INDICE EDIZIONI Martedì 24 Febbraio 2004

TRA CANTIERI
E ARCHEOLOGIA

LUIGI ROANO
La stazione del metrò di piazza Nicola Amore dovrebbe essere l’ultima a essere completata. Sul modello di quanto accaduto per Materdei: questa una delle soluzioni prospettate per venire a capo del giallo archeologico sull’identificazione della testa marmorea affiorata venerdì scorso dopo 2000 anni di sepoltura. La statua, secondo gli esperti, potrebbe raffigurare Nerone.
La scoperta, dal punto di vista storico è sensazionale, perché confermerebbe Napoli come città di culto imperiale, una rivoluzione negli studi sull’antichità. Una rivoluzione di tempi e modi anche per i lavori di scavo del treno, che a questo punto dovrebbero essere addirittura parallelli rispetto a quelli archeologici. La scultura, secondo gli esperti, testimonia che nel cuore della città ci sono altri tesori della Napoli che fu. Un valore aggiunto, in prospettiva, alla metropolitana che da metrò dell’arte diverrebbe metrò archeologico. Un’occasione unica per i turisti. Basta pensare che la barca di epoca romana rinvenuta nel cantiere di piazza Municipio, un’altra preziosa testimonianza emersa nei mesi scorsi, è già entrata a far parte dei pacchetti viaggio dei crocieristi.
Rocco Papa, il vicesindaco e assessore all’Urbanistica che ha nel completamento della metropolitana la sua missione principale, sta lavorando sodo per capire come portare avanti i due scavi, senza eccessivi rallentamenti e senza che i costi lievitino in maniera vertiginosa. Serrato il confronto fra Papa e il direttore dei lavori del metrò Gianfranco Pomicino. La prima soluzione, quella che consentirebbe di portare avanti parallelamente i due scavi, è così descritta dal vicesindaco: «Potremmo bypassare la stazione di piazza Nicola Amore, completarla per ultima. Nel frattempo si potrebbe dividere a metà il cantiere, con un mezzanino e quindi condurre entrambi i lavori. Potremmo evitare di fare le scale mobili, e fare solo degli ascensori per dare accesso alla strada. Tutto questo ci consentirebbe di fare anche il cosiddetto ”camerone”, vale a dire raddoppiare i binari, in modo che quel punto del metrò rappresenterebbe lo snodo dove le due direzioni di marcia si possono incrociare». Lieviterebbero i costi di oltre 15 milioni di euro, cifra ritenuta accettabile a Palazzo San Giacomo e anche facilmente reperibile. Inoltre sul fronte dei tempi i ritardi sarebbero di pochi mesi. Papa spinge per questa soluzione, ma ad esprimersi dovrà essere soprattutto il sovrintendente regionale archeologico Stefano De Caro, il quale, naturalmente, vuole vederci chiaro e soprattutto non intende spostare i reperti dal sito di piazza Nicola Amore per consentire i necessari aggiustamenti del cantiere in vista del doppio scavo. In particolare De Caro si preoccupa per la sorte dei mosaici emersi e di quello che potrebbero affiorare sotto la fontana del 1200 che sta per essere spostata in queste ore.
L’altra soluzione, la meno gradita a Palazzo San Giacomo, è lo spostamento della stazione più avanti, o comunque in luogo diverso da quello attuale. Lieviterebbero di più i costi ma soprattutto servirebbe un nuovo progetto, anche se questa ipotesi consentirebbe uno scavo archeologico più agevole. C’è infine, ancora un’altra ipotesi, quella di portare a un livello di profondità diverso lo scavo della stazione. Anche qui il ragionamento tecnico da fare non è facile, perché bisogna considerare che la profondità attuale è già di cinque metri sotto il livello del mare. Paradossalmente questa soluzione sarebbe, però, utile agli archeologi che in questo modo potrebbero arrivare fino al tufo, e quindi esplorare l’intera stratificazione della città, una sorta di carta di identità storica. Ipotesi che dovranno concretizzarsi nel corso del tavolo tecnico convocato dal vicesindaco, che di fatto è già operante sette giorni su sette, visto che la scommessa metrò è quella che caratterizza i dieci anni di governo del centrosinistra. Da Bassolino alla Iervolino.