INDICE EDIZIONI | Giovedì 30 Maggio 2002 |
Ci sono voluti sei anni, ma alla fine Rione Alto si
toglierà dalla morsa di quel cantiere che per tanto tempo
ha oppresso la zona. Sarà inaugurata a fine giugno, con la
presenza di Pierferdinando Casini, presidente della Camera
dei deputati, la seconda uscita del metrò di Rione Alto.
Un’opera fondamentale per alleggerire la viabilità, e
quindi la vivibilità, della zona. E che tanti disagi ha
comportato per i cittadini, dopo i numerosi problemi
incontrati nella costruzione, tra spostamenti dei
sottoservizi, prospicienze ingombranti degli edifici
circostanti, infiltrazioni d’acqua, cedimenti del manto
stradale.
Sarà anche questa una stazione dell’arte,
come è accaduto sulla tratta Vanvitelli-Dante e a
differenza delle altre fermate della linea 1,
Piscinola-Vanvitelli. Però saranno ospitate al suo interno
soltanto opere di artisti napoletani, emergenti e nomi
noti. Una decisione del progettista dell’opera, l’ingegnere
Renato Miano. Così come anche il budget sarà più limitato
rispetto, ad esempio, al metrò-museo di piazza Dante: poco
più di centomila euro contro i circa 800mila spesi per la
stazione firmata da Gae Aulenti. «Se le altre stazioni sono
luoghi d’arte internazionale - spiega Mario Coppeto,
presidente della commissione comunale della mobilità - con
Rione Alto inauguriamo un percorso diverso, dando spazio ad
artisti napoletani». Vale a dire legati al territorio. «Ho
seguito il progetto passo passo - continua Coppeto -
un’esperienza bellissima, soprattutto perché abbiamo
coinvolto diversi giovani». A livello di banchina saranno
sistemati quadri e disegni degli artisti emergenti, sei in
tutto, coordinati dalla giovane gallerista Paola
Guadagnino. In un ideale percorso di esperienza più in alto
si incontreranno nomi noti, da Carmine Meraviglia a Enzo
Ruju, al maestro Antonio Tammaro.
Il corpo principale
della struttura sarà costituito dai due atri, a cui si
accede dalle tre entrate (formate tutte da una rampa mobile
e da una di scale fisse) di via D’Antona, via Semmola lato
Pascale, e via Giulio Palermo.
L’illuminazione della
sala superiore sarà data da pannelli luminosi e da due
pozzi di luce che trasporteranno sotto terra i raggi
solari. Sulle pareti, invece, dominerà il bianco:
piastrelle bianche di ceramica intervallate, non troppo
spesso, da alcune dipinte con motivi floreali. E, dietro
alcuni pannelli di cristallo ci sarà anche una cascata
d’acqua proveniente dalla fontana soprastante, con una
duplice funzione, di effetto visivo ma anche di pulizia
delle pareti. Nella sala inferiore, invece, sarà posta la
biglietteria. Mentre un’altra emettitrice automatica sarà
piazzata sulla strada.
I binari corrono 40 metri sotto
terra. Ci si arriverà attraverso due rampe di scale mobili
(escluse quelle di accesso dalle entrate) e con un tapis
roulant inclinato: il percorso meccanizzato andrà in
discesa (o in salita) dell’8%, il limite massimo consentito
nel settore.
«Finalmente è una storia annosa che si
chiude - afferma Alberto Patruno, presidente della
circoscrizione Arenella - tra meno di un mese la zona avrà
tutto un altro look e soprattutto meno disagi». Cambierà in
parte anche la viabilità. Sarà ridotto l’incrocio
all’altezza della fermata, visto che l’uscita da via
Domenico Fontana sarà a senso unico ad andare verso via
D’Antona. «Sarà anche un’occasione per formare nel
quartiere un altro punto di aggregazione - continua Patruno
- dopo quello sistemato a via Freud. Alla fine sono state
accolte anche le proposte della circoscrizione, come quella
dell’uscita vicino al Pascale». La direzione sanitaria ha
messo a disposizione di Metropolitana di Napoli, la società
che costruisce l’impianto, a via Semmola un’area di sua
pertinenza per un varco del metrò che servirà a
decongestionare ulteriormente il traffico nella zona
ospedaliera.
cr. tar.