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VomeroPiazza Dante con il metrò dell'arte Da ottobre corse ogni 6 minuti, 200mila passeggeri al giorno Partenze da oggi alle 13 ogni mezz'ora, previsto un transito quotidiano di 20mila persone, più vicina la periferia nord la città che cambia
l'opera


DANIELA D'ANTONIO

daniela d'antonio
A guardare la bella stazione e le opere d'arte esposte quasi si dimentica che oggi sia la festa della metropolitana, sembra di essere all'inaugurazione di un museo. Con tutta quella luce, i corridoi larghi da percorrere leggendo i frammenti di Dante, scritti da Joseph Kosuth col neon, che si riflettono nei cristalli e diventano d'acqua. Passi di viaggiatori uguali a quelli che Jannis Kounellis ha «disegnato» su una lastra di acciaio con vecchie scarpe da donna e da uomo. Un percorso che, alzando lo sguardo, e osservando i lavori di vetro di Michelangelo Pistoletto, potrebbero anche sollecitare una riflessione degna di questi tempi: l'Italia vista dall'Africa e viceversa. Com'è? È diversa?
Non si andrà in questo pezzo della Napoli di sotto solo per prendere la metropolitana. È la caratteristica della stazione Dante che da oggi, alle 13, sarà aperta al pubblico e che ieri presente la progettista Gae Aulenti, gli artisti che firmano i lavori esposti, il presidente della Metropolitana Giannegidio Silva e il vice sindaco, Rocco Papa è stata presentata in anteprima a giornali e tv.
Certo una corsa ogni mezz'ora e sarà così fino ad ottobre prossimo impone che si parli di partenza lenta. Ma tenendo bene a mente gli orari, si sarà ripagati da un viaggio breve fino a piazza Vanvitelli: undici minuti appena. E chiedete ai passeggeri della R4 se sono tanti. Tant'è che le stime prevedono 20 mila passeggeri al giorno solo da Dante a Vanvitelli, + 50 per cento da un giorno all'altro. Migliaia di automobili in meno. Duecentomila, su tutta la linea, dal prossimo autunno, quando partirà un treno ogni sei minuti.
Ancora meglio se da piazza Dante, passando per il Vomero, l'utente sarà diretto alla zona ospedaliera oppure a Piscinola. La periferia più difficile da oggi si avvicina veramente al centro. «Un grande risultato», dice Rocco Papa, «io oggi raccolgo onori che non sono miei, però. Se si è giunti a questi risultati il merito è di Antonio Bassolino e Riccardo Marone, dell'ingegnere Gianfranco Pomicino». È presente in sala solo l'ultimo della lista, l'uomo dei cantieri che in questi anni ha passato più ore nei cunicoli che a casa.
Si sale in carrozza alla stazione Museo, altro lavoro firmato Gae Aulenti. E dopo pochi minuti si sbarca a Dante. Chi già conosce la stazione dell'Archeologico noterà la continuità dello stile. Ma è tutto più grande: 5 mila metri quadrati su 4 livelli aperti al pubblico, tredici scale mobili, cinque ascensori. E poi le belle opere d'arte che qualcuno nel centrodestra ritiene uno spreco. Per rispondere forse bastano le parole di Nicola De Maria, autore di un grande mosaico colorato che quando parla ha il tono gentile e gli occhi che ridono: «Siamo venuti qui per fare qualcosa di buono e di bello. Questa ostilità ci oltraggia e ci dà sgomento. I costi riferiti da queste persone, poi, sono falsi. Noi artisti dobbiamo solo preoccuparci di dare una gioia alle persone. Di trasformare le brutture della vita in bellezza. Il resto è fuggevole come foglie nel vento».
E per fortuna ci sono emozioni che restano come le frasi che Flavia Alfano, figlia di Carlo usa per spiegare perché sono state scelte le due imponenti tele del padre sistemate all'ingresso. Perché lui non c'è più ed è l'unico dei cinque artisti che non ha potuto fare un'opera apposta per questa stazione. Lui che da oggi sta lì, però. Di profilo all'ingresso. Ad accogliere chi timbra il biglietto. Buon viaggio.
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