L'impostazione classica: Da Eulero a Wolfskehl |
Lo stesso Fermat aveva fornito la base per studiare il problema in base 4. Posta lipotetica terna fermatiana come X1,
Y1, Z1 e analizzandone le proprietà, Fermat potè dimostrare che se
esisteva questas soluzione ipotetica, allora avrebbe dovuto esserci una soluzione più
piccola (X2, Y2, Z2); questa a sua volta avrebbe genrato
una terna più piccola e così via ad infinitum. Ma x, y, e z devono
necessariamente essere numeri interi e perciò la scala discendente è impossibile perché
deve esserci una possibile soluzione minima. Euler,
geniale matematico di Basilea nato nel 1707 (era già passato un secolo!!), aveva voluto
applicare la sdiscesa infinita brevettata da Fermat per studiare il caso n=3. Eppure per far questo egli dovette stravolgere la matematica;
sentì infatti la necessità di introdurre il concetto di numero immaginario,
unentità che era stata scoperta dai matematici europei nel sedicesimo secolo. Di
qui sarebbe poi nato il concetto di piano immaginario. Ma Euler non riuscì a proseguire
e, nonostante gli innumerevoli sforzi e le continue applicazioni, la dimostrazione non
potè andare avanti. La dimostrazione per n=4 era però
necessariamente valida anche per tutti gli n multipli di 4
(infatti 48 può anche essere scritto come 164) e lo stesso poteva
dirsi per n=3. Euler ebbe quindi la geniale intuizione di limitare lo studio di Fermat ai
soli numeri primi, considerati i mattoni di tutta la matematica, visto che tutti gli altri
numeri non sono che multipli più o meno complessi di questi. Ma i numeri primi, come del
resto già dimostrato da Euclide, sono anchessi infiniti e per questo il problema
non era ancora aggirato. Nel frattempo lAccademia di
Parigi aveva messo in palio il primo di una lunga serie di premi per chi avrebbe raccolto
e risposto alla sfida lanciata da Fermat. Sophie German,
nata il 1° aprile 1776, sotto lo pseudonimo di Monsieur Le Blanc, aveva iniziato a mettere appunto tutte le tecniche matematiche
dellepoca ed era divenuta unaccanita ammiratrice dellopera di Gauss, in
particolare del suo capolavoro: Disquisitiones
arithmeticae. Nel 1815 la Germain adottò una strategia nuova ed iniziò a lavorare su
un cosiddetto approccio generale del problema di Fermat. Ella non voleva
dimostrare un caso particolare, ma affermare qualcosa che valesse per molti casi
contemporaneamente. Incentrò i suoi calcoli su un certo tipo di numeri primi p tale che anche q=2p + 1 fosse primo e dimostrò che con x,
y, z non multipli di n il Teorema di Fermat era valido. Suoi
colleghi in seguito avrebbbero dimostrato che la condizione di partenza era valida in tutti i casi. Nel 1825 Gustav
Lejeune Dirichlet e Adrien-Marie Legendre dimostrarono
autonomamente ed indipendentemente che per il caso n=5 il
Teorema di Fermat era valido. entrambi si basarono sul metodo teorizzato dalla Germain. Quattordici anni più tardi Gabriel Lamè fece aggiunte ingegnose al metodo della Germain e
riuscì a farlo funzionare anche per n=7 nonostante 2n+1=15,
divisibile questultimo per 3 e per 5 A seguito dei successi della Germain
lAccademia Francese delle Scienze offrì una serie di premi compresa una medaglia
doro e tremila franchi, al matematico in grado di risolvere lultimo teorema di
Fermat. Il 1° Marzo 1847 Lamè dichiarerà di aver scoperto un metodo che avrebbe
dimostrato il famigerato teorema, ma che la prova, ancora incompleta, sarebbe stata
esposta in maniera esauriente nelle successive settimane. Cauchy,
a seguito dellintervento di Lamè, dichiarò di aver lavorato con metodo analogo a
quello di Lamè e di essere sul punto di pubblicare una dimostrazione completa. Nelle tre
settimane successive i due, oramai in gara, pubblicarono interessanti dettagli dei loro
lavori, ma il 24 Maggio Joseph Liouville lesse allAccademia il contenuto di una
lettera speditagli da Ernst Kummer. Kummer,
teorico dei numeri di primo grado, faceva notare che entrambe le dimostrazioni poggiavano
su di uninteressante proprietà dei numeri nota come fattorizzazione
unica. In accordo con essa ogni numero esiste soltanto come risultato di una sola
possibile combinazione di numeri primi. Le difficoltà sollevate da Kummer
fecero diminuire per anni lìinteresse nei confronti del Teorema eppure, nel 1908, Paul Wolfskehl, industriale tedesco di Darmstadt, lavrebbe riportato in auge. Sfogliando spassionatamente il famoso
testo di Kummer, egli notò infatti lassenza della dimostrazione riguardante
limpossibilità di estendere la fattorizzazione unica ai numeri immaginari e, dopo
averla dimostrata, restò così attaccato al Teorema di Fermat, da lasciare una cospicua
parte (100.000 marchi) al risolutore del secolare enigma. |