INDICE EDIZIONI Martedì 24 Febbraio 2004

LA NAPOLI DI DUEMILA ANNI FA, PARLA L’ESPERTA

PAOLA PEREZ
Napoli al tempo dell’imperatore. Un mondo a parte, isola di cultura greca, l’unica città d’Occidente nella quale era ammesso il culto di Augusto e si celebravano giochi in suo onore: processioni, sacrifici di buoi, gare di atletica, concorsi ippici, festival di poesia, teatro e musica. Questo racconta la storia e questo raccontano i reperti di piazza Nicola Amore. Ma cos’altro c’è ancora da scoprire? «È ipotizzabile che tutta la cittadella olimpica sia conservata sotto gli strati di urbanizzazione successiva - spiega Elena Miranda, docente di storia greca alla Federico II - parliamo di un’area molto vasta, tra il Museo e Porta Nolana. L’edificio venuto alla luce nella stazione del metrò potrebbe essere il tempio dedicato all’imperatore. A poca distanza dovrebbe esserci il gymnasium, verso piazza Mercato l’ippodromo».
Saranno mai ritrovati?
«Non si possono certo buttare giù tutti i palazzi per rivelare le meraviglie dell’antichità. Ma è teoricamente possibile effettuare sondaggi negli scantinati privati, in punti strategici, per individuare la posizione delle altre strutture sportive. Grazie a questa tecnica sarà riportato all’antico splendore il teatro romano di via Anticaglia. E con questo stesso sistema si spera di raggiungere le camere di sepoltura nascoste sotto i Vergini, splendidamente affrescate, che risalgono al periodo compreso tra età ellenistica e regno di Augusto».
Quando sono emerse le prime tracce di questo passato?
«Sul finire dell’800, durante il Risanamento, vennero alla luce molte epigrafi con l’elenco dei vincitori dei ”Sebastà”, o giochi augustali. Per volere di Ottaviano, il culto dell’imperatore era consentito in Oriente ma proibito in Occidente. Unica eccezione Napoli che, pur diventando municipio romano nel I secolo, resta una città greca a tutti gli effetti».
Come si svolgevano i giochi?
«Il regolamento, pure questo un unicum, venne depositato a Olimpia. Nel programma sportivo c’erano gare di atletica leggera, atletica pesante, ippica. Poi c’era uno spazio dedicato all’arte: poesia, teatro e musica. E tutto il contorno della festa popolare e del culto religioso, dalla processione all’ecatombe dei buoi».
Dopo Augusto?
«Dopo Augusto, Napoli è rimasta il punto di riferimento per gli imperatori. Non solo feste e giochi, ma anche sontuose residenze con vista sul mare. Il legame più forte si è instaurato con Tiberio, Nerone e Tito».
A proposito di Nerone: dopo la testa, ammesso che sia sua, troveremo anche il corpo della statua?
«Difficile dirlo. Se si fosse trattato di Nerone, però, sarebbe stato più logico trovare un corpo senza testa. Nei suoi confronti è stata praticata la cosiddetta ”damnatio memoriae”, che prevedeva la distruzione di ogni immagine del suo volto».