Torna alla pagina precedente

Breve storia della Diocesi

Torna alla pagina iniziale
(a cura di Don Angelo Mazzarone)

La diocesi di Tricarico di estende su di un territorio vastissimo e vario nelle sue conformazioni orografiche, collinare e montuoso, contenuto tra le valli del fiume Basento a nord e Agri al sud. Misura Kmq. 1.400 circa, attualmente conta 50.000 abitanti circa (prima era oltre 70.000), vi sono: 32 parrocchie tutte pastoralmente servite da clero diocesano.

I comuni della diocesi sono 19, 11 in provincia di Matera e 8 in provincia di Potenza. Il collegamento fra Tricarico e la comunità diocesana avviene su strade rotabili statali e provinciali servite da autolinee pubbliche o private sovvenzionate dalla Regione.

E’ quindi tutta una zona interna della Basilicata, che si giova assai limitatamente del passaggio della linea ferroviaria Taranto-Napoli nel tratto Grassano-Albano di Lucania e egualmente della strada a scorrimento veloce 407, detta Basentana.

Queste condizioni reali, ora in particolare, fondano pastoralmente la sua ragione d’essere: se questo territorio così decentrato e malamente collegato con i centri maggiori non avesse una sua autonomia spirituale e pastorale con la presenza “paterna” di un Vescovo ad amarla, sarebbe tutta periferia emarginata.

Il notevole calo di popolazione è un fatto comune a tutta la Regione a causa della denatalità e soprattutto della emigrazione che interessa tutte le famiglie e specialmente quelle giovani. Il tutto è motivato dalla grave disoccupazione e, per quel poco che rimane, ancora, dalla disaffezione alla agricoltura povera e all’artigianato in declino.

I giovani che studiano emigrano nei luoghi delle Università più gradite e in pochissimi fanno ritorno ai luoghi che pure amano ma non offrono condizioni di vita a misura dei tempi.

Questa situazione sociale alquanto depressa, che è problema socio-politico gravissimo, spiega tanti fenomeni non solamente umani e socio-politici ma anche spirituali e pone alla programmazione e azione pastorali problemi difficili e ardui. Una concertazione intelligente e sul serio interessata ad accompagnare questa sofferente realtà per redimerla e risuscitarla risulta necessaria tra tutte le classi responsabili della Comunità, religiose e civili di ogni ordine e grado. Il problema non si porrebbe qualora sia stato deciso di lasciar scorrere fatalmente la situazione verso la riduzione a bosco e pascoli o deserti le zone interne della regione, come era nella ipotesi di alcuni studiosi e politici.

Le origini storiche della diocesi di Tricarico sono descritte con la sobrietà propria dei documenti dal noto scrittore della Biblioteca vaticana, P. Francesco Russo, che tenne la sua “Lectio”  in occasione della celebrazione del Millennio della diocesi il 29 giugno 1968. (Presso la Curia esistono copie di questa “Lectio”).

Le origini culturali-religiose della diocesi sono bizantine: il primo secolo di vita diocesana (968-1059), che ha come “padri” l’imperatore Niceforo Foca e Polieuto, patriarca di Costantinopoli, è governato da Vescovi di rito bizantino dei quali non abbiano nomi e memoria alcuna, come recita lapidariamente l’epigrafe latina che introduce le Tabulae marmoree collocate in occasione del Millennio nel Salone “Giovanni XXIII” del Vescovado dal Vescovo Bruno Maria Pelaia (1964).

