INDICE EDIZIONI | Sabato 5 Luglio 2003 |
CRISTIANO TARSIA
Anni e anni di lavori, ma alla fine
l’obiettivo è stato centrato: i più di 80mila passeggeri
giornalieri della linea 1 da questo pomeriggio - ore 18 -
potranno fermarsi anche a Materdei, la quattordicesima
stazione di un metrò che continua a stupire e a essere
invidiato da tutto il mondo. «Ora bisogna battere il
traffico, chiudere Napoli alle auto», è il messaggio degli
ambientalisti che chiedono l’attuazione del piano traffico.
Insomma, il metrò piace e bisogna puntare tutto sul
trasporto su ferro (treni e funicolari) capaci di portare
in giro 200mila persone al giorno.
Un «museo
obbligatorio», come l’ha chiamato Achille Bonito Oliva, il
consulente del Comune che ha trasformato binari e stazioni
in un percorso d’arte, «visto che i passeggeri devono
passare per forza davanti alle opere di 14 artisti». Opere
d’arte che sono «simboli e segnali» secondo il progettista
Alessandro Mendini.
Apre Materdei in un trionfo di
colori (inaugurazione oggi alle 15 con i ministri dei
trasporti dell’Unione Europea). Impreziosita dal wall
drawing di LeWitt, uno dei massimi artisti mondiali, la
stazione si tuffa trenta metri sotto il suolo. Un percorso
unico, anche se in alcuni punti il passeggero/visitatore
può avere qualche legittimo dubbio sulla qualità di qualche
opera d’arte. Ma l’importante, come sempre, è che se ne
parli e che, come ha ricordato Gianegidio Selva, presidente
di Metropolitana di Napoli (la società che sta costruendo
la ferrovia sotterranea), «i napoletani continuino a
rispettare le stazioni. Abbiamo fatto un atto di fede e
siamo stati premiati».
Riqualificazione urbana, con
lampioni, fioriere e panchine. Piazza Scipione Ammirato è
stata risistemata, metà isola pedonale e metà aperta alle
auto. Cinque bassorilievi in resina, il «Paradiso pedestre»
di Luigi Serafini, portano alla fermata del bus di via
Imbriani, e a Carpe Diem, statua in bronzo dipinto, dello
stesso Serafini, raffigurante una carpa che mangia la testa
di un uomo in mantello.
Fuori campeggia la guglia di
Alessandro Mendini, simile a quella di Salvator Rosa. I
quattro pannelli di ceramica di Lucio Del Pezzo ornano
l’ascensore. Altrimenti si può scendere a piedi, una rampa
di scale, e ci si trova nell’atrio. A colpire è il
lucernario (in pratica sotto la guglia), decorato con un
mosaico di Sandro Chia, mentre Ettore Spalletti firma anche
la scultura vicina, due solidi geometrici neri.
E le
onde del mare con teste di scugnizzi del quartiere in
ceramica, opera di Luigi Ontani, costituiscono il pannello
sopra le scale. Un mosaico davvero notevole (anche se teste
e piedi che emergono fanno una certa impressione).
Detto dei pannelli cromatici di Sol LeWitt (con
scultura alla fine del corridoio), alla base della scala
mobile ci sono le pannellature policrome di Domenico
Bianchi, mentre le pareti sono abbellite da un mosaico
policromo dell’atelier Mendini. Sulla banchina, infine, le
opere di designere più o meno giovani, con le serigrafie di
Mathelda Balatresi, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert
Gliglorov, Denis Santachiara, Innocente, George Sowden.
«I lavori per la stazione iniziati 16 anni fa - ha
ricordato il vicesindaco Rocco Papa - bloccati ai primi
anni Novanta, sono ripresi nel ’97. L’intervento
complessivo è di 24 milioni di euro, non tanti per un’opera
del genere. Questa stazione farà del quartiere un luogo di
grande vivibilità».