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Rione Alto: la scelta di artisti locali dopo i big delle prime tre stazioni scatena polemiche. Interviene lo storico dell'arte Flavio Caroli
Visita al nuovo metrò dell'arte "Salvate il museo underground"


STELLA CERVASIO

No, non è un'installazione di Kounellis, quella megaadunata di taniche d'acqua con i tappi rossi. Se ci fossero degli schermi tv, potrebbe essere un'opera di Fabrizio Plessi, ma non è così. Questa volta l'»happening» nel metrò non ha niente a che vedere con l'arte contemporanea. Molto più modestamente quello al quale stiamo assistendo è un collaudo: le lattine sostituiscono i passeggeri per fare peso sui tapis roulants della stazione del metrò di Rione Alto. Solo che è facile prendere un abbaglio, visto che anche il Times ha messo tutti sull'avviso che la metropolitana di Napoli può diventare un esempio persino per Londra e Parigi, che i treni sotterranei li hanno inventati. Tutto partenopeo, infatti, è il valore aggiunto, il museo underground. La scelta di artisti «locali» dopo i nomi dei big nelle altre tre stazioni, ha scatenato furiose polemiche. Ma Achille Bonito Oliva, consulente della Regione per l'arte, che in questo caso non era stato consultato, con stile ha difeso gli artisti incappati nell'incidente: «Non bisogna umiliare nessuno, si deve cercare una soluzione dignitosa per tutti». Ma i temi scelti in origine dal critico che ha impostato il progettometropolitana vanno rispettati: «Nomadismo, viaggio, discesa». È andata così per Rione Alto? Anche il livello va difeso. Ne conviene Flavio Caroli, ordinario di Storia dell'arte moderna al Politecnico di Milano, autore de La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli (Electa Milano) e componente della Commissione Monumenti che si pronuncia sull'urbanistica milanese: «Per le Porte della Città mediatica com'è intesa oggi, abbiamo scelto otto nomi come Staccioli, Richard Serra, Pardi, Melotti, Giò Pomodoro. Nessuno ha potuto inserire l'artista del Lorenteggio di turno...».
Elettricisti e squadre di operai della pulizia si danno da fare per completare il loro lavoro entro domani, anche se non è per nulla confermata la data del 20 luglio annunciata in un primo momento per l'inaugurazione della seconda uscita della stazione di Rione Alto. La troppa curiosità intorno al lavoro di precisione che stanno compiendo li infastidisce giustamente. E per qualcuno di loro l'attenzione alla parte decorativa è addirittura inopportuna: «Per raggiungere l'unico ascensore, un portatore di handicap deve attraversare l'intera piazza. Eppure si continua ad occuparsi solo dei quadri», osserva in un momento di pausa uno degli addetti alla manutenzione. In fondo alla banchina dei treni che vanno e vengono da Secondigliano è rimasto aperto un piccolo varco che consente l'accesso al nuovo percorso in salita dal livello meno 11 alle uscite di via Domenico Fontana e via Giulio Palermo al ground zero della metropolitana. Esploriamo clandestinamente le gallerie in salita, per vedere le opere «incriminate»: quadri e mattonelle in mostra permanente firmati da Carmine Meraviglia, Nino Ruju, Antonio e Tamara Tammaro, secondo la voce di alcuni amministratori comunali, artisti «autoconvocati». Che non vuol dire un bel niente. «Ci hanno chiesto i nostri cataloghi - dicono i pittori - e hanno scelto...». Un bell'imbarazzo, dal quale ancora non si è usciti. Nei corridoi di accesso, sulle mensole e le pareti laterali gli spazi riservati agli artisti sono gli stessi delle «stazioni maggiori». Ci sono le Quattro Stagioni di Meraviglia e le sue mattonelle che recano stampati una lumaca, un Pulcinella, un fiore. Oneste decorazioni su ceramica. In un cuore batte un Vesuvio con la scritta Fs. «Tolte le tasse - ha detto il pittore, con una certa amarezza - non ci hanno certo pagato come dei big». Esiste il giudizio estetico universale? Comunque nessuno è stato investito dell'angosciante compito di mettere voti in pagella. Il parere di Flavio Caroli: «Non conosco la situazione, ma in queste cose è fondamentale mantenere il livello e una certa coerenza. Ci saranno pure persone di valore che non hanno raggiunto la notorietà: per loro bisogna avviare un'altra operazione in altri luoghi». Non lo dice, ma lo pensa Metronapoli: niente tagli di nastri finché non si trova una soluzione. La parola d'ordine è non trasformare Rione Alto in una stazione della via Crucis per l'arte che ha avuto un così bell'avvio a Napoli.
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