La serie dei Vescovi cattolici invece ne conta fino ad oggi 73 con l’attuale Monsignor Salvatore Ligorio. Ciascuno dei Vescovi ha avuto la sua storia e ha compiuto la sua parte che nelle considerazioni umane conta più o meno secondo cultura e gusti. Ma il giudizio giusto non è abitualmente quello della gente. Tuttavia alcuni hanno lasciato memoria e impronta di maggior rilievo. In questo senso ricordiamo Tommaso Brancaccio (1405-1412), poi Cardinale eminente nella curia Romana e nel Concilio di Pisa;Ludovico Canossa (1521-1529), nobile veronese e poi Nunzio Apostolico in Francia; Giovanni Battista Santonio (1586-1592), tarantino, visitò punto per punto la diocesi e ne fece una minuziosa descrizione di luoghi e storia in un voluminoso e prezioso manoscritto; Pier Luigi Carafa senior (1624-1646), uno dei quattro Carafa qui Vescovi, benefattore insigne della diocesi, ingrandì il Santuario della Madonna di Fonti, dotò la Cattedrale di preziosi vasi sacri e suppellettili, promosso Cardinale, andò Nunzio apostolico nella Germania; Antonio Del Plato, di Calabritto, (1760-1783) trasformò la Cattedrale nella struttura attuale; Giovanni Fiorentini, che veniva da Faenza (1909-1919), fu Vescovo-Parroco della diocesi che visita frequentemente incontrando i diocesani persino nelle loro abitazioni; il Servo di Dio Raffaello Delle Nocche (1922-1960), napoletano, fece sei visite pastorali dimostrando di amare la diocesi con cuore di Santo curandone la vita pastorale con sapienza e munificenza. E’ fondatore delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico qui nel Convento di S. Antonio il 4 ottobre 1923. Queste, che hanno casa generalizia a Roma, si sono diffuse in gran parte d’Italia, ma anche il Brasile e Africa Centrale, dove hanno appositi noviziati, ora sono presenti anche nelle Filippine. Per mezzo delle Discepole si diffonde nel mondo il Messaggio Eucaristico e, quindi, anche il nome di questa diocesi che ha ricevuto dal Signore il dono di un Vescovo Santo. La sua iniziale attenzione e preoccupazione pastorale fu l’educazione umana  e religiosa dei fanciulli, degli adolescenti e dei giovani: per questa ragione fondò le Discepole, proponendo loro l’ideale del servire le piccole e povere realtà umane, le Nazareth del secolo presente, come luogo preferenziale di missione. Non minore fu la preoccupazione pastorale di Monsignor Delle Nocche per la catechesi agli adulti. Già negli anni ’20 e ’30 del suo episcopato curò la formazione permanente dei presbiteri secolari a integrazione della scarsa formazione precedentemente ricevuta nel Seminario diocesano. Costituì per questo motivo le tre zone pastorali con centro Tricarico, Stigliano, Corleto, per rendere più facile il convenire e lui stesso presiedeva puntualmente questi incontri, organizzando ogni tre anni gli Esercizi spirituali del presbiterio. La sua martellante insistenza era su due versanti: catechesi formativa non solo dei giovani ma anche degli adulti; santificazione della Domenica con alto rilievo dell’omelia per tenere un discorso formativo al popolo in supplenza della inesistente catechesi agli adulti. Fondò e curò con passione e azione personale l’Azione Cattolica in tutte le parrocchie per una formazione solida del laicato tendente a formare nuclei missionari per ogni fascia di età del popolo. In questa azione associativa fu meglio ascoltato, tant’è che l’Azione Cattolica diocesana ebbe frequenti riconoscimenti regionali e anche nazionali e fu in diocesi elemento di coagulo interparrocchiale e realtà missionaria. Meno fu possibile realizzare la catechesi sistematica agli adulti sia per la inesistente tradizione in merito – com’è comune nel nostro mezzogiorno – sia per la effettiva difficoltà socio-occupazionali del nostro territorio. La istituzione delle Case parrocchiali e annessi locali per le opere pastorali è degli anni ‘40-’50 e fu curata con determinazione da Monsignor Delle Nocche. Oggi tutte le parrocchie, anche quelle rurali di Gannano (Stigliano), di Alianello e di Calle (Tricarico) hanno la Casa parrocchiale.

A dare un altro contributo utile all’interpretazione del “tempo” nel nostro territorio diocesano potrà servire la considerazione i seguenti fatti:

§         prima degli anni ’50 la Scuola media inferiore e superiore in diocesi era solo a Tricarico e qui per opera di Monsignor Delle Nocche e limitata alla gioventù femminile;

§         la gran parte della gioventù che raggiunge un titolo di studio preferisce esprimersi fuori delle nostre piccole comunità;

§         le parrocchie non riescono ad aggregare in forma di “oratorio” o qualcosa di simile l’adolescenza e la gioventù, che non gradisce la forma associativa, per disaffezione più o meno comune;

§         gli adulti, in gran maggioranza, si contentano di andare avanti vivendo la rendita di una religiosità popolare in cui la catechesi, pur organica e puntuale, non riesce a seminare nuove radici in competizione con la “cattiva maestra che è la TV”, come la definisce Karl Popper;

§         il fascino della nuova Kalipso, che è l’urbanesimo, insieme al demone mortifero che è la disoccupazione, spinge nel senso dell’abbandono dei nostri paesi in cerca di lavoro e di vita più confortevole secondo i canoni dei tempi attuali;

§         evidentemente tutto l’insieme del “Secolarismo” trova terreno soffice di accoglienza in questo concerto di situazioni e coincidenze che favoriscono distacco dal sentire religioso, dalle proprie radici umane e qualche volta anche l’accoglienza dei messianismi proclamati dalle nuove o antiche “sette” religiose, nei confronti delle quali a nulla serve la polemica di contrapposizione o i superati anatemi, quanto piuttosto servirebbe invece l’analisi umile e veridica delle nuove condizioni e delle nuove responsabilità.

Torna su