolgerebbero
molte popolazioni rivierasche.
Vari giornalisti e
scrittori che si sono occupati delle sciagure accadute nel
triangolo hanno rilevato come queste siano divenute
particolarmente frequenti a partire dal 1945, vale a dire nellimmediato
dopoguerra. Si è pensato allora alla possibilità di azioni di
sabotaggio o terrorismo da parte di alcuni nuclei di
combattimento che non avessero accettato lesito del
conflitto, e avessero continuato a condurre una lotta personale
per quanto folle e senza speranza. Ma qui si dovrebbe poi
ipotizzare la presenza di sottomarini e di navi da combattimento
nella zona, e ciò è sinceramente improponibile.
In conclusione nessuna
delle ipotesi prese in esame è capace di spiegare, in qualche
modo, un numero sufficiente di disgrazie. Anche pensando ogni
volta ad un insieme di varie concause, che allargherebbe il
numero degli incidenti naturalmente possibili, ne rimarrebbero
comunque molti senza una logica spiegazione.
L' IPOTESI
ATLANTIDE - Edgar
Cayce è stato una figura mitica nel complesso panorama dellocculto
e del paranormale che ha sempre interessato gli americani
specialmente negli anni confusi del primo novecento.
Oltre che medium e
guaritore, Cyce era anche un veggente ascoltato e famoso. Le sue
previsioni avvenivano durante uno stato di trance in cui riusciva
a cadere volontariamente nel giro di pochi minuti. Spesso, quando
si risvegliava, poteva osservare lespressione attonita dei
presenti che avevano appena ascoltato lannuncio di guerre e
catastrofi a breve scadenza. Una sua biografica ne parla come un
uomo timorato di Dio e teso al bene del prossimo.
Nonostante varie
vicissitudini personali (arrestato un paio di volte per debiti e
per aver esercitato per le strade larte dellindovino)
Cayce era riuscito con gli anni ad avere attorno a se un gran
numero di seguaci che credevano ciecamente ai suoi poteri e alle
sue visioni esoteriche. Si era costituita anche una vera
organizzazione che propagava ne paese le sue opere e il suo
pensiero. Sembra che Cayce non abbia tratto personalmente dei
guadagni e certo fu vittima di persone interessate che
specularono sulla sua notorietà. Ben presto si aprirono negli
Stati Uniti centinaia di circoli intitolati a suo nome e la
"Fondazione Cayce" riuscì perfino ad aprire una
università per approfondire gli studi metapsichici ed un
ospedale dove applicare terapie paranormali. Proprio negli anni
della sua vita, egli dichiarò di ripetutamente che a partire
dagli anni cinquanta sarebbero state individuate nella regione
dei Caraibi e delle Bahamas alcune rovine sommerse, un tempo
appartenute a un continente scomparso: proprio quellAtlantide
favolosa di cui parlava la leggenda. Oltre a ciò Cayce si era
anche dilungato a descrivere lo sviluppo raggiunto da quella
civiltà, le conoscenze tecniche che avevano preceduto di
migliaia di anni scoperte scientifiche.