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Sabato finisce il rodaggio, all'inaugurazione assente Casini. E infuriano le polemiche sulla scelta degli artisti
Rione Alto, stazione senza capolavori "Così il metrò offende un quartiere"


STELLA CERVASIO

Il collaudo sarà finito il 20 luglio, e da quella data l'amministrazione comunale dovrà deciderne la data di inaugurazione (senza Casini che ha già dato forfait). Ma prima ancora di aprire i battenti, la stazione del metrò di Rione Alto ha già scatenato la sua buona dose di polemiche. A differenza delle altre quattro stazioni, arricchite da opere di artisti come Ernesto Tatafiore, Marisa Albanese, Nino Longobardi, per l'ultimo metrò la scelta è caduta su quattro autori del Vomero: Carmine Meraviglia, Antonio e Tamara Tammaro, Nino Ruio. Pittori e scultori della zona, una scelta in controtendenza con le precedenti, che portavano la firma del critico designato consulente per la Regione: Achille Bonito Oliva. In questo caso non c'è stata richiesta di parere come le altre volte. E nessuno ha commissionato opere, si sono limitati a chiedere i «book» degli artisti.
Lorand Hegyi, che ha diretto i Museums Moderner Kunst di Vienna e ora prepara il nuovo progetto per Palazzo Roccella, elogia l'idea di installazioni «nelle stazioni, dove passa gente che forse non ha avuto mai occasione di andare ad una mostra». Ma, a proposito di Rione Alto, aggiunge: «Un'operazione del genere equivale a una marginalizzazione per un intero quartiere, e questo non è giusto se il progetto da seguire era già definito ed era diverso».
L'unità progettuale è venuta a mancare, qualcuno accusa. Difficile stabilire le responsabilità. «Non c'era un direttore artistico. Abbiamo parlato con un ingegnere di nome Miano», informa Carmine Meraviglia, 58 anni, dipinge da quando ne aveva 8 e a Rione Alto ne saranno esposte 30, fra dipinti e mattonelle. «Ci hanno chiesto delle fotografie, sono piaciute, hanno scelto molte delle mie opere. Adesso parlano di artisti di serie A e B. Ma noi che colpa abbiamo? prosegue Meraviglia Rione Alto non è piazza Dante, ma una stazione periferica. E del resto ci hanno pagato ben poco. I miei quadri non saranno famosi nel mondo, ma Sgarbi li giudicò buoni». Commenta la scelta di ornare la metropolitana con opere di artisti locali anche Lucrezia de Domizio Durini, che si è occupata dell'opera di Beuys e si trova a Napoli per le mostre «Dialoghi europei d'Arte»: «Mancavo da Napoli da 15 anni e l'ho trovata molto cresciuta, ma cose come quella di Rione Alto sono un retaggio negativo della cultura cattolica. Viene da lì anche il clientelismo».
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