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Precedente (Pascoli)


Da "Il Fanciullino":

[I] E’ dentro di noi un fanciullino che non solo ha brividi come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra e dei due fanciulli che rùzzano e contendono tra loro, e insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tien fissa la sua antica serena maraviglia ; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tìnnulo squillo come di campanello […].

[XI]Il poeta, se e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro, riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d’amor patrio e familiare e umano […].Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di nemmeno è, sia con pace del Maestro un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l’oro, che altri gli porga. A costruire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l’uno e l’altra […]. Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta. Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo, ad arringare. Egli non trascina, ma è trascinato; non persuade, ma è persuaso […].