PirandelloCronologia storica
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Luigi Pirandello

pirandelloPirandello nacque ad Agrigento nel 1867, compì gli studi di lettere all’università di Roma e li portò a termine a Bonn, dove si laureò con una tesi sul dialetto della sua città natale.

Visse quasi sempre a Roma dedicandosi alla sua attività di letterato e all’insegnamento.Ebbe una vita travagliata, subì un fallimento economico a causa dell’allagamento della solfatara del padre nella quale aveva investito i suoi averi, assistè alla progressiva pazzia della moglie, Antonietta Portulano.

Reagì con il suo lavoro che può essere distinto in due periodi, prima della guerra(1° mondiale) scrisse oltre alle novelle quasi tutti i romanzi, dopo la guerra si dedicò al teatro. Nel 1934 ebbe il premio Nobel per laletteratura, morì nel 1936.

Ideologia

Poeta, novelliere, romanziere, drammaturgo(scrittore di teatro), Pirandello è il maggiore esponente della letteratura italiana del primo novecento.

Fu ignorato per molti anni in Italia poiché attaccava la società del tempo mettendo in evidenza la crisi di valori borghesi, raggiunse la fama all’estero grazie alle opere teatrali rappresentate a Londra, Prigi, New York. Ciò testimonia come egli sia un autore di respiro europeo in quanto analizza l’uomo al di là di determinate condizioni sociali e ambientali, cogliendo ciò che di universale è in esso.

Iniziò la sua attività sotto la guida di Luigi Capuana, scrivendo novelle ambientate in Sicilia. Dal Verismo, riprese svolgendoli però da un nuovo punto di vista, alcuni temi come la grigia e monotona vita quotidiana, personaggi semplici, le improvvise passioni.

Si può affermare che Pirandello abbia scritto la seconda parte dell’opera(Ciclo dei Vinti) a cui si ispirava al Verga, cioè il dramma della piccola borghesia. Infatti i suoi personaggi non sono i superuomini di D’Annunzio, né i deleritti che aveva già descritto Verga, ma avvocati, medici giudici di provincia, impiegati che vengono sconfitti da una società che chiusa in schemi e regole convenzionali, impedisce una vera comunicazione con gli altri.

Tuttavia questi personaggi, lungi dal riprodurre fedelmente persone realmente esistenti, sono quasi dei tipi, delle caricature contraddistinte da un vizio, da un delitto(es. l’occhio strabico di Mattia Pascal) che li tira fuori dalla massa. Inoltre mentre il verista faceva un’indagine sociale ed economica, Pirandello si pone come compito quello di smascherare gli aspetti falsi, ingannatori della vita.

Ad allontanare ancora Pirandello dal verismo è il fatto che non attua l’eclissi dell’autore, anzi la sua presenza è continua, come pure la sua particolare visione della vita. Pirandello ancora nega l’esistenza di una realtà oggettiva, valida per tutti, parla infatti di una realtà complessa, relativa, dominata dal caso.Anche l’io, la coscienza sono mutevoli, sempre in evoluzione, così mentre da un lato supera il verismo negando una realtà oggettiva, supera anche il decadentismo che nell’io aveva trovato l’unico punto di riferimento.

Le sue novelle, i suoi romanzi sono infatti soggettivi, problematici e i personaggi sono una proiezione dell’autore. Accetta e porta all’estrema conseguenza la condizione anarchica di deraciné dell’uomo moderno che viene però a perdere oltre che il contatto con la realtà anche quello con il proprio io. La sconfitta che con D’Annunzio e Pascoli cominciava ad annunciarsi, in Pirandello è totale e diventa il motivo centrale della sua opera.

 

Temi fondamentali della poetica

Il mondo poetico di Pirandello non deriva da una sua astratta concezione filosofica ma da un dato oggettivo e cioè dell’analisi della realtà sociale e storica della borghesia siciliana, colta nella crisi di fine ‘800 e del primo dopoguerra, per poi procedere però ad una universalizzazione di tale situazione, trasformandola su un piano europeo.

Per Pirandello la vita è un flusso continuo, un continuo divenire, il nostro io, la nostra personalità si modificano, mentre noi a causa di schemi e di regole che la società ci impone, ( tanto più rigidamente quanto più importante è il nostro ruolo sociale) cerchiamo di fissarci, di cristallizzarci in un aspetto ideale, in una forma immobile.

Altrettanto facciamo con gli altri, l’immobilizziamo in una maschera che non corrisponde alla vera personalità. L’uomo si ritrova allora prigioniero di regole e di schemi, nasce così un doloroso contrasto tra la vita che si modifica continuamente e la forma che ci immobilizza, e noi non siamo più uno ma nulla, diecimila cioè quanti sono quelli che ci conoscono e al tempo stesso non siamo nessuno, perché nessuna di quelle forme che gli altri ci attribuiscono, corrisponde al nostro io "Noi non siamo ne quello che crediamo di essere, ne quello che gli altri credano che noi siamo".

Talvolta possiamo essere distaccati un momento dalla forma e "vederci vivere" dal di fuori, ma senza la forma che tiene nostri i frammenti del nostro io, non si vive più e non resta che rimetterci la maschera.

In un mondo tale non c’è libertà, né speranza, da ciò deriva lo scacco, la sconfitta dell’uomo.

Per esprimere questa tragica situazione umana Pirandello si serve dell’umorismo. L’umorismo è come una macchina da presa che inquadra la realtà da diverse angolazioni, ne riprende le varie sfaccettature e coglie sia gli aspetti ridicoli sia quelli dolorosi di questo destino che l’uomo è costretto a vivere.

Spesso le opere di Pirandello si basano su situazioni strane, assurde al limite della realtà, paradossali, infatti i motivi predominati sono il contrasto vita e forma , tra realtà e apparenza, sono le varie sfaccettature della verità che sono tante quante sono gli uomini.

Le storie di Pirandello ci sembrano assurde, cerebrali, complicate perché noi pretendiamo di conoscere la verità, invece la verità è sempre dietro le apparenze, percui quello che non riusciamo a capire, lo definiamo assurdo.