Dopo trent'anni finalmente si volta pagina: cambia la Costituzione, ma la sfida è cambiare nel comportamento

REGIONI AL BIVIO: IMPEGNI PER LA PROSSIMA LEGISLATURA

Con l'elezione diretta del Presidente, ma soprattutto con la fase costituente regionale si apre una sfida sui progetti

Dopo un'esperienza durata trent'anni, le Regioni italiane voltano pagina. Nate con le elezioni del 1970 (sistema proporzionale), ora l'appuntamento del prossimo 16 aprile del 2000 aggiunge al maggioritario - già sperimentato nel 1995 (a turno unico con premio di governabilità) - le novità recentemente introdotte agli art. 122 e 123 della Costituzione: elezione diretta del Presidente e prospettiva del nuovo statuto. Queste novità si realizzano in concomitanza con il massimo della competizione politico-partitica di scontro tra i poli.

Lo sviluppo delle regioni

Previste dalla Costituzione, le Regioni possono legiferare nell' ambito delle numerose materie previste dall' art. 117 della Carta. Il passaggio pi' rilevante di competenze e di risorse avvenne, comunque, con la Legge 382/1975 e i seguenti decreti attuativi (D. 616/1977). Negli anni settanta-ottanta vi furono interpretazioni restrittive da parte dei Ministeri sulle funzioni trasferite alle Regioni. Più recentemente, con la cosiddetta riforma Bassanini del centrosinistra (L. 59/1997), si è avviato il percorso che ha permesso di iniziare un federalismo amministrativo nell' illusione che la Bicamerale prima, o comunque ora il Parlamento, proceda ad una modifica costituzionale più consistente. I principi richiamati riguardano la sussidiarietà orizzontale, l' efficienza, la completezza, la cooperazione fra Stato e enti territoriali, la responsabilità e unicità delle competenze, la omogeneità di compiti da raggruppare nel medesimo livello di governo, la necessaria copertura finanziaria. La Bassanini conferisce alle Regioni funzioni statali in quattro grandi settori: sviluppo economico e attività produttive, territorio; ambiente e infrastrutture,servizi alla persona e alle comunità; polizia amministrativa regionale e locale.

La caduta della Bicamerale (per scelta di Forza Italia, per il non accoglimento di alcune richieste in tema di giustizia), la lentezza dell'attuazione della Bassanini a livello regionale (si pensi che per la Lombardia la legge attuativa è la 1/2000) richiedono ora un nuovo slancio.

Federalismo senza equivoci

Il dibattito sul federalismo in Italia ha dovuto, in questi anni, fare i conti anche con alcuni equivoci, di cui ci stiamo faticosamente liberando. Innanzitutto, per qualche anno si è parlato di federalismo a proposito di quello che invece era confederalismo. Il federalismo, infatti, non è il sistema in cui ogni stato contraente ha il diritto di "secedere" nel momento in cui non ritenga più di avere un interesse a proseguire nell' esperienza con altri soggetti politico-territoriali. Un secondo equivoco ha riguardato il federalismo fiscale. L'origine del termine fiscal federalism va rintracciata nella storia politica americana: indicava la tendenza dello stato centrale a ottenere il controllo di maggiori poteri di imposizione fiscale, per poter poi portare avanti interventi sociali, economici o strutturali più ampi, in ciò sottraendo poteri e risorse agli stati federati. In Italia, invece, col termine federalismo si intende più autonomia e una modalità di riparto delle entrate tributarie non imperniata sulla capacità impositiva prevalente dello stato centrale. In Germania, infatti, solo il 35% delle entrate vanno allo stato federale, mentre il 40% viene prelevato e gestito dai Länder , e il 25% da municipalità ed Enti locali. Nel nostro caso, federalismo fiscale significa dare una ben più ampia capacità impositiva a Comuni, Province e soprattutto Regioni (come sta già avvenendo perchè deliberato in Parlamento dal centrosinistra per Irpef, Irpeg, Iva, Irap). Anche col federalismo che auspico resta, comunque, la necessità di una soglia minima di omogeneità fra le legislazioni regionali. Sul piano meramente amministrativo, ad esempio, qualora vi fossero modelli sanitari regionali così differenti da creare problemi nelle convenzioni fra le asl, o fra la sanità privata di una regione che accoglie la richiesta del cittadino residente in un'altra regione con un sistema di accreditamento molto diverso, a quanti problemi andrebbe incontro il cittadino?

Le regioni al voto

Il rinnovo dei Consigli regionali, si pone quindi all'incrocio di diverse problematiche: giuridiche, istituzionali e politiche. La chiarificazione del dibattito su autonomia-regionalismo-federalismo sarà determinante. Per la prima volta, forse, le elezioni regionali assumono un così alto significato simbolico, e possono diventare l'ambito di una reale sfida politica e di progettualità civica ed istituzionale, anche per il ruolo europeo che le Regioni hanno di fronte. La scadenza regionale costituisce ormai il bivio fra decadenza burocratica e capacità di porsi come autonomo luogo di sintesi politica. Il bivio fra 'amministrazione' o 'governo' regionale. E' questa la sfida che ha lanciato Mino Martinazzoli.

Paolo Danuvola

candidato a Milano e provincia

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