INDICE EDIZIONI Giovedì 28 Marzo 2002

LA POLEMICA. PARLA LA PROGETTISTA GAE AULENTI
«Piazza senza verde e panchine? Discutiamone»

PASQUALE ESPOSITO
La piazza è questa, vuota, bella, chi vuole ritoccarla, chi non ci pensa per niente. È, anche, da ieri, da qualche giorno, la piazza delle polemiche, una polemica che tocca gli aspetti dell’estetica, tesi interessanti che si contrappongono, tesi soggettive. Il dibattito è aperto, e proseguirà, con una discussione civile, fra uomini di cultura, forti delle loro idee, pronti però a dialogare tra loro. Uno scontro a priori non avrebbe senso, una discussione serena sì. Come ha fatto, ad esempio, ieri su queste colonne Benedetto Gravagnuolo, per il quale potrebbe essere utile ripensare i termini della questione per quel che riguarda l’arredo urbano di piazza Dante.
Che è poi uno degli aspetti del problema, riassumibili come segue: la piazza è vuota, la pietra lavica etnea è meno bella di quella vesuviana, e quindi più ”nostra”, la statua di Dante sta bene lì oppure sarebbe stato meglio tenerla decentrata nei giardini davanti a Port’Alba, le pensiline sono orientate male, mancano panchine e aiuole; ed ancora, il problema dei ristoranti, delle librerie, irrangiungibili da quanti non sanno, e in qualche caso - specialmente di sera - non possono rinunciare all’auto che non si sa dove parcheggiare (scavando, non potevano essere individuate aree sotterranee per le auto di residenti e clienti di ristoranti e librerie?). Tante facce di uno stesso problema, se si vuole chiamare così il rifacimento di una piazza storica della città.
La prima a stemperare i toni di una polemica inconcludente e a usare toni cortesi e morbidi è proprio la progettista di ”questa” piazza, l’architetto Gae Aulenti: «Sono pronta ad ogni discussione serena, non avrei rimesso la statua di Dante al centro della piazza, ma è stato deciso così, e così si è fatto. Non c’è verde? Certo, la mia - l’ho già detto e lo ribadisco, è una piazza di pietra, non di giardini: comunque, ben venga una discussione propositiva».
E il presidente della Metropolitana, Giannegidio Silva, ribadisce la linea morbida: «Se le autorità cittadine, dopo un confronto dialettico culturale, mi dicono che c’è bisogno di rispostare la statua o chiedono altre modifiche, le faccio fare gratuitamente. A me, però, la piazza immaginata dalla Aulenti piace...»
Favorevoli, contrari. Tra questi, è noto, figura il soprintendente per i Beni ambientali e architettonici Enrico Guglielmo: «Trovo bellissimo quanto è stato realizato nella stazione, meno mi convincono le strutture esterne e di superficie: la pavimentazione, per esempio, non tiene conto della curva dell’esedra, dell’edificio vanvitelliano che ora ospita il Convitto. Per fare un raffronto, si veda la pavimentazione di piazza del Plebiscito nella parte più prossima al colonnato, dove le fasce della pietra seguono le linee ellittiche di San Francesco di Paola. Qui no, non si è tenuto conto nemmeno delle stampe antiche che dànno la testimonianza della pavimentazione di piazza Dante. La statua è brutta, dicono coloro che non volevano rimetterla al centro, e intendono ancora spostarla: può anche darsi, ma allora che facciamo, eliminiamo tutti i monumenti che, oggettivamente o soggettivamente, sono di fattura modesta? Infine, credo che le pensiline siano state orintate male, avrei visto meglio l’arrivo della scala mobile verso la facciata vanvitelliana dell’esedra, che è il vero segno forte della piazza e che invece, da quinta fondamentale, viene come messa in secondo piano».
Tra i favorevoli, invece, Gianni Pisani: «Per carità, non tocchiamo la piazza, secondo me sta bene così com’è, non credo che ci sia bisogno di panchine: la piazza è bella proprio perché è vuota, è ”la” piazza, non uno spiazzo dove giocare a pallone, e va sorvegliata affinché una realizzazione così bella non diventi - per mancanza di sorveglianza - un’altra vergogna cittadina dopo pochi giorni della messa a punto per l’inaugurazione. Quanto alla statua, è davvero modesta. Dante avrebbe meritato un Canova, un Michelangelo, non un monumento accademico, ma non ha senso toglierla. Per il resto sono completamente d’accordo con Gae».