Logo Repubblica.it

4 Aprile 2001 Oggi in edicola

3 Aprile 2001 3 aprile 2001

2 Aprile 2001 2 aprile 2001

1 Aprile 2001 1 aprile 2001

31 Marzo 2001 31 marzo 2001

30 Marzo 2001 30 marzo 2001

29 Marzo 2001 29 marzo 2001

28 Marzo 2001 28 marzo 2001

27 Marzo 2001 27 marzo 2001

26 Marzo 2001 26 marzo 2001

25 Marzo 2001 25 marzo 2001

24 Marzo 2001 24 marzo 2001

23 Marzo 2001 23 marzo 2001

22 Marzo 2001 22 marzo 2001

21 Marzo 2001 21 marzo 2001

Pagina 2

Si aprono le stazioni dell'arte
Amato alla festa del Vomero

Cilea, Salvator Rosa, Museo: domani l'inaugurazione
comune

PATRIZIA CAPUA

Le nuove stazioni della metropolitana di Napoli avranno domani un ospite d'onore. Sarà il presidente del consiglio Giuliano Amato ad inaugurare, come aveva promesso, Salvator Rosa, Museo e Cilea, le fermate dei tre chilometri e mezzo di linea underground di nuova costruzione che dalla collina raggiungono il cuore della città. Ci sarà anche un pranzo ufficiale, in occasione del quale sarà allestita la sala della Meridiana del Museo archeologico nazionale, per le 13 in punto, dopo la visita.
A Cilea (piazza Quattro Giornate) i lavori sono alle fasi conclusive. Resta da pulire il linoleum dei pavimenti sulle due banchine collocate a livelli diversi di profondità. Questa, per esempio, è una stazione che riscatta il Vomero, appartato quartiere «sopranapoli», che se non fosse per la collina di San Martino, la sua tradizione storica e culturale, avrebbe poco da raccontare dopo le devastazioni inflitte dalla speculazione cementizia degli anni cinquanta.
Salvator Rosa colpisce subito per la spettacolarità della forma estetica e il suo museo all'aperto. Persino «Italia nostra», dopo le aspre critiche rivolte all'architetto milanese Alessandro Mendini sulla risistemazione della Villa Comunale, dà atto, con Guido Donatone «che il progetto per la stazione della metro ha reso accettabile e anzi attrattivo lo squallido contesto di speculazione edilizia» di quella strada. Cilea è uno scrigno di tesori da scoprire una volta immersi negli spazi sotto la piazza che confina con lo stadio Collana, una volta glorioso tempio dello sport partenopeo, e più in là con i banchi del mercato di Antignano, a ridosso dalle vie del commercio, Scarlatti e Luca Giordano. «Il linguaggio» severo e rigoroso è dell'architetto Domenico Orlacchio.
Le scale mobili sono già in funzione, scendono e salgono per questo piccolo Guggheneim, «museo cinetico», «inferi» ancora semideserti in cui, però, non è spaventoso inoltrarsi. Sono stati impiegati materiali allegri, colorati, anche costosi, anche se, a sentire i tecnici, hanno inciso non più dell'1 per cento sul costo complessivo della nuova tratta. Pannelli in cristallo verde di diverse sfumature, rivestimenti in «marmo cipollino», acciaio, luci ben definite e una cospicua collezione di opere d'arte.
Si accede attraverso un ingresso sobrio quanto anonimo, al «mezzanino» della stazione, negli spazi dove sono stati predisposti gli sportelli per la biglietteria, l'edicola dei giornali e i servizi essenziali. La sala è tutta firmata da Nino Longobardi, a cominciare dal bassorilievo in bronzo tre metri per quattro intitolato alle «Quattro giornate»: il pane, i pesci, il miracolo e il mitra. Ai lati due grandi graffiti in olio su tela, in fondo altri quattro bassorilievi «senza titolo».
L'arte accompagna per mano il viaggiatore fin dentro le viscere della terra, Marisa Albanese con le sue «Combattenti», quattro figure di donna in bronzo con un casco di acciaio cromato, e le opere di grandi dimensioni di Maurizio Cannavacciuolo, Umberto Mauro, Anna Sargenti, Baldo Diodato, Sergio Fermariello. Un «investimento» imprenditoriale, quello affrontato dall'amministrazione comunale napoletana, destinato ad avere un inevitabile ritorno positivo per i cittadini. Inserire le stazioni della metropolitana collinare in un circuito di luoghi d'arte, da visitare alla pari dei musei "ufficiali", è un'ipotesi che si sta facendo strada tra gli esperti. «Bilbao, che era una città quasi morta, si è riscattata con un Moma e una metropolitana» osserva Rocco Orlacchio, figlio del progettista, che ha curato il lavoro degli artisti.
Fuori, nella luce di una smagliante giornata di primavera, si lavora per mettere a punto l'arredo urbano del piazzale. Non ci sarà il parco giochi coloratissimo di Salvator Rosa, con i totem di Salvatore e Mimmo Paladino, ma uno spazio aperto a semicerchio, col pavimento rosso mattone, una corona di palme, rastrelliere d'acciaio per le biciclette, due fontane, il prato. Nel progetto già approvato è prevista anche una parziale copertura con materiale trasparente, una grande edicola per i giornali e un bar.
commenti

interni

esteri

cronaca

economia

cultura

spettacoli

sport

torino

milano

firenze

roma

napoli

palermo

bari

Bologna

TORNA A: