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IL SIMBOLISMO

Fallito il tentativo di rappresentare la realtà in maniera oggettiva e documentaria, con il simbolismo si cerca nella parola la sorgente di folgoranti illuminazioni, capaci di squarciare il velo materiale dei fenomeni per afferrare brevi frammenti di una verità celata.

La crisi culturale che segna la fine dell’ottocento parte, innanzitutto, da una profonda crisi gnoseologica che coinvolge cioè i modi in cui l’uomo conosce la realtà.

Il primo ambito che risente della crisi è proprio quello del linguaggio, infatti, il decadentismo europeo affonda le sue radici nel naturalismo e nel positivismo, che avevano preteso di affidare alla parola l’ambizioso compito di raffigurare in modo oggettivo la realtà, escludendo categoricamente qualsiasi approccio al trascendente. Il fallimento di questa corrente induce come già detto ad una crisi generale del linguaggio che coinvolge non solo il mondo letterario.

Alle origini della nuova poesia simbolista s'individuano alcune tendenze sperimentali nate intorno alla metà dell’ottocento e contrassegnate da una violenta volontà di rottura con il passato ricco di spirito eteronomo, (l’arte avrebbe fuori di sé il proprio scopo, e sua funzione specifica sarebbe quella di farsi portatrice di messaggi di valore etico, filosofico, politico, sociale, ecc.).

Ora si tenta invece di percorrere una via totalmente autonoma e "disimpegnata", che non abbia altri fini al di fuori di se stessa; nel campo delle lettere, l’ambizione che guida gli autori è quella di creare una poesia "pura", in cui immaginazione creatrice e linguaggio rompano ogni legame tanto con il passato quanto con il presente, per liberarsi in pura espressione estetica. Tra i protagonisti di questa rivoluzione spicca il nome di Charles Baudelaire (1821-67). I suoi "Fiori del male", pubblicati nel 1857, accolgono come oggetto privilegiato dell’espressione lirica il magmatico universo delle pulsioni che giacciono oltre la soglia della coscienza, nell’ombra tenace dell’inconscio; un mondo cui solo il poeta può accostarsi, perché solo egli ne padroneggia il linguaggio fatto di allusioni sottili e di straordinarie corrispondenze, analogie e simboli misteriosi.

L’opera di Baudelaire esercitò un influsso determinante e decisivo nello sviluppo della poesia moderna che venne raccolto innanzitutto dai cosiddetti parnassiani.

I parnassiani, fedeli alla linea baudelairiana tesa alla ricerca di una poesia pura, bandivano ogni riferimento al contingente, in nome della perfezione estetica di un’arte che non aveva altro fine che se stessa.

Fondamentali per lo sviluppo del movimento simbolista furono gli anni ’80. Nel 1882 Paul Verlaine (1844-96) pubblicava "l’Arte poetica", una lirica che riassume i principi ispiratori della nuova ricerca espressiva fondata sulla musicalità che, in nome della libertà espressiva, ripudia strutture rigide come la rima, preferendo forme più libere come l’assonanza, e che sempre in nome della libertà creativa dell’artista e dell’autonomia dell’arte rifiuta ogni forma di strumentalizzazione ideologica, di coinvolgimento romantico, di pretesa declamatoria.

Da un punto di vista filosofico, la poetica di Verlaine muove dal presupposto che l’artista non debba né descrivere né catalogare e neppure analizzare la realtà fenomenica così come si manifesta ai sensi; scopo dell’arte è, infatti, quello di penetrare oltre il velo delle apparenze per cogliere il mistero "noumenico" della realtà ovvero la sua essenza nascosta che può essere colta solo attraverso folgoranti intuizioni di carattere quasi mistico.

Questi nuovi poeti amavano definirsi "Poeti maledetti" con atteggiamento di sfida, (è nota la leggenda sul loro conto che dice che le loro produzioni siano state fatte sotto l’effetto dell’oppio).

Fra questi poeti spicca la figura di Arthur Rimbaud (1854-91), che porta all'estremo limite le idee dell'amico Verlaine, in nome di una poesia che è innanzitutto assoluta libertà espressiva, fedele specchio di una vita vissuta all'insegna della più sfrenata libertà di esperienze: categorie tradizionali come narrazione e descrizione, tempo e spazio, perfino la sintassi e la semantica vengono stravolte da un'anarchia compositiva, che trasforma il poeta in un veggente e la sua poesia in un gorgo allucinatorio in cui la parola perde ogni reale funzione comunicativa, rinunciando ad ogni pretesa di raffigurazione del reale, per espandersi sul piano magico dell'evocazione simbolica.

Il ruolo di guida indiscussa del movimento simbolista fu assunto da Mallarmè, la cui lezione era fondata sul rifiuto di ogni realismo in campo artistico; sulla necessità di depurare il linguaggio dalle parole di uso quotidiano, restituendolo alla sua originaria purezza; sulla riscoperta del primitivo potere magico della parola, capace di evocare l'assoluto o addirittura di evocare la realtà; sul ricorso semantico ai simboli, fondati non più come un tempo su un rapporto analogico tra piani della realtà, garantito e in qualche modo reso oggettivo, dall'assenso di un'intera cultura, bensì su un travestimento puramente soggettivo delle intuizioni del poeta, così che i nessi delle analogie diventano oscuri e indecifrabili al lettore non iniziato al mistero della poesia.

Non è infatti un caso se proprio con Mallarmè e il simbolismo la poesia cessa sostanzialmente di cercare interlocutori al di fuori della ristretta cerchia dei poeti.

Con Mallarmè il nuovo linguaggio poetico si caratterizza così innanzitutto per gli accostamenti analogici di straordinaria audacia, capaci di creare un linguaggio simbolico nettamente separato dalla lingua della comunicazione quotidiana, e destinato a chiamare in causa il lettore cui è richiesto un approccio assai più attivo che in passato al testo poetico, di cui è chiamato a decifrare le oscurità.

Pur non potendosi definire una scuola in senso stretto, poiché in realtà esso fu soprattutto un movimento, al suo interno assai variegato e composito, anche il simbolismo ebbe diversi manifesti tra i quali spiccano "Corrispondenze" di Baudelaire e l’"Arte poetica" di Verlaine, né vanno dimenticati i diversi interventi che alcuni poeti simbolisti fecero a più riprese in alcune riviste come "Le Symboliste", "La Plume", "Rive Blanche".

Interessanti sono anche gli sviluppi del movimento Postsimbolista dal quale emerge la figura di Guillaume Apollinaire, il cui acceso sperimentalismo oscilla tra l’accumulo disordinato di materiali "bassi" e volgari, e una straordinaria limpidezza di canto che si manifesta con il testo simultaneo, cioè abbattendo ogni distinzione fra prosa, verso e dialogo, raggiungendo risultati espressivi quasi surrealisti.