LA STORIA
Tra statue decapitate
e i primi
cafè-chantant
Vittorio Paliotti
Prima dell’inizio dei lavori per la
costruzione della metropolitana, cioè fino a qualche anno
fa, appariva, grosso modo, come sul finire dell’Ottocento,
era apparsa ai nostri nonni e bisnonni. C’erano già le
palme, allora, c’erano i giardinetti e c’era la statua a
Dante. Proprio nel verde dei giardinetti, lato via Toledo,
facevano bella mostra di sè i tavolini del bar Diodati, ove
la gente si sedeva a consumare bibite e sorbetti.
Inaugurato il primo giugno 1895 il Diodati fu il primo
Cafè-Chantant all’aperto di Napoli. Il suo successo durò
fino all’estate del 1912.
In origine Piazza Dante si
chiamò Largo del Mercatello, ed era fuori dalle mura
urbane. Veniva utilizzata per fiere mercantili che vi si
svolgevano il mercoledì, e come luogo di addestramento per
i nobili che volevano imparare a cavalcare.
Nel 1625,
con l’apertura di Port’Alba, Largo del Mercatello visse il
suo primo rinnovo urbanistico. Assunse però la forma che ha
attualmente solo fra il 1757 e il 1765, ad opera
dell’architetto Luigi Vanvitelli. Fu lui, il grande
Vanvitelli, a progettare ed a realizzare quello che subito,
fu definito un «Emiciclo». Terminati questi lavori, il
Largo del Mercatello fu ribattezzato, pomposamente, Foro
Carolino, in onore di re Carlo III, naturalmente.
E fu
allora che venne posto, in termini pressanti, un problema
che era in realtà di vecchia data. Quello, cioè, di
collocare nella piazza, una statua equestre. Che non poteva
raffigurare se non re Carlo III.
Quella dedicata a
Carlo III fu però una statua provvisoria, cioè in stucco,
che venne ricoperta da un involucro in attesa della fusione
in bronzo. Ecco però che, proclamata nel 1799 la Repubblica
Partenopea, i patrioti non solo innalzarono proprio in
quella piazza l’albero della libertà, ma si divertono con
un colpo di sciabola a decapitare la statua in stucco di re
Carlo III.
Passano pochi mesi e tornano i Borbone. Chi
ha decapitato la statua di papà? Si domanda Ferdinando IV.
Vengono fatti i nomi di sei patrioti i quali subito vengono
giustiziati. I loro corpi furono esposti nella piazza. È
stato scritto che i lazzari fecero scempio di quei corpi
staccando addirittura il fegato a quello di un certo Nicola
Fiani per trasformarlo in cibo fumante. Orrori di quei
tempi. Ma ecco che la piazza fa posto ad un’altra statua.
Raggiunta nel 1860 l’Unità d’Italia, dovendosi addobbare la
città per una visita di re Vittorio Emanuele II, fu deciso
di innalzare in quella stessa piazza, in via provvisoria,
una statua di cartapesta raffigurante l’Italia. Un enorme
donnone con in testa una corona di cartone color oro, fu
dunque collocata nella piazza. Bastò, nel giro di poche
ore, un colpo di vento, per abbatterla
definitivamente.
Si pensò infine ad una statua vera e
propria, raffigurante Dante Alighieri, che intanto aveva
dato il nome alla piazza. La scolpì Tito Angelini e fu
inaugurata il 14 luglio 1871. Da allora solo Gae Aulenti fu
capace di smuoverla.